domenica 18 novembre 2007

CESARE: (seconda parte)

Solitamente si sente pronunciare un detto.
“ E’ l’argento che fa la guerra”.
Tale frase lascia perplessi pur creando un consenso al contenuto. Al primo impatto rende l’idea come la guerra può determinare l’accrescimento e la formazione di ricchezze. Negli sconvolgimenti politici si è sempre verificata la possibilità di poter ammucchiare delle fortune : La guerra fautrice e protettrice dei comportamenti violenti determina spostamenti di ricchezze in modo repentino. Il concetto di violenza ingigantisce i processi di trapasso di beni, di sostanze e di denaro.
Ma se si analizza in modo chiaro la frase, essa non vuole significare la possibilità di arricchirsi attraverso la violenza, ma bensì il denaro permettere la possibilità di intraprendere la guerra. Ossia la medesima intesa, non come una operazione politica ma come una operazione imprenditoriale.
Sussiste una differenza nell’aspetto promozionale della guerra. Vi è chi inizia e espone la sua persona a raccattare il denaro per armare un esercito e poi lo consegna ad uno esperto per la sua conduzione. Esiste poi un secondo aspetto determinato da chi ottiene il denaro per armare un esercito e lo conduce personalmente.
Il primo caso si verifica quando vi è una struttura politica consolidata in cui il governo si scinde dal potere armato, il secondo invece è il caso di una società dove il potere è in mano a cittadini trasformati in signori della guerra.
Roma avendo la cultura della violenza e della rapina determinava l’emersione nel suo interno di comuni briganti di strada in grado, attraverso la consacrazione politica, di gestire guerre in proprio.
Giulio Cesare era uno di questi, Roma aveva risolto la sua questione amministrativa e politica attraverso il voto dei cittadini; ma la ricchezza ottenuta attraverso facili sistemi di rapina determinava una vasta gamma di persone che traevano il loro sostentamento partecipando alla spartizione, anche se in vai marginale, della ricchezza depredata. In tal modo nel popolo romano era sviluppato il concetto di ottenere il mantenimento non con il lavoro, ma attraverso un atteggiamento profittatorio delle situazioni contingenti. Tale mentalità determina una disistima della propria esistenza e si perdono i valori necessari per poter condurre una vita comportamentale dignitosa.
Attualmente per raggiungere il potere, affinché non sorgano delle recriminazioni di qualsiasi tipo si ricorre al voto popolare; il sistema è possibile in quanto esiste la possibilità del broglio elettorale. Nell’antica Roma invece non era facile ricorrere al broglio e per raggiungere il medesimo risultato si approfittava del degrado morale e i voti venivano comperati, ossia si poteva raggiungere il potere con la ricchezza.
Questo sotto un certo aspetto si verifica anche attualmente ma non in modo massiccio come ai tempo dei romani. Oggi si preferisce arrivare non all’acquisto del voto ma giungere all’elettore attraverso il condizionamento, consolidato al massimo con delle promesse. Non potendo convincere le masse con elargizioni, se non rivolte a pochi , si ricorre alle promesse . Chi ne esterna il maggior numero di credibili riesce ad affermarsi.
Giulio Cesare con l’acquisto di voti aveva ottenuto il potere e la credibilità di poter condurre gli eserciti e, attraverso questi, espletare in grande stile la peculiare caratterizzazione del mondo latino. Ossia la rapina.
Si potrebbe obbiettare come Roma è considerata il compendio di una grande cultura ma si possono fare le seguenti osservazioni: in primo i vincitori scrivono la storia e pertanto la loro coltura viene presentata come la migliore considerando essere suffragata da un dominio instaurato da oltre 22 secoli, in secondo si è sempre verificato come un delinquente abituale, quando raggiunge certe posizioni economiche si traveste, per mimetizzarsi, in propugnatore della cultura della onestà , di rettitudine e difensore della integrità morale.
I senatori di Roma per crearsi una reputazione si atteggiavano a depositari di una forte impronta di rettitudine mentre invece erano i rappresentanti dei cultori del brigantaggio.
Cesare deve essere considerato ( dopo Alessandro Magno) il precursore del brigantaggio in grande stile conosciuto con il nome comune di guerra.
Il capitale ha sempre finanziato le opere dei potenti.
Nessun re,imperatore, console, principe aveva il denaro per creare un esercito. Giungendo al comando di un popolo o di una nazione un personaggio logicamente non trovava molte ricchezze in quanto i predecessori avevano già sperperato il tutto. Ogni depositario del potere, prima di depredare gli altri popoli attraverso la guerra , ripuliva i forzieri a portata di mano. La guerra è sempre l’ultimo mezzo per rapinare.
Esempio nel 1929 i governati degli Usa( considerati la maggior democrazia del mondo) prima avevano depredato i cittadini con la crisi e poi si sono rivolti verso la guerra.
Attraverso le multinazionali e le banche di conduzione ebraica avevano creato, sponsorizzato ed aiutato Hitler per iniziare una guerra ed in seguito depredare tutti gli altri con remunerati aiuti militari. Molti cittadini morirono per fornire gli Usa la parvenza di essere anche loro coinvolti nella guerra. Questa è una delle molte prove come le democrazie se ne infiascano dei propri cittadini come d'altronde anche le dittature. Per un governo considerato una democrazia o dittatura non cambia alcunché, infatti lo scopo finale è identico.
Da Giulio Cesare nasceva la consuetudine di considerare i banchieri come parte funzionale per la loro possibilità di finanziare le guerre.
E’ riconosciuto come le attività di banchiere si consolidano e si affermano attraverso l’interesse bancario, questo è il mezzo di rastrellamento della ricchezza prodotta dalle popolazioni. Tali ricchezze foraggiavano le guerre utili per assoggettare i popoli trasformandoli in creatori di capitali depredabili, ed il ciclo si chiudeva
Con l’avvento di Costantino si abiurarono le guerre come metodo di conquista economica dei popoli, il dominio si doveva ottenere attraverso il condizionamento delle anime degli uomini destinati a diventare servi. Il servo è ricercato in quanto il costo per il suo mantenimento è inferiore
a quello occorrente per uno schiavo.
Infatti gli Usa iniziarono un grande sviluppo quando capirono l’onerosità della schiavitù e si rese necessaria la sua abolizione. Gli uomini necessari all’economia produttiva dovevano arrivare nelle terre del nord America di loro spontanea volontà e non coercizzati. Gli schiavi si sentono liberi di odiare chi li trasporta in un luogo di lavoro dove sono obbligati a vivere, mentre i servi giungono sul posto del loro lavoro, predisposti non alla ribellione ma desiderosi di apparire sudditi accettati.
Gli Stati americani in cui si continuò a praticare la schiavitù diventarono economicamente deboli, in quanto lo schiavo si appaga del desiderio dio libertà e di questa aspirazione ne fa la sua bandiera
Conseguentemente esprime questo suo desiderio nella potenza del numero e si moltiplica, diventando ad un certo momento egemone e impone la sua mentalità permeata della non curanza del futuro. Lo schiavo è condizionato dalla convinzione di essere sempre protetto dal padrone desideroso di non perderlo ( in quanto rappresenta un animale da lavoro e pertanto utile) e mantenendolo, lo dispensa dalla preoccupazione del futuro.
Le popolazioni discendenti da grandi masse di schiavi, giunti per il numero ad ottenere il sopravvento nella terra in cui sono stati deportati, non si interessano del futuro e conseguentemente la loro cultura diventa portante di una non necessità di migliorare la vita ma di perseguire la libertà di compiere qualsiasi gesto non coercizzato e nel contempo non prder quel senso di protezionismo fornitogli dalla classe dominate.
Le popolazioni formate nella maggior parte da discendenti di persone condizionate durante diverse generazioni alla schiavitù, non sono assolutamente in grado di avere una cultura del senso dello Stato e della difesa del futuro sociale, possedendo una cultura di sopravivenza riguardante solo se stessi ed il ristretto circolo famigliare o di clan.
La Chiesa di Roma non desiderava appoggiare il suo potere,derivante dall’impero romano, sulle guerre ed allora cercò di abolire ed impedire la creazione di famiglie operanti come banchieri in grado di foraggiare qualsiasi nefandezza pur di ricavare, attraverso tassi esosi, delle ricchezze enormi.
Il Cristianesimo, con un Dio di origine orientale, logicamente assunse i principi fondamentali derivanti da quelle regioni. Nella Bibbia era riportato il divieto di imprestare il denaro ai fratelli con interesse. Questa imposizione era stata tratta dalla sapienza sumera acquisita attraverso i millenni; L’interesse sui prestiti portava rovina, disperazione e sperequazioni tali d creare instabilità politica.
Per abolire la guerra, attraverso un Concilio, si proibì il prestito di denaro con interesse, in tal modo s determinò l’eliminazione della attività bancaria e conseguente accumulo delle ricchezze. Senza l’argento non si finanziano le guerre e il Cristianesimo poté procedere alla conquista non attraverso le armi ma grazie al condizionamento praticato con l’indottrinamento religioso.
L’abolizione della attività bancaria determinò l’impossibilità di ottenere del denaro per sviluppare le attività e conseguentemente diminuiva lo sviluppo economico. Pertanto chiunque avesse avuto una capacità intellettuale, invece di riversarla nelle imprese produttive poteva adagiarsi nel ventre dell’associazione dei predicatori e gestori del Cristianesimo. L’abolizione delle banche pertanto non solo eliminava la possibilità delle guerre di grande respiro, ma obbligava lintelligenzia ad avere uno solo sbocco rappresentante dalla classe gestante la religione.
Radunando pressoché tutte le menti migliori nel suo seno il Cristianesimo aveva la convenienza di ottenere ottimi predicatori e condizionatori, ma nello stesso tempo aveva la sicurezza di imbarcare anche i corrotti, utili in quanto maggiormente preparati alle operazioni di sfruttamento dei fedeli. La corruzione nelle Chiesa era gigantesca, esisteva già nei primi secoli e fu denunciata da Donato ancora prima del riconoscimento del Cristianesimo quale religione ufficiale dell’impero. Forse l’appariscente corruzione del Clero romano determinava una garanzia per Costantino perché era fonte della sicurezza come il Cristianesimo, attraverso i suoi ministri, avrebbe accettato qualsiasi compromesso pur di avere il monopolio religioso dell’impero.
Infatti grazie a questa forte accondiscendenza del corrotto clero cristiano si poté ottenere la stabile, grandiosa, duratura fusione tra il Cristianesimo ed il Mitraismo

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