lunedì 19 novembre 2007

RICCHEZZA VIRTUALE: (1 parte)


L’uomo è la massima espressione della programmazione creativa della vita. Questa si è articolata in infinite situazioni di espressione e giunge a creare “l’entità uomo” unico essere vivente consapevole della propria esistenza.
Tale consapevolezza lo rende diverso nel ciclo del creato, per primo ha la percezione dell’esistenza del futuro e si permette di rendersi autonomo dal suo istinto ad affrontare la sua esistenza.
Il vantaggio di pensare ed immaginare il futuro determina la possibilità di intuire il procedere del tempo. Grazie alla manualità e al prevedere quanto costruisce o compie l’uomo nel suo operare immagina il futuro della sua opera nella visione del progetto in atto.
Il costruire e il metodo comportamentale dell’uomo non segue pedissequamente l’istinto programmato nella vita negli altri viventi certamente anche costruttivo, ma mai assoggettato ad una variazione culturale singola.
Ecco lo sviluppo qualitativo della vita umana: la conoscenza dell’esistenza
Certamente la coscienza del futuro può creare apprensione determinando, a volte, una situazione di paura fittizia. La paura del futuribile è stata un pilastro fondamentale nella creazione del pensiero e della cultura religiosa dell’ uomo.
La spinta conoscitiva ed operativa permise all’uomo di attuare un miglioramento qualitativo della sua esistenza. Egli iniziò a modificare l’esistente nella natura con una dinamicità non derivante dall’istinto ma da una attività culturale ed operativa.
Il produrre e la creazione di situazioni oggettive determinò un incentivo alla depredazione, in quanto l’uomo essendo anche carnivoro ha in sé tale impulso giustificato dalla necessità di aumentare la possibilità istintiva della sopravvivenza.
Ecco il perché nell’uomo già alla sua origine si articola l’impulso di ottenere il proprio necessario, non solo dalla natura circostante, ma depredandolo ad altri uomini. Certi accumuli di cibo, di oggetti di uso manuale o di protezione fisica potevano solo essere presi ad altri uomini.
La depredazione verso gli altri uomini diventava una componente comportamentale dell’uomo: questo metodo comportava vantaggi accompagnati però da grossi inconvenienti; il principale era la reazione di chi si vedeva privato di quanto era in suo possesso, creando delle situazioni cruente. Il cercare di levare ad altri dei beni diventava perciò altamente pericoloso.
Il togliere la vita ad altri animali era facile in quanto essi hanno un sistema comportamentale determinato dall’istinto e pertanto uguale e prevedibile. La lotta contro altri uomini era difficoltosa in quanto la capacità dell’uomo è di variare il suo modo comportamentale in funzione della sua esperienza, le lotte tra umani determinavano maggior variabilità con la possibilità di diventare difficili e cruente.
La facilità genetica di comunicare è una delle doti contraddistinguenti la razza umana, la comunicazione risultava passibile di avere un costante metodo di ampliamento e di perfezionamento.
La comunicazione fu uno degli strumenti cardine per la convivenza tra i gruppi di umani ed agevolare i contatti rendendo proficuo l’avvicinamento umano.
Il maggiore esito di questa possibilità comunicativa permetteva di sostituire la depredazione con il baratto, questo veniva agevolato nell’ambito di un medesimo gruppo o più precisamente tra gruppi consanguinei o venuti a contatto per la vicinanza residenziale. E’stato prospettato come tale formula sia nata come scambio di doni e solo successivamente sia diventato il primo esempio di attività commerciale.
Comunque il baratto è dare una cosa od un servizio, non servibile attualmente, ad un altro a cui risulta di utilità attuale ed in cambio ricevere una cosa od un servizio al momento non ritenuto utile dal secondo..
Gli scambi, pur nella loro utilità nel risolvere molti problemi di convivenza e di necessità, erano un sistema difficile in quanto derivavano sempre da situazioni contingentali subordinate a continue variazioni soggettive.
La complessità dello scambio diventava maggiore quando il sistema assumeva un aspetto di operazioni multiple, ossia scambio di merci contro altre non desiderate per se, ma in vista di scambi successivi.
In seguito i baratti ebbero uno sviluppo quando furono individuati degli oggetti assumenti un valore riconosciuto e sostituivano i beni di scambio.
Nasceva così l’embrione di moneta, ossia di un bene usato solamente per attuare gli scambi e sostituire la controparte del baratto.
Il baratto non più come scambio di oggetti ma come scambio di un oggetto o servizio con un mezzo unico non adatto per il consumo ma come mezzo di scambio.
La moneta diventava un simbolo di valore con diverse entità a secondo dell’ambiente e del gruppo socialein cui è usato.
La moneta non poteva essere solo un mezzo simbolico ma fu determinata dalla sua essenza di cui era composta. Se il denaro sostituiva il baratto di oggetti logicamente l’oggetto aveva solo lo scopo di essere scambiato e mai di essere usato.
La natura fornì gli elementi per la formazione dei prodotti identificati come il prototipi dello scambio: i metalli nobili. Oro e argento divennero la base per la costruzione degli oggetti con il compito di essere moneta.
Questi due metalli assunsero presto il compito di essere elementi tangibili riconosciuio per rappresentare la base di oggetto di scambio.
L’oro è il più malleabile dei metalli e può essere laminato in sottili fogli, fu il primo metallo conosciuto dall’uomo, venne scoperto prima del rame anche se questo è meno raro e più facile da estrarre. Anche l’argento è un metallo malleabile.
In alcune civiltà rurali e pastorali furono usate anche altri mezzi come strumento di pagamento ; conchiglie, sale, zanne di cinghiale ed oggetti a cui erano attribuiti potere magici.
I sumeri furono i primi ad usare come moneta una documentazione scritta. Questo popolo, inventore della scrittura, usava scrivere su tavolette di argilla essiccata al sole od al fuoco. Furono trovate durante gli scavi archeologici delle tavolette recanti la dicitura del loro valore, (esempio 10 capre) e significava come tale oggetto di argilla serviva per indicare un valore di credito o di debito.
Queste tavolette sono la prima testimonianza di un oggetto il cui valore è determinato da quello riportato come scrittura e non per il suo valore intrinseco; è’ la scrittura ad indicare il valore. La scrittura assume la prerogativa di fornire un valore commerciale .
Tuttavia era l’oro a servire come mezzo di scambio, furono rinvenuti scritti intorno all’anno 2000 a.C. in cui risultavano pagamenti in Assiria ed in Cappadocia effettuati con questo metallo.
Intorno al 1500 a.C. in Egitto si soleva indicare commercialmente il valore di un bene o di un oggetto in oro.
Dopo il 1100. a.C. fino al 500 a.C. incominciarono ad essere coniati dei dischi di oro e di argento con delle punzonature.
Grazie a questa abitudine le città greche e le loro colonie poterono sviluppare i commerci. I popoli stanziati nella Grecia furono i precursori delle monete.
L’imperatore Dario I, il vero fondatore dell’impero Persiano, dopo le vittoriosa spedizione in Egitto (518 a:C.) fece coniare delle monete in oro, il cui valore venne riconosciuto per oltre due secoli, del peso di circa 8,6 gr.
Alessandro Magno dopo la conquista dell’impero Persiano iniziò la coniazione dei tesori predati con una moneta macedone divenuta in seguito esempio per tutte quelle zecche operanti dopo il 300 a.C. per soddisfare la necessità di coprire il fabbisogno delle economie esistenti dalla Persia fino alle colonie greche.
Intorno al 218 a.C. Roma conia il denarius di argento dal peso di gr.4,55 di argento con il segno X su una faccia rappresentante il valore di 10 assi.
Gli assi erano una moneta romana in bronzo che indicava il valore non in funzione del contenuto ma in funzione del marchio. In principio aveva il peso di 272 gr. Dopo le guerre puniche il suo contenuto venne diminuito, nell’89 d.C . conteneva lo 13 gr. di bronzo.
In seguito il denarius venne coniato con il peso di 3,9 gr, sotto Nerone il metallo fu ridotto a 3,41 gr. Nei secoli seguenti il denarius diminuì il contenuto in argento.
Furono coniati i sesterzi corrispondenti a 4 assi ed il dupondio del valore di 2 assi in metallo oricalco ( una derivazione dell’ottone). L’asse, il sesterzio ed il dupondio costituirono la massa circolante fino alla crisi economica del terzo secolo d.C.
Dall’87 a.C. furono coniati da Silla e poi da Pompeo i denarius aureus .
Dopo il 15 d.C. l’imperatore Augusto avoca a se il diritto di coniare l’aureus imperiale da peso di 8,1 gr di oro e in seguito tutti gli imperatori avranno questo privilegio.
L’imperatore Diocleziano nel 301 abolisce l’aureus e fa coniare l’aureus solidus nummus dal peso di gr. 4,5 inoltre ripristina il denarius di argento con il medesimo contenuto con cui era coniato sotto Nerone. Il dimezzare il contenuto della moneta aurea è derivato da quella enorme crisi economica dell’impero romano determinante la necessità di Roma di cambiare la sua politica basata sulle legioni per il nuovo metodo di dominio attraverso il Cristianesimo.
Carlo Magno riformò la moneta e dichiarò come la “Ius Moneta” è solo prerogativa dell’imperatore e la base della moneta è la libra (lira) di argento e questa corrisponde a 20 soldi, ed ogni soldo è diviso in 12 denari,
Il sistema lira, soldi e denari creò un sistema durato oltre 1000 anni diffondendosi in tutto l’impero compreso le isole inglesi.
Tuttavia le monete di piccolo taglio subirono un continuo svilimento del contenuto.
I sovrani imponevano nella coniazione della moneta il diritto di zecca denominato “signoraggio” rappresentato dall’eccesso del valore legale della moneta rispetto al valore intrinseco reale del metallo prezioso in essa contenuto.
Questo diritto era un modo legale di rifornire le casse reali.
Dopo il 1100 lo sviluppo economico determinò un aumento della coniazione di monete e Firenze, Genova, Perugia, Lucca, Milano e Venezia si misero a coniare monete in oro. La prima coniazione autonoma è di Venezia con la coniazione di un ducato di argento detto matapan: nel 1230 Firenze conia il “grosso“ di argento.
Le monete in oro ed in argento servivano per le transazioni importanti e speculazioni finanziarie, mentre sui mercati locali circolava la moneta bassa. Tale monete divenivano sempre più piccole con una percentuale di materiale fino quasi annullato e diventano annerite per cui erano denominate “ brunetti “.
Dopo il 1315 in Europa l’economia subisce crisi finanziarie, demografiche (causa pestilenze). La recessione provoca il calo dei prezzi. Essendo aumentato il costo della mano d’opera causa la diminuzione della popolazione le zecche, dietro ordine dei governanti, diminuirono il contenuto di fino nelle monete coniate.
Questa crisi investì tutta l’Europa partendo dal Portogallo e dalla Spagna.

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