venerdì 7 novembre 2008

Parte prima IL DIO DENARO




















L’agricoltura segnò una svolta fondamentale nel percorso della umanità. Essa fu il passaggio dal puro sfruttamento delle risorse naturali alla guidata produzione dei mezzi di sussistenza. L’agricoltura ebbe origine quando si incominciò a rendere permanente la coltura di alcune specie vegetali.
Il passaggio, dal puro sfruttamento delle risorse naturali all’agricoltura, provocò un aumento dei prodotti alimentari disponibili.
L’agricoltura passò attraverso a due fasi.
La prima consistette nell’interrompere periodicamente la cultura per permettere alla terra di ricostruire la propria fecondità durante una pausa di riposo.
La seconda consisteva nel rivoltare la terra prima della semina. Questa fase di lavorazione agricola si iniziò verosimilmente seimila anni or sono.
Da quel periodo l’agricoltura si sviluppò come il metodo migliore di sussistenza, accompagnata da procedimenti sperimentali trasmessi dalla saggezza collettiva da generazione in generazione.
Su questo sistema si costruirono tutte le civiltà.
I gruppi umani, formati all’inizio da poche famiglie, per poter praticare l’agricoltura, divennero stanziali per non allontanarsi dai terreni seminati e poter attendere al raccolto dei prodotti della terra.
La sedentarietà e l’aumento dei mezzi di nutrizione determinarono un aumento del numero della popolazione. I gruppi stanziali diedero un impulso alla costruzione di ricoveri. Le case vennero costruite vicine fra loro sia per la prossimità ai terreni coltivati sia per la facilità di difesa.
La difesa, in specie contro altri uomini, era necessaria in quanto è innato nell’uomo il concetto della depredazione verso gli altri.
La Mesopotamia fu una delle prime culle dove ebbe inizio lo sviluppo della agricoltura.
Quattromila anni prima della nascita di Cristo in questa terrà si stanziò il popolo dei Sumeri forse originari da una zona montagnosa dell’Asia centrale. Come tutti i popoli agricoli si stanziarono in gruppi e la fertilità del suolo permise l’accrescimento del loro numero.
Si formarono delle città che si amministravano autonomamente ed in perenne lotta fra di loro.
La situazione ambientale della Mesopotamia era di origine alluvionale, soggetta a disastrose inondazioni provocate da due fiumi: il Tigri e l’Eufrate. Fin dal quarto millennio a.C. furono eseguiti grandi lavori di sistemazione del suolo per aumentare la fertilità e la estensione dei terreni coltivabili.
Questi lavori sono la testimonianza di forti poteri centrali.
Tali poteri si concretizzavano nelle strutture costituenti il fulcro delle città- stato. La religione dei Sumeri presentava i caratteri delle società agricole, politeismo accentuato con la concezione della regalità sacra L’organizzazione politica delle città era basata sulla monarchia, questa però aveva una funzione teocratica, il vero signore della città era il Dio ed il sovrano era solo il temporaneo amministratore.
Ogni città aveva il proprio Dio, nasceva il concetto base “ogni popolo un dio“. Anteriormente all’istituzione monarchica nel governo delle città esistevano dei consigli di cittadini questi si riscontrano solo nel periodo iniziale della civiltà sumera. I Sumeri furono i primi ad inventare la scrittura, i primi scritti sono del 3200 a.C., sono stati rinvenuti su tavolette di argilla scritte e poi essiccate al sole. La scrittura venne denominata cuneiforme dalla forma dei segni schematizzati in cunei a causa del materiale usato per scrivere; uno stilo di canna tagliato a cuneo sulla sommità. La scrittura numerica era basata sugli ideogrammi, all’inizio vi erano circa 2000 segni, in seguito si ridussero a 600.
La lingua sumera era agglutinante come l’ungherese, ma non era vicina a nessuna delle lingue esistenti.
In tale lingua pare si conoscessero i toni come la lingua cinese. Alcuni studiosi asseriscono come la scrittura cinese derivi da quella sumera. Sono state rinvenute migliaia di tavolette di argilla scritte. Esse appaiono come documenti storici, religiosi, poemi, leggi, leggende ed inoltre furono rinvenute tavolette recanti l’indicazione di un valore pari alle attuale lettere di vettura, documenti di credito o attestati di debito. Inoltre furono rinvenuti cilindri di pietra o di rame recanti degli scritti e delle figure in rilievo che fatti ruotare su formelle di creta fresca imprimevano i disegni e gli scritti
I Sumeri costruivano i loro tempi e le loro case in mattoni. L’argilla era la base per costruire, però dato la non perfetta cottura dei mattoni le costruzioni, benché monumentali, andarono distrutte.
Ecco perché la cultura egizia ha un maggior seguito, gli Egiziani costruivano con la pietra e le loro vestigia poterono sfidare il logorio dei secoli ed impressionare maggiormente gli storici.
Sono stati trovati mattoni aventi le misure uguali a quelli attualmente fabbricati. Dopo migliaia di anni si sono conservate nella cultura dei popoli tali misure.
Ma il grande patrimonio sumero attraverso i millenni è quello che recita “ogni popolo un dio “. Chiunque fosse coinvolto nella cultura sumera, si fosse avvicinato ad essa o ne fosse influenzato considerava questa impostazione come parte integrante dell’uomo. La partecipazione ad un popolo portava automaticamente ad annoverarsi tra i credenti del Dio adorato.
La religione è il filo conduttore di ogni comunità, il vivere in un popolo obbliga giustamente ad accettare la sua cultura e conseguentemente professare la sua religione.
I Sumeri avendo per ogni città un proprio Dio, erano dei politeisti. Il politeismo fu un grosso aiuto alla crescita della cultura dei popoli, ogni essere umano nasceva dentro un nucleo adoratore di un Dio, ma se per ragioni diverse non si identificava in esso, non era prigioniero di un comportamento culturale, aveva la possibilità di rivolgersi ad una altra divinità ossia ad una altra linea comportamentale più consone alla sua indole.
In tal modo nessun uomo nasceva prigioniero di una cultura, ma la sua scelta, senza essere traumatica, permetteva un maggior travaso comportamentale e conseguentemente questa mobilità culturale permetteva una maggior selezione dei modi di socialità.
La civiltà sumera iniziata nel 4000 a.C., attraversò alcuni periodi di alterne fortune, il primo periodo di crisi si verificò con l’invasione di popoli semitici tra il 3100 ed il 2850 a.C.. In seguito si verificò un’altra invasione semitica tra il 2675 ed il 2600 a. C.
Dal 2093, dal re Shulgi, i re non governarono più in nome di Dio ma essi stessi vennero divinizzati.
Nel 2003 a.C. cessò definitivamente la civiltà sumera causa le invasioni semitiche.
Le popolazioni semitiche, da parte loro, assimilarono i fondamenti del pensiero sumero.
Nel libro sacro degli ebrei, popolo semitico, vi sono, nelle prime parti, dei racconti di avvenimenti e delle citazioni culturali copiate, quasi integralmente, dagli scritti riscontrati nelle tavolette di argilla sumere rinvenute dagli archeologi.
Nel periodo successivo alla fine della cultura numerica, (2003 a.C. ) molti gruppi semitici abbandonarono la Mesopotamia . Tra questi gruppi vi era Abramo, un semita figlio di un sacerdote di nome Terach, esperto in arte divinatorie nella lettura delle viscere degli animali sacrificati.
La grandezza di Abramo fu nell’indicare il suo gruppo ed i suoi discendenti appartenenti ad un popolo, e questo avrebbe avuto un Di come vuole la filosofia sumera.
Leggendo i primi libri della Bibbia si nota la ripetizione, in modo ossessionante, che il popolo ebreo discendente da Abramo ha un suo Dio, nessun appartenente a questo popolo è autorizzato ad adorarne un altro.
In più punti nella Bibbia viene incitato il popolo ebraico ad abbattere gli altri Dei.
Nel Pentateuco si sente l’influenza del pensiero sumero, all’inizio si ammonisce a non adorare altri Dei dichiarando una ostilità doverosa in quanto falsi e perché il popolo ebreo ha firmato un patto con il suo Dio
Conseguentemente se tutti gli altri Dei sono falsi, quello del popolo ebreo è l’unico vero.
Considerato valido il concetto “un popolo un dio”, essendo il Dio ebreo l’unico Dio vero, i discendenti di Abramo sono conseguentemente predestinati ad essere il popolo eletto.
Il far credere ad un popolo l’esistenza di un solo Dio non era un compito semplice.
La naturalezza di credere a diverse entità divine rende l’uomo più duttile e gli permette di abbracciare il modo comportamentale derivante dalla impostazione religiosa dipendente dalla divinità scelta. Nello stesso tempo, appoggiarsi ad un'altra divinità non crea problemi religiosi in quanto nel politeismo tutti gli Dei hanno medesima dignità anche se nell’immaginario umano possono avere diversa potenzialità e considerazione.
Un popolo se si vuole rimanga unito con la sua cultura e sia determinato deve credere in un solo Dio.
In tale modo vi è una unicità di insegnamenti ed imposizioni culturali, diventano meno accettabile le unioni con appartenenti ad altri popoli in quanto creano metodi comportamentali differenti.
Durante il declino della cultura sumera si era affermata la civiltà egiziana, nata 3000 anni a. C.
Come i Sumeri avevano creato la loro civiltà grazie ai due fiumi: il Tigri e l’ Eufrate, così gli Egiziani crearono la loro civiltà grazie alla fertilità dei terreni determinata dall’inondazioni del fiume Nilo.
La loro civiltà creò una ricchezza immensa e si inizio a costruire monumenti e vestigi importanti.
Le loro costruzioni erano in pietra, però questa non è semplice ottenerla, trasportarla ed è difficilmente reperibile.
La ricchezza permise agli Egiziani di aumentare di numero ed ad edificare molte abitazioni. Gli Egiziani passarono nelle costruzioni dall’uso della pietra a quello dei mattoni di argilla.
Dalle zone abitate dai Sumeri giunsero popolazioni versatili nella fabbricazione dei mattoni. La civiltà sumera era finita e gli invasori semitici si spostarono in Egitto.
Tra questi semiti vi erano molti appartenenti al popolo ebreo iniziato da Abramo.
Un uomo della nomenclatura, Mosè, allevato alla corte dei Faraoni, emarginatosi perché balbuziente, riuscì a dimostrare di appartenere al popolo semita addetto alla fabbricazione dei mattoni.
A seguito di una serie di avvenimenti disastrosi, l’economia del popolo egiziano subì una grave crisi, la costruzione di case diminuì e conseguentemente calò il consumo e la fabbricazione dei mattoni.
A capo di questi operai semitici si mise Mosè e li portò alla ricerca di una altra terra. Mosè si impose di creare da questi lavoratori dell’argilla un popolo usando la religione ed il relativo Dio predicato dal capostipite Abramo vissuto circa 600 anni prima. Non fu un compito facile, l’uomo difficilmente accetta una unicità di regolamenti e di impostazione culturale.
Per imporre il monoteismo Mosè riuscì a mantenere con la manna gli operai. I loro figli, nei 40 anni di assistenza, educati dall’infanzia all’unicità culturale di un solo Dio diventarono maggioranza, rafforzando le basi culturali del nuovo popolo.
Mosè dovette ricorrere a stermini di massa uccidendo (Esodo 32) chi non accettava l’impostazione del monoteismo. Questo sta a dimostrare quanti massacri occorre compiere per imporre il Dio unico.
Il monoteismo era necessario perché in tal modo impediva la possibilità di adorare altri Dei, per evitare il crearsi di culture comportamentali differenti.
La differenza delle culture diventa elemento disgregante per un popolo portandolo a scindersi in gruppi diversi seguendo la molteplicità religiosa
Il Dio creato dal monoteismo doveva soddisfare l’immaginario del credente, la impossibilità di cambiarlo era compensata con l’immagine di un essere superiore, giusto, inflessibile verso chi lo tradiva.
La intolleranza divina serviva ad installare un concetto di superiorità al popolo, questo conseguentemente diventava intollerante, duro e vendicativo come il suo Dio, la cui giustizia diventava l’alibi per il comportamento - occhio per occhio- e - dente per dente-.
Il Dio del monoteismo era l’unico depositario della giustizia, e in nome di essa è vendicativo verso coloro che lo negano.
Purtroppo il monoteismo era originario di intransigenza, il politeismo in qualche modo, anche se non in modo eclatante, invece era maggiormente accondiscendente
Tuttavia l’intransigenza non è del tutto negativa, un popolo per poter sopravvivere deve essere combattivo, forte con gli altri e deve trovare una giustificazione anche quando si comporta in modo omicida verso gli avversari.
Nessun popolo e nessuna cultura può esistere se non è in grado di difendersi in modo cruento.
Certamente la difesa può sconfinare nella prevaricazione, anche se vi è una scusante di tipo religioso. Il popolo monoteista, suo malgrado intransigente, potrebbe alimentare l’odio acerrimo dei suoi nemici.
Il monoteismo è certamente il modo migliore per fornire una forza immane di sopravvivenza al popolo che lo professa, tuttavia esiste il rovescio della medaglia, il mai perdonare, ossia la negazione della ricerca di qualche mediazione, porta a problematiche esistenziali.
Se non si accettano gli altri popoli, si determina la convinzione come gli altri esseri umani non possono avere uguali diritti, non appartenendo al popolo di Dio.
La distruzione degli altri Dei può creare una continua manifestazione di opposizione e di odio da parte di altri popoli.
Se la coltura di difesa di un popolo; alimentata da un giustificato motivo e plausibile concetto di superiorità; è continuamente applicata, alla fine può portare alla distruzione del medesimo condizionato da una religione intransigente.
Questo problema affiorò nel popolo ebraico. Questi dovette giustamente, per difendere la sua assoluta integrità, combattere in continuo fino ad essere assoggettato dall’impero romano.
Nello scontro tra le due culture romana ed ebrea si evidenziò il problema della intransigenza religiosa quale aspetto negativo.

Parte seconda IL DIO MITRA


Il popolo romano era sorto circa 600 anni dopo Mosè.
I romani alla loro origine erano l’unione di persone che vivevano di rapine e fondarono una città a cui fu dato in tempo successivo il nome di Roma. La loro indole era la depredazione.
L’uomo per migliorare la sua esistenza era normale cercasse di depredare agli altri uomini non solamente quello fornito dalla natura, ma anche i prodotti ottenuti con l’intervento manuale.
La depredazione però originava alcuni inconvenienti. La rapina determinava una reazione da parte di chi era privato di quanto possedeva e si creavano situazioni cruente, il cercare di privare altri uomini dei beni diventava pericoloso.
I romani adoperarono sovente la forza per conquistare gli altri popoli, la loro vera forza era però la trattativa e la mediazione. La cultura latina è una cultura di rapina, però il suo grande bagaglio fu la mediazione ed a questa forse ottenne maggiori risultati che con il gladio. La mediazione intesa come allargare ad altri la divisione del bottino. Quando si compie una rapina questa non viene mai fatta in nome di una religione ma in nome dei partecipanti. La rapina è fruttifera se partecipano tutti coloro che la possano agevolare. Meglio dividere qualcosa con altri che dividere niente in pochi. Questo è il bagaglio culturale lasciatoci dal mondo latino.
Quando la cultura romana e quella ebrea si incontrarono, risultò evidente la differenza. La conquista di Israele da parte dell’impero romano avvenne nel 63 a. C.
La mediazione dei romani era vincente, non è con “l’occhio per occhio” che si formano gli amici.
I romani avevano tanti nemici ma con la loro tolleranza avevano anche tanti amici più o meno comperati
Tra la classe dominante ebrea si incominciò a capire come con la tolleranza (ossia con la mediazione) ed il perdono si poteva ottenere di più. Tale idea trovò dei sostenitori e qualcuno la radicalizzò estremizzandola. La mediazione trasformata in perdono non come complemento ai rapporti umani ma come momento trainante.
Dopo 90 anni di occupazione romana dei territori dove viveva anche il popolo ebreo vi fu la predicazione di Gesù. Questi si dichiarò figlio di Dio (non poteva dichiararsi Dio perché secondo gli ebrei ve n’è uno solo) è incominciò a predicare il perdono e l’altruismo.
Gesù era di stirpe reale, di grande capacità ed intelligenza (vedi i colloqui intavolati da fanciullo coi sacerdoti del tempio) con il suo carisma e le sue doti sopranaturali ebbe un grande seguito tra gli ebrei.
Il suo insegnamento allarmò la classe dirigente ebrea. Essa non era preparata a questo nuova impostazione religiosa-culturale, era impaurita, se si incominciava ad usare il perdono e l’accettazione della prevaricazione altrui si incamminava sulla strada di diminuire le proprie difese.
Il nuovo credo poteva avere un risvolto dirompente in quanto era agli antipodi del credo religioso fino ad allora predicato. Il nuovo credo era estremista (come tutte le idee rivoluzionarie) ma con i dovuti accorgimenti avrebbe potuto dare una copertura, anche parziale, ad un modo comportamentale necessario nel mondo creato dall’impero romano.
I romani avevano dimostrato come l’integralismo non era più sufficiente a salvare un popolo. Gli ebrei erano condizionati e prigionieri della loro convinzione religiosa di essere il popolo eletto, non per merito proprio ma per essere il popolo dell’unico vero Dio esistente.
Il potere ebraico fu assalito dalla paura e fece uccidere Gesù. e grazie all’aiuto dei romani.
Gesù predicò solo al popolo ebreo perché riteneva come il messaggio basato sul Dio unico non potesse essere capito dagli altri popoli. Inoltre la sua predicazione serviva solo a mitigare una impostazione culturale del popolo ebreo, situazione non ripetibile negli altri popoli
I seguaci di Gesù, dopo la sua morte, continuarono a predicare il nuovo concetto. Non si può vivere isolati dagli altri popoli culturalmente trincerati dalla sicurezza di essere i figli prediletti dell’unico Dio.
Tra i primi persecutori di questo nuovo credo vi era Paolo, questi era un ebreo di bassa statura con un genitore romano. I problemi della sua statura e di essere per metà ebreo e per metà romano gli davano una forte carica psicologica, questa spiega il suo cambiamento repentino da persecutore a diffusore del nuovo credo di Gesù.
Gli ebrei erano freddi verso il nuovo insegnamento, anche perché presentava il fianco a molte critiche. Perdonare a chi ti fa del male può al principio apparire un metodo contrario alla sopravvivenza della natura della vita.
Paolo incominciò a predicare anche ai non credenti nel monoteismo ossia adoranti un loro Dio, tollerando chi seguiva gli altri, senza considerarsi diversi o superiori per questioni religiose.
La superiorità in tutti i popoli viene suffragata dalla possanza, dalla forza, dalla ricchezza, dal numero ma mai nessuno si sentiva superiore perché era servo di un Dio.
L’insegnamento della predicazione del Cristianesimo verso i non monoteisti sviluppò maggiormente alcune tematiche. Il concetto che Dio potesse essere figlio creava un nuovo tipo di deificazione. L’uomo non più deificato per captazione ma per discendenza. Assurgeva nell’immaginario degli uomini di essere figli di Dio e pertanto tutti uguali perché aventi i medesimi diritti per nascita.
L’impero romano perseguitò i cristiani, anche se per motivi diversi della persecuzione ebraica. Le persecuzioni erano giustificate in quanto i cristiani non accettavano la divinità dell’imperatore. Questa scusante era ridicola perché anche gli ebrei non sacrificavano all’imperatore eppure non erano perseguitati.
La vera ragione della colpa dei cristiani era perché predicavano il perdono delle ingiustizie, delle offese e delle prevaricazioni in quanto il prossimo era un fratello perché gli uomini sono tutti figli di Dio.
Ma se gli uomini sono tutti figli di Dio, ossia fratelli, la schiavitù non poteva esistere. Se non era più accettato il concetto di schiavitù saltava tutto il sistema economico, specialmente nella penisola italica dove il lavoro era svolto da centinaia di migliaia di schiavi.
Nel 91 a.C. la città di Corfinium venne nominata capitale federale di tutti i popoli italici della penisola (eccetto l’Etruria e l’Umbria) ribellatisi a Roma perché stufi di essere spremuti con le tasse e le leve militari. Questa confederazione fu soffocata da un massacro per tutta la penisola e dalla promessa di dare la cittadinanza romana a quelli che non si erano ribellati e giuravano fedeltà a Roma.
Questa operazione di dividi ed impera mise a tacere i popoli italici i quali ormai non servivano a creare ricchezza la quale era procurata da un numero immenso di schiavi.
La penisola italica rigurgitava di schiavi e nel 136 a.C. un siriano, Euno, aveva capeggiato una rivolta in Sicilia coinvolgendo circa duecentomila schiavi, dopo aver massacrato i cittadini di Enna e di Agrigento, fu sconfitto e preso prigioniero con settantamila ribelli. Non avvenne alcuna punizione oltre i ventimila schiavi trucidati in battaglia, perché in quel periodo gli schiavi avevano un grande valore e dispiaceva subire una perdita economica con la loro morte.
In seguito gli schiavi aumentarono in numero vertiginoso e calò il loro prezzo, al mercato di Delfo si commerciavano migliaia di schiavi al giorno.
Nel 73 a.C. Spartaco, iniziò una rivolta e lanciò un appello ai milioni di schiavi stanziati nella penisola ed a capo di un enorme esercito sconfisse le legioni di Roma, le sue forze si divisero; una fu sbaragliata nel meridione della penisola mentre Spartaco, sconfisse tre eserciti, andò in Padania e ritornato in Lucania venne sconfitto.
Artefici di questa vittoria romana furono i due generali Pompeo e Crasso. Da questo atto inizia tutta la storia contemporanea. Per evitare future rivolte si conferì un esempio come deterrente. Il prezzo degli schiavi era calato pertanto tutti i sopravvissuti dei compagni di Spartaco furono giustiziati, impiccati, crocifissi, storpiati e legati agli alberi lungo tutta la via Appia. Tale macello fu traumatico e sostanzialmente pose termine a qualsiasi iniziativa di ribellione, da quel momento gli schiavi seguirono altre linee non cruente per cercare la libertà.
Questo rende comprensibile perché la predicazione di Paolo ebbe molto successo nella penisola italica.
I popoli non composti da schiavi avevano culturalmente il concetto di libertà e non era necessario abbracciare un credo così avvolgente come il monoteismo, invece per i milioni di schiavi italici il Cristianesimo fu un nuovo modo di cercare la libertà fisica a scapito della libertà dell’animo.
L’impero romano divenne sempre più esteso appoggiando il suo potere sull’accordo e sulla mediazione. Dopo il periodo monarchico a Roma il comando venne conferito a due consoli eletti. In tal modo si accontentavano le due fazioni in cui poteva dividersi l’elettorato romano. I consoli venivano eletti annualmente per dare modo a molti di arrivare a soddisfare l’ambizione del comando. La durata di un anno non permetteva di creare la mentalità della politica considerata una professione fissa.
Ma le votazioni romane avevano creato nei secoli un grave problema, il voto in cambio di benefici. I romani vendevano il proprio voto; per essere eletti occorreva andare per il mondo a rubare attraverso la conquista; ritornare a Roma e usare le ricchezze per comperare i voti dei cittadini. La durata di un solo anno del potere non poteva permettere di rubare la cifra spesa per comperare i voti.
Una democrazia non può esistere se gli eletti non hanno il tempo di appropriarsi quanto hanno speso per ottenere i voti.
Dopo aver domato la rivolta degli schiavi di Spartaco da parte di Crasso e di Pompeo, questi assurse a grande potere e popolarità.
L’incontro con la cultura dei popoli di oriente insegnò ai romani il concetto del potere totale in possesso ad un solo uomo.
La politica democratica romana attuata fino al 70 a.C. non permetteva la gestione del potere, neanche per coloro eventualmente in buona fede.
Da Pompeo, seguendo la mentalità della mediazione, nacque il primo Triumvirato, esso fu l’accordo di tre persone per gestire il potere. La gestione del potere di una entità così enorme come l’impero romano era possibile solo attraverso persone con provate capacità. Nel primo periodo i triumviri si aggiudicarono lo sfruttamento di terre da conquistare, poi nel 52 a.C. Pompeo venne nominato console unico.
Ma la sete di potere da parte di chi è a capo di eserciti non si può gestire con il voto. La ragione era che non si poteva rubare per tutto il Mediterraneo per comperarsi i consensi.
Il 10 gennaio 49 a.C. Giulio Cesare, attraversando il Rubicone, prese la seguente decisione: se il potere si basava sulla ricchezza ottenuta con la forza per pagare i voti, tanto valeva usare la forza per conquistare direttamente il potere e saltare il passaggio del voto dei romani.
In quel giorno nacque l’impero Romano e l’autorità impersonata dall’imperatore.
In principio, per non traumatizzare il popolo, i successori di Cesare ebbero la potestà tribunizia a vita, si creò il cosiddetto principato sotto Caligola trasformandolo in una monarchia di stampo ellenistico-orientale con conseguente divinizzazione dell’imperatore
Gli imperatori romani non eletti dal popolo dovevano cercare una legittimazione al loro potere. Si copiò dall’oriente dove i sovrani avevano il potere dal Dio, anzi si stabilì che l’imperatore era egli stesso una divinità.
Pompeo mise le basi dell’impero romano ed involontariamente mise anche le basi religiose alla legittimazione degli imperatori.
Secondo Plutarco Pompeo, nel 67 a. C., catturò alcuni pirati cilici e questi portarono a Roma il culto del dio Mitra. Tale divinità era di origine indoiranica, nel dualismo delle religioni orientali Mitra era il dio che aiutava il bene a combattere il male. Già nel 400 a. C. il dio Mitra era stato invocato dall’imperatore Ciro. Questo Dio era assimilato all’idea militare del Sole invitto, il culto ebbe una grande espansione in Roma . Nerone si fece iniziare ai misteri del dio Mitra, le legioni provenienti dall’Asia Minore contribuirono a diffondere la religione. Il culto del dio Mitra ebbe successo specialmente negli ambienti militari e si espanse fino in Brittania. Dal 200 d. C. tale religione divenne dominante nell’impero romano.
Il dio Mitra era identificato col Sole, secondo la predicazione, sgozzava un toro e dal sangue dell’animale nasceva la vita, alla fine del mondo questo sacrificio avrebbe conferito l’immortalità. L’aspettativa della immortalità, dopo la fine del mondo, era componente essenziale del mitraismo. I fedeli venivano iniziati secondo sette gradi corrispondenti ai pianeti.
Il culto si svolgeva originariamente in grotte naturali e poi in santuari detti mitrei. Il significato simbolico del luogo è abbastanza evidente, il Sole, ossia il Dio Mitra, sembrava sprofondare al tramonto nella montagna e da questa sembrava sorgere al mattino. Il Sole, secondo la religione mitrea, durante la notte riposava in una caverna.
I mitrei in seguito furono costruiti in muratura, ma ricordavano sempre la caratteristiche delle grotte naturali. I riti sacri comportavano alla fine un banchetto e si immolavano bestie per avere la carne, si mangiava pane e si beveva vino ed acqua.
Le caratteristiche di religione iniziatica, la ricchezza e la complessità della dottrina, le idee di salvezza e di immortalità furono la spinta alla diffusione raggiungendo il suo culmine nel 300 d. C. Questa religione veniva dall’oriente dove il potere del monarca non veniva dal consenso del popolo ma era la divinità a legalizzare il potere.
Maggiormente il Dio era potente, venerato ed adorato maggiore era il potere conferito. Se il Dio era totalizzante il potere del monarca era assoluto.
Ma se il potere avveniva da Dio nasceva la domanda nel sistema politeistico: quale Dio ha il diritto di concedere il potere ? A Roma vi erano centinaia di divinità. La religione del dio Mitra era la più qualificata per unificare il culto del popolo romano.
Il dio Mitra aveva le credenziali per essere considerato unico perché rappresentava il Sole, tale religione riduceva il tutto alla lotta del bene contro il male e conseguentemente i fedeli erano sempre dalla parte del bene.
L’immortalità era un premio enorme per i fedeli e non aveva nessun costo per chi lo predicava, perché veniva fornita dopo la morte quando nessuno poteva ritornare a reclamare il mantenimento dei patti. L’esercito, i funzionari, i potenti capirono la potenza di questo credo ed abbracciarono in massa questa religione.
La religione del dio Mitra, divenendo religione dell’impero, si arrogava il diritto di essere la depositaria del potere. Essa sola aveva in definitiva la possibilità di proclamare la divinità dell’imperatore, era la garanzia dell’assolutismo imperiale. Conseguentemente gli imperatori e l’apparato di potere appoggiarono la casta sacerdotale del dio Mitra.
Il potere assoluto si alimentava da solo. Il potere imperiale elargiva ricchezze alla classe sacerdotale del dio Mitra, con la costruzione dei mitrei.
Con l’avvento di questa impostazione religiosa derivante dall’oriente, la cultura latina fece un salto di qualità, e si cercò di instaurare una sola religione con un solo Dio.
Il centralismo religioso è la base indispensabile per il centralismo del potere.
Però per mantenere il potere atto alla conquista ed allo sfruttamento degli altri popoli era necessaria la forza, questa si esprimeva con uomini armati. Se i territori da governare sono immensi occorrono tanti armati rispetto al numero dei componenti del popolo dominante. Un esercito comporta sempre dei problemi in quanto non tutti hanno la voglia di immergersi nella vita militare.
Le generazioni di persone nate in società usufruenti, anche di riflesso, del benessere derivante dalla depredazione verso altri popoli, abituate dalla tranquillità acquisita di non subire aggressioni sono poco propense ad arruolarsi militarmente. Così Roma dovette ricorrere agli uomini di altri popoli per formare i propri eserciti, in tal modo all’esercito venne a diminuire lo spirito di sacrificio ed aumentò l’esosità del compenso richiesto per la prestazione militare.

Parte terza COSTANTINO IL GRANDE


Nel 300 d. C. Roma aveva 79 legioni con oltre 900.000 soldati.
Il mantenimento dell’esercito creava dei problemi economici, in quanto il medesimo assorbiva quasi totalmente la ricchezza prodotta con il suo compito di conquista, di difesa dell’impero e di sottomissione dei popoli sfruttati. Inoltre gli eserciti, non erano più controllati culturalmente in quanto i soldati non appartenevano etnicamente al popolo che li aveva arruolati, diventavano fonte di potere.
Numerosi imperatori vennero imposti dagli eserciti, perché essi erano consapevoli della loro forza, non più gestita in nome di altri ma in nome proprio.
Il pensiero latino aveva un grande bagaglio culturale; l’abilità di sintesi e di lungimiranza vennero messi a frutto per risolvere il problema.
L’impero romano era nato dalla cultura dello sfruttamento creato sia con la forza sia con la mediazione dialettica. Roma, per un destino segnato nel suo dna, ha il compito di vivere di sfruttamento. Si capisce la grandezza della cultura latina da come veniva risolto il problema dello sfruttamento dei popoli.
Roma aveva l’abilità nel mediare con altri popoli per il dominio, ma grazie alla grandezza della cultura latina, riuscì a mediare anche al suo interno e risolvere il problema dello sfruttamento degli altri con nuovi mezzi.
L’aiuto venne dalla Religione combattuta dal potere romano.
Il Cristianesimo con il suo affermare come siamo tutti figli di Dio, e conseguentemente fratelli ed uguali, aveva creato problemi sulla legittimità della schiavitù.
Ma nella lungimiranza dei primi predicatori del Cristianesimo si era evidenziato ed ampliato il concetto del perdono. Non si poteva dichiarare il concetto di libertà e la non liceità dello schiavismo in quanto figli di Dio e portare i fedeli alla esasperazione. La esasperazione portava alla ribellione armata e si faceva la fine di Spartaco.
I primi predicatori cristiani dovettero rispolverare ed enfatizzare il concetto del perdono e dell’accettazione della prevaricazione, perdono predicato da Gesù per salvare il popolo ebreo. Gesù aveva predicato il perdono perché aveva capito come l’intransigenza e la negazione della mediazione (parente del perdono) avrebbero portato il popolo ebreo alla sua sconfitta totale. Egli intuì come l’intransigenza totale avrebbe disperso gli ebrei. Ma tale predicazione aveva un altro scopo ed un altro significato per come fu usata a Roma.
I primi pastori cristiani per mantenere calmi i propri fedeli e non spingerli ad un inutile genocidio dovettero valorizzare il concetto del perdono in modo da trattenere le giuste aspirazioni dei fedeli di sentirsi tutti uguali Gli evangelizzatori grazie a questa grande filosofia riuscirono a portare in avanti questa meravigliosa. religione. Essi dimostrarono come si può tenere a freno la popolazione non con le armi e con la forza ma immettendo il concetto etico della coscienza in ogni uomo. Questa coscienza insita a combattere la prevaricazione (in quanto questo sta scritto nel dna dell’uomo), condizionata a perdonare in nome di un mondo futuro e felice in cui si sarebbero abolite le ingiustizie. Nel 312 Costantino attraverso una solita guerra tra eserciti romani riuscì a farsi eleggere imperatore di Roma. Egli fu poi chiamato giustamente il Grande. Costantino capì come con gli eserciti non si sarebbe più mantenuto l’impero di Roma. Le legioni, simbolo del potere della prevaricazione invincibile del potere latino, erano diventate troppo costose, creatrici di odio verso l’impero e si erano ridotte a combattersi in una lotta di bande armate per permettere ai loro capi di raggiungere il trono imperiale.
I popoli non si dovevano mantenere sottomessi con le armi ma essi stessi dovevano imporsi la schiavitù con il sistema denominato “ fai da te“.
La potenza del Cristianesimo fu capita da Costantino, gli uomini dovevano avere la coscienza di cercare un mondo senza prevaricazioni, dovevano saper perdonare capendo come le ingiustizie erano solo una componente del grande disegno di Dio. L’imperatore diventava legittimo collettore finale della ricchezza di tutti i popoli non perché depositario della forza ma perché Roma era depositaria del verbo del Dio della pace. Se si riusciva ad indottrinare con il Cristianesimo tutti i popoli dell’impero ed oltre non vi sarebbe stato necessità degli eserciti ma solo predicatori. Ogni uomo sarebbe diventato soldato di guardia verso se stesso nel difendere il giusto potere di Roma. Potere non basato sulle spade ma sulla parola (i latini di parole ne avevano tante e sapevano usarle).
Era più facile per il potere arruolare persone eloquenti invece di assassini. Inoltre i predicatori non sarebbero mai stati un pericolo, perché privi di eserciti non avrebbero avuto la capacità di invadere Roma.
Era sufficiente espellerli è negargli il carisma di apportatori della parola.
Costantino aveva letto e capito il Vangelo di San Giovanni che inizia con “ In principio era la parola”.
Ecco il sogno di Costantino, poi avveratosi ed esistente ai nostri giorni, Roma centro del mondo come raccoglitrice di potere e delle ricchezze derivate dallo sfruttamento.
Costantino il Grande, con decisione manageriale, nel 313 attraverso l’editto di Milano, conosciuto come tale mentre invece era stato solo una informativa a tutti i prefetti, dichiarò il Cristianesimo religione dell’impero e si accinse a mettere ordine nel Cristianesimo dove non tutti collimavano nella predicazione. Convocò il concilio di Nicea (325 d.C.) per stabilire un congresso per fornire le linee della predicazione in modo da dare centralismo alla religione.
In quel periodo vi era un religioso “ Ario “ il quale sosteneva l’umanità di Gesù essendo questi non figlio di Dio.
Costantino nel concilio di Nicea fece condannare tale predicazione diffusa tra i fedeli. Trovata una religione predicata da un Dio, si dichiarava che questo non lo era.
Costantino sapeva quanto è difficile convincere come un predicatore di una filosofia religiosa potesse essere Dio, ma era assurdo e antieconomico come una religione, possedendo questa meravigliosa prerogativa sostenuta da oltre 200 anni, volesse tornare indietro e trasformare il suo Dio in uomo. Con il Concilio di Nicea non permise lo spreco di questo bagaglio. Egli presiedette il Concilio senza mai prendere la parola, anche perché non era cristiano, (si fece battezzare in punto di morte). Costantino era adoratore del dio Mitra come tutta la nomenclatura romana, la religione cristiana sponsorizzata era per abbindolare il popolo, non per lui.
Il Cristianesimo permetteva di creare un nuovo metodo per poter continuare il dominio sull’impero romano, ai soldati armati si sostituivano i predicatori della nuova filosofia religiosa comportamentale.
Costantino fu l’iniziatore di questo trasformazione e a lui si deve se essa ebbe inizio in modo razionale.
Con il Concilio di Nicea si iniziò la evidenziazione del messaggio di perdono e di accettazione. Con questo nuovo modo di governare la ricchezza poteva defluire nuovamente verso Roma, non più padrona del corpo degli uomini ma padrona delle loro anime.
L’abilità di Costantino fu di non liquidare la religione del Dio Mitra. Egli capì l’impossibilità di togliere il potere ad una nomenclatura sacerdotale, questa comunque aveva legittimato il potere imperiale di Roma nella veste del suo imperatore, dandogli il carisma di divinità.
Al di là dell’intuizione di sfruttare i popoli e condurli, Costantino si rivelò un grande per come riuscì a conglobare la religione del Dio Mitra e convincere la casta sacerdotale a non ribellarsi al cambiamento necessario. Egli riuscì a far comprendere alla classe sacerdotale di Mitra come la religione doveva abbandonare il suo compito di collocarsi tra la gente come momento di vita, ma doveva assumere il compito di coinvolgere, modellare, creare e sostenere la politica come potere. Ne era esempio la religione ebrea, che formava un popolo attraverso l’immersione totale degli uomini in una visione avvolgente della vita.
Per poter accelerare i tempi e affinché il progetto fosse istradato stabilmente, con il minor numero di intralci, riuscì a fondere le due religioni: la Cristiana e quella Mitraica. Egli fu il grande mediatore tra le due caste sacerdotali.
Il processo di fusione fu il frutto della sintesi della cultura latina creata nella scuola del pensiero romano.
Per primo fece accettare ai sacerdoti del dio Mitra la necessità di una sola religione con un solo Dio per gestire i popoli. Un solo Dio perché anche uno solo era l’impero romano, ed uno solo doveva essere il centro di sfruttamento, la centralità di Roma ed il suo destino di comando dovevano essere eterni.
Il Cristianesimo aveva questa caratteristica di monoteismo, solo questa religione aveva in se quei segni di intolleranza totale verso qualsiasi altra forma di divinità. Tutte le altre religioni sul mercato romano invece si combattevano tra loro magnificando ciascuna i propri Dei, ma nessuna era drasticamente contro tutte le altre divinità.
In fondo ogni casta sacerdotale aveva una più o meno velata tolleranza verso gli altri, la mediazione romana aveva influenzato anche le religioni. La sopravvivenza della centinaia di fedi nell’impero romano erano improntate sul vivi e lascia vivere.
Costantino voleva valorizzare il concetto del verbo cristiano di saper perdonare, egli stabilì la conservazione del Dio cristiano; non solo ma conservare la divinità del suo predicatore in quanto Figlio di Dio.
Il dio Mitra rappresentava il Sole, e pertanto già aveva in se i germi dell’unicità. Tale Dio era considerato abitante delle caverne dei monti, le fiere e specialmente i pipistrelli frequentatori delle grotte erano considerati sacri. Il Dio cristiano non aveva questi ridicoli orpelli.
Tutta la dialettica cristiana ebbe il sopravvento anche perché la fede cristiana era entrata nell’immaginario del popolo.
E’ lungimiranza politica, quando un popolo abbraccia una fede od un pensiero questo deve essere assorbito dai dominanti ed usato per conservare il potere fino a quando il popolo non si accorga di essere nuovamente abbindolato. Il disegno di Costantino era di mantenere il popolo in una religione, non permettergli di deviare perché il cambiamento di fede in una religione od in un pensiero determina sempre dei sconvolgimenti nel sistema di sfruttamento dei popoli.
Praticamente la casta sacerdotale mitrea assorbì in pieno la cultura cristiana ma ebbe delle controparti.
In primo Costantino, iniziato ai misteri del Dio Mitra, si fidava maggiormente della casta sacerdotale mitrea, pertanto la struttura gerarchica della chiesa cristiana assorbì tutte le gerarchie della religione mitrea.
Titoli, divisioni territoriali, chiese, paramenti sacri, capelli, mitra si sarebbero usati quelli del Dio Mitra. L’esteriorità fu presa tal quale dal Dio Mitra, il simbolo della religione fu quello della croce come sanzionato dal Concilio di Nicea. Persino il titolo di pontifex maximus di pertinenza all’imperatore, in quanto capo della religione mitrea, venne accettato dai cristiani.
La religione cristiana essendo una religione tollerata, nascosta, perseguitata e non avendo mai gestito il potere, non aveva luoghi di culto decenti ed allora furono usati i mitrei come chiese. Infatti tutte le chiese costruite nei secoli successivi hanno il fondo curvo a modo di caverna, perché la caverna era il luogo sacro al mitraismo.
La religione Cristiana e quella Mitrea, essendo tutte due originarie dall’oriente avevano molti punti in comune; ad esempio l’immortalità dell’anima ed i riti con il pane ed il vino. Nei riti mitrei vi era anche la carne e l’acqua, ma la carne venne abolita in quanto nella celebrazione si usò il rito cristiano dove la carne ed il sangue sono gia creati per transustanziazione. I cristiani accettarono l’uso dell’acqua come facente parte del rito anche se in piccola quantità e come atto di minimizzazione fu adoperata essenzialmente come lavacro.
Vi fu un accordo per le festività religiose.
Si accettò, anche per venire incontro al popolo, di usare la settimana come frazionamento del computo del tempo e come scadenziario del giorno festivo.
Il giorno festivo doveva avere lo scopo principale per permettere la predicazione del clero predisposto affinché costantemente fosse mantenuta la religiosità del popolo. La predicazione settimanale aveva lo scopo di allontanare eventuali deviazione religiose in quanto le medesime sono sempre foriere di cambiamenti politici.
Il concetto era che se gli uomini diventano guardiani di se stessi sostituendosi alle legioni romane, dovevano come tutti i soldati compiere un allenamento. Il giorno festivo doveva diventare il periodo in cui la classe predisposta alla predicazione avrebbe allenato culturalmente i nuovi schiavi.
In cambio della scadenza settimanale delle feste secondo la Chiesa Cristiana furono accettati i nomi dei pianeti per indicare il nome dei giorni, rispettando così i cicli iniziatici dei fedeli del Dio Mitra, infatti essi avvenivano secondo setti gradi corrispondenti ai pianeti.
I cristiani, in ossequio alla Bibbia, festeggiavano il Dio al sabato, nell’accordo fu stabilito di usare come festa la domenica in quanto è il giorno sacro al dio Sole (Sunday il giorno del sole). Per i cristiani, avendo imposto il loro Dio e la magicità del loro rito, era giusto accettare le cose secondarie ed i rituali esterni fossero conservati quelli del dio Mitra.
I patti sono stati mantenuti nei secoli. Mille anni dopo si costruivano le abbazie con i fregi esterni raffiguranti pipistrelli sacri al dio Mitra. Ancora una volta si verifica la grandezza della mediazione latina, specialmente quando gli intenti finali sono concomitanti: lo sfruttamento del popolo.
Furono stabilite due feste principali una estiva ed una invernale. Nel pieno dell’ estate vi era già la festa dell’imperatore, agosto era il mese dedicato all’imperatore Augusto con la festa al giorno 15, due giorni dopo il 13 giorno dedicato a Diana e festa di tutti gli schiavi. Il ferragosto era la festa di libertà di tutti gli schiavi. Ecco perché i latini, per ragioni genetiche, sono molto sensibili a questa festa.
Le due feste principali furono divise equamente tra le due religioni: Per la festa della nascita del Dio si scelse la data della nascita del Dio Sole. La religione del Dio Mitra aveva assorbito la festa celtica del 25 dicembre.
I sacerdoti antichi erano versatili in astronomia. Questo era necessario perché lo studio delle stelle permetteva di individuare i periodi stagionali per stabilire i tempi per la lavorazione della terra.
L’inverno è la stagione considerata più deleteria, il maggior nemico è il freddo che aumenta causa al diminuire del tempo di esposizione del sole all’orizzonte.
Al solstizio di inverno (21 dicembre) i sacerdoti druidi avvertivano le popolazioni del termine del periodo in cui il sole sorgeva sempre più tardi. Davano 4 giorni di tempo per avvertire le popolazioni e al 25 di dicembre si festeggiava la rinascita del sole.
Ecco perché il 25 dicembre è considerato il giorno della nascita del Dio Sole. La seconda festa venne lasciata ai cristiani per festeggiare la risurrezione di Gesù dopo la sua morte. La resurrezione è una festa maggiore della nascita perché è il suggello della divinità di Gesù. Non Dio per consacrazione ma per motu proprio.
Questa festa era calcolata, secondo la cultura ebraica, sul computo del tempo secondo il moto lunare. Conseguentemente la Pasqua è sempre variabile rispetto al calendario solare dei romani. Fu conservato il calendario romano solare perché il tempo era considerato una funzione pubblica utile alla amministrazione dell’impero. I mesi conseguentemente continuarono ad avere le denominazioni precedenti ed a conservare il nome delle divinità a cui erano consacrati.
I Cristiani non si lamentarono perché nella trattativa non potevano ottenere di più. Costantino, consolidata la nuova religione cristiana, intervenne nelle dispute tecnico religiose affinché questo nuovo soggetto religioso non trascurasse il compito per cui era stato

Parte quarta DONATO E MAOMETTO


Uno dei primi effetti del nuovo cambiamento fu in seguito la persecuzione del Donatismo. Esso era una eresia articolata su Donato vescovo di Cartagine, egli riuscì a creare una chiesa con oltre 300 vescovi nell’Africa settentrionale. Dopo 500 anni Cartagine si ribellava a Roma grazie alla religione.
Il Donatismo assunse un aspetto religioso-poltico ed era sostenuto dai coloni e piccoli proprietari di terreni stufi dell’esosità delle tasse. Esso predicava come l’appartenenza al Cristianesimo non era motivo di salvezza, ma la sua efficacia derivava dalla dignità e dalla onestà del clero. Il Donatismo asseriva come i sacerdoti, per amministrare i sacramenti e presiedere alle funzioni, dovevano avere dignità ed onestà colpendo in tal modo nel cuore il Cristianesimo, questo aveva appena assunto il compito di condizionare il popolo allo sfruttamento e adesso si voleva imporre regole alla nomenclatura dirigenziale. Ecco perché il nuovo Cristianesimo romano dovette ricorrere alla persecuzione e Donato morì in esilio in Gallia. In questo si vede la grandezza della nuova conduzione politica del Cristianesimo, non fu ucciso per non farne un martire.
Costantino inserì la nuova Chiesa Cristiana nella struttura politica-amministrativa dell’impero, attribuì giurisdizione penale e civile ai vescovi.
Esempio, Sant’Agostino, di stirpe nobile romana educato a Roma, fu inviato come governatore nell’Italia settentrionale. Nel 374 si adoperò per sedare i tumulti scoppiati a Milano per la successione del vescovo Ausenzio filoariano. L’opera di Sant’Agostino fu apprezzata e dietro la spinta popolare si decise di nominarlo vescovo, egli accetto l’incarico, dopo essere stato battezzato in quanto non era cristiano. Nel nuovo incarico riuscì a debellare l’eresia ariana nell’Italia settentrionale e condannò il pericolo del Donatismo.
Alcuni sacerdoti del dio Mitra non accettarono la fusione con il Cristianesimo, nel 377 iniziò contro di loro la persecuzione e, per opera del prefetto cristiano di Roma, fu distrutto l’ultimo tempio mitreo.
Vi era ancora qualche gruppo professante il politeismo ma in seguito, nel secondo Concilio di Nicea si riconobbe la legittimità della venerazione delle immagini, contro gli antichi dettami ebraici e protocristiani, ed il politeismo cessò.
L’intuizione di Costantino circa le prospettive di dominio sui popoli attraverso il Cristianesimo ebbe sempre maggior consenso. Il Donatismo fu l’esempio di come Cartagine cercasse di riscattarsi dopo secoli adoperando la religione monoteista, lo sbaglio di questo movimento fu di restare nel sistema; fu facile, attraverso l’assemblearismo dei concili, condannare Donato. Egli pensò che, essendo il Dio unico, non si poteva creare una altra confessione ed allora bisognava restare nel sistema e non riuscì a salvarsi. Questo dimostrò il non poter uscire dagli schemi.
Il sistema era unico come il Dio, non si poteva creare una alternativa al potere centrale per gestire la nuova religione monoteista. A Donato dispiaceva staccarsi da questa religione predicante il perdono alle prevaricazione comprese quelle del potere.
Il marchingenio era perfetto, se si usava il monoteismo fautore del perdono bisognava transitare dal Cristianesimo e il brevetto del sistema era in mano a Roma, questa grazie Cristianesimo continuava a comandare, l’impero sopravviveva facilitando i commerci immensi svolti nelle terre gravitanti sul Mediterraneo anche se distanti centinaia di miglia dalle coste.
La città eterna permettendo tali operazioni commerciali traeva in modi ed in sistemi svariati ricchezze enormi.
Si dice siano i semiti i migliori commercianti, ai loro albori avevano invaso la terra dei Sumeri e da questi impararono l’arte del commercio. I Sumeri sono stati i primi al mondo ad inventare le lettere di vetture e le cambiali di debito come riportano le loro famose tavolette di creta
Vi fu un semita (Maometto), egli da giovane faceva l’uomo di fiducia di una vedova ebrea facoltosa in quanto aveva ereditato dal marito una prospera forma di commercio. Sposata la vedova, Maometto, si dedicò al commercio e fu artefice di una grande rivoluzione.
Egli fece numerosi viaggi commerciali, grazie ai quali venne in contatto col Cristianesimo e comprese come, attraverso una religione, Roma continuava a condizionare il mondo senza avere eserciti o terre occupate. Tutti coloro che creavano o governavano regni o domini, ad un certo punto, dovevano fare i conti con il brevetto romano : il Cristianesimo.
L’arte del buon governo si poteva svolgere meglio se il popolo da sfruttare abbracciava il Cristianesimo. Maometto capì l’importanza del monoteismo, questo in mano agli ebrei non aveva dato ottimi risultati invece, in mano a Roma, aveva risolto molti problemi. Maometto voleva distaccarsi dal potere tenuto dai popoli abitanti al nord del Mediterraneo, conservare il monoteismo ma non lasciarlo gestire ad altri. Attraverso esperienze teopatiche, iniziò il suo apostolato pubblico.
Egli intuì come la religione cristiana era dannosa ai popoli che la professavano, ed allora anche per essere maggiormente accettato dai popoli semiti predicò un comportamento meno remissivo di quello del Vangelo. Mentre il libro del Cristianesimo è stato scritto dai seguaci di Gesù, il libro sacro dell’Islam fu scritto direttamente su indicazioni di Maometto, Egli per far trionfare il suo credo, dovette combattere, era un imprenditore e come tale si sobbarcò il compito di diffondere il suo credo.
Gesù invece era fautore di una cultura esposta e non imposta.
I seguaci di Gesù, approfittando della tradizione orale, poterono sublimare questo meravigliosa predicazione. Maometto aveva capito: la passività del Cristianesimo sarebbe stato deleteria per i popoli. La violenza della Bibbia, anche se mitigata, appare nel Corano.
Il merito di Maometto fu di stabilire la fine del politeismo, il quale non è ottimale per la conduzione dei popoli; dimostrò di poter conservare il monoteismo anche cambiando la sua formula confessionale. Il concetto è: il Dio è unico; per farlo meglio accettare bisogna solo adattare la religione agli usi e costumi dei popoli.
L’Islam ebbe un grande sviluppo specialmente nel nord Africa, infatti il fermento di distaccarsi dei popoli del sud del Mediterraneo dal potere romano si era già presentato con il Donatismo, questa confessione con l’avvento dell’Islam sparì completamente nel 722.
Il Corano si avvicina maggiormente alla Bibbia nel dare ai popoli suoi fedeli una apertura alla difesa dalla prevaricazione.
Il Cristianesimo attraverso una onesta trascrizione dei Vangeli, quelli decretati non apocrifi, continuò a compiere il suo dovere per cui Costantino l’aveva tirato fuori dalle catacombe, doveva continuare a permettere a Roma di ricevere i frutti del lavoro dei credenti senza avere nessun mezzo violento per imporre le tasse.
Qualcuno si ribellava, ma finiva sempre però col toccare il credo religioso o la classe sacerdotale, e si giungeva a condanne esemplari. In seguito nel medioevo si era visto come i roghi (oltre ad essere uno spettacolo supplente le lotte nell’arene romane) erano un economico mezzo di dissuasione per le teste calde. Tra i popoli cristiani si assopiva nel loro dna il concetto della difesa, avere tutti come fratelli non permetteva sempre di combattere per la propria dignità: La prevaricazione trovava maggior spazio tra i cristiani, e in caso di guerra, la mancanza di spina dorsale, dava origine a carneficine.
I popoli del nord Europa erano formati da uomini con una cultura formatasi attraverso la lotta dura contro le avversità dell’ambiente. La loro sopravvivenza era legata ad un forte spirito combattivo. Per poter sfruttare questi popoli, Roma dovette inoltrare il Cristianesimo anche fra di loro. Dopo diversi secoli, anche in questi si inseriva la mentalità dell’accettazione passiva. Questa impostazione all’inizio non fu deleteria, portava ad un minor attrito all’interno delle comunità e tra i popoli, sul lungo periodo però portava alla ignavia nella difesa della propria cultura necessaria alla sopravvivenza .

Parte quinta LA RIFORMA


A causa di questo venne iniziata la predicazione della Riforma.
Martin Lutero si appropriò del fermento di rinnovamento che investiva la società, si giustificò ponendo in discussione la struttura della Chiesa, forme di culto, metodi di insegnamento, teorie politiche amministrative ed economiche sociali. In nome delle innovazioni, Martin Lutero iniziò una violenta polemica contro la struttura religiosa romana, essa nel continuare il potere dell’impero romano abusava della predicazione cristiana restando in linea con il concetto che: il potere deve rispondere solo a se stesso.
Il Protestantesimo, partito da una radicale revisione delle strutture del potere ecclesiastico, finì con l’accettare compromettenti alleanze politiche che lo condizionarono.
Martin Lutero capì che il monoteismo serviva per condurre i popoli e non poté rompere totalmente.
Il Cristianesimo, doveva continuare con il Dio unico, ma volle annullare il principio dell’accettazione supina della prevaricazione: Eccetto qualche forma rituale, la Riforma continuò con i medesimi ragionamenti religiosi ed impostazioni, ma al Vangelo venne sostituita la Bibbia, dalla rassegnazione del Vangelo si ritornò alla durezza della Bibbia
Il monoteismo nella Riforma rimase ma si cambiò il libro sacro da cui si traeva la forza di coesione della religione, si era capito come la volontà combattiva dell’uomo non doveva essere eliminata.
Liberati dall’anestesia del Cristianesimo romano i popoli del nord Europa ebbero libera la loro capacità culturale, economica e sociale. Conseguentemente la cultura determinata dal Protestantesimo portò ad un maggior sviluppo sociale dei popoli che abbracciarono la Riforma.
I popoli del Nord Africa e del Nord Europa si appoggiano su libri sacri (Bibbia e Corano) che permettono lo sviluppo dell’uomo mentre il Cristianesimo romano rimase sul Vangelo per assolvere il suo compito di agevolare lo sfruttamento, a costo praticamente nullo, degli uomini.
La volontà di Martin Lutero non era in effetti di cambiare la struttura gerarchica cristiana romana ed il suo comportamento; egli voleva cambiare lo spirito con cui il popolo si avvicina alla religione; altrimenti non vi è una spiegazione logica per il passaggio dal Vangelo alla Bibbia come libro principale sacro.
La Bibbia è più vicina all’indole della umana cultura, il concetto di giustizia è più comprensibile.
Il Vangelo, si intende la versione ufficiale, è esasperato, lascia perplessi e deve forzatamente essere interpretato da persone preparate. L’interpretazione del Vangelo permette di condizionare e di incanalare il momento politico nel periodo in cui viene predicato. Il Vangelo, nella Riforma, veniva posto in secondo piano perché Martin Lutero voleva l’insegnamento religioso basato sulla durezza della Bibbia La Bibbia venne lasciata alla lettura dei singoli mettendo così gli uomini, divenuti sacerdoti di se stessi, in condizione di essere liberi di interpretare la parola di Dio.
Il centralismo è deleterio esso permette ad una assemblea di riuscire ad espellere piccole parti dissenzienti di se stessa; in questo modo il potere rimane sempre in mano a pochi. Senza centralismo il Protestantesimo assunse diverse forme dette confessioni.
Questo fu un bene, perché il centralismo non fu lasciato ad un gruppo di uomini depositari del comando, il Dio monoteista fungeva da centralità.
Il politeismo era la possibilità di adorare più Dei, ossia di abbracciare culture comportamentali diverse. Il Protestantesimo riuscì a mantenere il medesimo Dio monoteista ma con il moltiplicarsi delle confessioni, involontariamente, permise il lato positivo del politeismo (accettazione di culture differenti).
Il Cristianesimo romano aveva supplito alla necessità di diversificazione con la creazione dei Santi e col permesso di porre immagini nelle chiese. Il Protestantesimo, forte della libertà nel permettere diversificazioni nelle confessioni, affinché la situazione non degenerasse, non permise la creazione di figure nelle chiese, anzi il non concedere il permesso di avere immagini creavano una scusante teologica della superiorità della Bibbia sul Vangelo (anche se il Vangelo non concede il permesso delle immagini).
Martin Lutero non voleva concedere eccessiva libertà alle innovazioni religiose, perché vi è sempre il pericolo di un ritorno, anche sotto forma virtuale, alla mentalità politeista; allora addio alla grande conquista politica del monoteismo.
Da questo si capisce lo sviluppo dei popoli professanti il Protestantesimo con l’abolizione del centralismo, perché questo porta sempre alla rovina perché conducendo a soggiacere ad un uomo o ad un gruppo di potere seguace delle teorie dell’impero romano. Queste teorie rappresentano il cercare il proprio interesse personale, non solo come potere economico, ma come sfrenatezza nel comportamento, controaltare ad una frustrazione maniacale.
Le Chiese cristiane, anteriori alla Riforma, continuarono nel loro dominio, e davano la loro protezione attraverso i Santi, gli Angeli. L’uomo professando il Cristianesimo Romano nel fondo del suo intimo conserva la sicurezza di sentirsi protetto come nel grembo materno. I Santi sono credibili perché, venendo dal popolo, sono oggetto di facile identificazione, inoltre la loro esistenza non può attentare all’unicità del Dio essendo egli non è di origine umana.
L’uomo cristiano romano, accetta la contemplazione della vita senza spremersi molto per difenderla con fatica e con violenza; il perdono (che assume l’aspetto dell’incoscienza) diventa valore per creare una società felice.
La violenza nella difesa contro la prevaricazione non serve, si disse “ i gigli dei campi non tessono eppure neanche Salomone aveva un abito così bianco“ (è vero che i gigli dei campi senza far nulla sono risplendenti, ma purtroppo solo pochi riescono a raggiungere il loro sviluppo di fronte a milioni di semi che muoiono).
Il buddismo, il scintoismo, l’induismo sono da considerarsi essenzialmente delle filosofie per il metodo comportamentale; le religioni nel mondo attualmente sono monoteiste.
A cosa servono le religioni?
Le religioni hanno avuto un grande valore strategico. L’unione fa la forza e più si è numerosi meglio si difende od è più facile depredare gli altri.
All’inizio vi erano gruppi di famiglie unite per vincoli di parentela e discendenti da un solo gruppo famigliare ormai estinto. Quando i vincoli di parentela andavano attenuandosi e potevano sorgere rivalità era necessario un collante per questa famiglie. Le famiglie hanno il collante del sangue ma i popoli no. La religione, la cui etimologia deriva dalla parola “religo “, ha il compito di tenere uniti e vivi gli usi ed i costumi di un gruppo di famiglie la cui unione può chiamarsi popolo. La religione tra le altre cose deve dare una impostazione culturale di usi e di costumi per rendere difficile l’accettazione delle usanze di altri gruppi (onde evitare allontanamenti dal popolo), la religione promuove se stessa con riti diversi e con feste in tempi differenti da quelli di altri popoli.
La religione deve dare modo di sopravvivere economicamente a coloro (il clero) che la predicano e deve essere differente da popolo a popolo per impedire le fughe verso centri con usi comportamentali diversi.
Ogni popolo ha il suo Dio, i Sumeri avevano capito ed applicato le regole La religione assunse in tutti i popoli il diritto di rappresentare oppure di legalizzare il potere. I Sumeri furono eccellenti, i capi regnavano in nome del Dio.
Certamente vi erano dei popoli aventi per varie ragioni i capi eletti dal popolo. Questa selezione in linea di massima metteva al comando gli uomini migliori e poteva fornire risultati eccellenti.
Roma fu guidata (dopo il periodo monarchico) per secoli dai consoli eletti in numero di due e duravano in carica un solo anno. I consoli si bilanciavano tra di loro, non avevano tempo di organizzarsi per rubare molto, dovevano comportarsi bene se volevano essere rieletti in anni successivi, dovevano avere altre entrate economiche non potendo contare su una lunga detenzione del potere.
Prima che questo sistema venisse debellato, Roma aveva creato un impero, in seguito non riuscì a mantenerlo avendo determinato i capi con altro metodi.
Il perfezionamento delle religioni fu, dopo il compito primario di tenere insieme il popolo, quello di aiutare nel dominio chi si assumeva il diritto e l’onere di sfruttare il popolo. .
I popoli si cementano anche perché l’aumento della popolazione e l’occupazione delle terre impedivano le uscite dal territorio a cui appartenevano ed era problematico stanziarsi nel territorio di un altro popolo.
Chi cercava di entrare nel territorio di un altro popolo in genere veniva rigettato, tra i popoli sorgevano confini non tracciati, non sempre ben definiti, comunque erano sempre rafforzamenti del contenimento di un popolo.
Le prime religioni ebbero una crisi, sorse il politeismo, ossia più divinità.
Ma se gli Dei erano più di uno, in un popolo, vi erano automaticamente più centri di potere.
Le religioni vanno bene per tenere uniti i popoli ma devono essere monoteistiche per dare unicità di comando.
Ecco perché fu necessario arrivare al monoteismo, oggi si predica sempre il medesimo Dio ma con sistemi, riti, usanze, metodi comportamentali, preghiere, interpretazioni, confessioni, libri sacri, iniziatori, nomi, festività, feste, esternazioni, priorità, castighi, premi, caste sacerdotali diverse.
Il sistema monoteista per condurre i popoli è insuperabile ma ad ogni popolo è conveniente essere imposto in modo un po’ diverso e con metodi personalizzati alla loro cultura, immaginazione e necessità razziali ed ambientali.
Senza religione non si sarebbe potuto condurre e sfruttare i popoli, senza religione i popoli non avrebbero potuto sopravvivere e non avrebbero fornito la base materiale per lo sviluppo culturale dell’umanità.

Parte sesta LA PIETRA FILOSOFALE


Ma dove è la necessità di mantenere i popoli?.
Fino al 1770 d.C. logicamente più numeroso era il popolo, maggiore era il risultato economico dello sfruttamento.
I popoli erano tenuti insieme dalla religione ma aumentando la popolazione, il territorio diventava elemento unificante del popolo. Infatti non era facile spostarsi e stabilirsi in territori diversi da dove si abitava in quanto si riscontravano resistenze, più o meno cruente, nei nuovi luoghi dove si cercava dimora.
Chi gestiva il potere e lo sfruttamento tendeva conseguentemente ad ampliare il proprio territorio di dominio aumentando conseguentemente il numero degli sfruttati.
Dopo il 1000 d.C. in Europa sorse il desiderio di ritornare a sfruttare la parte sud-orientale del Mediterraneo. Per avere soldati a basso costo e altamente motivati si sfruttò il sentimento religioso cristiano delle popolazioni, si pensò di iniziare a conquistare i luoghi santi del monoteismo.
La conquista della Palestina, attraverso le Crociate, permise un aspetto della rinascita culturale dell’occidente.
L’Europa, dopo l’assorbimento del Cristianesimo, veniva nuovamente ad abbeverarsi alla cultura del medio oriente . Dall’oriente arrivarono nuovi concetti filosofici e nuovi modi comportamentali.
I Templari erano un ordine monastico guerriero sorto durante le Crociate. L’Ordine ebbe riconoscimenti e privilegi da numerosi pontefici e finì per essere esentato da ogni giurisdizione.
Oltre in Terrasanta, l’Ordine si era diffuso in occidente e possedeva numerose sedi, chiese, castelli e vasti patrimoni fondiari in tutti i paesi europei. La attività bancaria svolta in tutta Europa, grazie alla autorizzazione papale, fece rapidamente dei Templari una potenza finanziaria.
Tra le filosofie portate dall’oriente vi era il concetto della pietra filosofale. Dietro a questo termine vi è la base di tutto lo sviluppo della storia moderna. Con il termine di pietra filosofale si indica il mezzo per cui un minerale si può trasformare attraverso l’alchimia, in un metallo più nobile, praticamente si generò il sogno di trasformare un pezzo di piombo in oro.
Durante il medioevo molti ricercatori ricevettero protezione ed aiuto per ottenere questa trasformazione.
In effetti il problema era già stato risolto dai Sumeri, su una tavoletta di creta la scrittura indicava il valore che rappresentava. La parola trasformata in scrittura determinava il valore dell’oggetto e creava il concetto della pietra filosofale.
I Templari furono perseguitati e nel 1312 il papa Clemente V con la bolla “ ad providam” soppresse l’Ordine e molti monaci templari furono condannati al rogo, altri monaci fuggirono e si integrarono nei Cistercensi. In questo Ordine i Templari continuarono a conservare, in modo ermetico, la loro identità e abbracciarono la stretta osservanza dei frati Trappisti autorizzati dal Papa nel 1662.
Era un frate trappista il precettore di Filippo di Orleans.
Questi venne nominato reggente del trono di Francia nel 1715 alla morte di Luigi XIV in quanto il successore Luigi XV aveva solamente cinque anni; la reggenza duro fino al 1723.
Filippo di Orleans seguì le indicazioni di Law Jonh, nobile scozzese, questi aveva proposto ad alcuni governi di creare una banca nazionale. Nessuno accettò tale progetto finché Filippo di Orleans gli permise di applicare le sue idee in Francia, le cui finanze versavano in grave crisi.
Il progetto di Law consisteva nella sostituzione delle monete di metallo con monete di carta, il tutto facilitato dallo sviluppo della stampa. La carta moneta era garantita dal valore della terra e, con elaborazioni economiche successive, la garanzia fu sostenuta da azioni commerciali di compagnie mercantile operanti nelle colonie.
La banca di Francia venne fondata nel 1716 e si trasformo in banca reale nel 1718 emettendo la carta moneta al portatore. All’inizio il trucco funzionò e la Compagnia mercantile commerciante con il Mississippi ebbe successo, le azioni della compagnia aumentarono di valore ed erano acquistabili solo con le banconote di carta emesse dalla Banca di Francia.
Nel 1719 i titoli di debito della Stato francese furono convertiti in azioni della Compagnia, ma il sistema non era ancora perfezionato, non si erano ancora condizionati i cittadini a credere nella carta pagabile al portatore. Sorse il panico tra gli azionisti ed il sistema crollò, Law dovette fuggire.
E’ merito di Filippo d’Orleans e della cultura ricevuta dal suo precettore se iniziò la storia della carta moneta.
Dopo assestamenti, il 1722 è la data di nascita di questa grande invenzione.
L’uomo ha sempre compiuto nella sua evoluzione delle scoperte, ma la scoperta si riferisce sempre ad un qualcosa di preesistente sfruttando le regole del creato. L’invenzione è invece l’applicazione di una idea che non ha riscontro nella natura e nelle sue leggi. La prima grande invenzione fu la religione e la seconda la carta moneta.
La ricchezza si creava sfruttando il popolo, più numeroso era il popolo; maggiore era il condizionamento ricevuto, grazie al pensiero religioso, maggiore era la sua resa produttiva non ostacolata da rivalse di difesa.
L’accettazione del sopruso è proporzionale alla ricchezza fornita dal popolo al potere.
Martin Lutero per attuare la Riforma si servì, per convincere i popoli ad abbracciare la sua confessione religiosa, della invettiva contro la corruzione esistente della Chiesa di Roma.
Il Cristianesimo aveva mantenuto le promesse per cui era stato accettato da Costantino, inoltre di riflesso aveva portato al clero ricchezza e benessere. La classe sacerdotale era stata necessariamente fautrice di lassismo, creando involontariamente un invito di partecipare alla spartizione a tutti coloro con la tendenza a vivere tra gli agi prodotti a mezzo lo sfruttamento degli ad altri.
La Chiesa di Roma per non dare appigli alla Riforma alla denigrazione, dovette correre ai ripari ed imporre al clero un comportamento meno corrotto.
Questa austerità predicata ed in parte applicata dopo il Concilio di Trento (1545-1563) allontanò molti che vedevano nell’appartenenza alla casta religiosa il modo di entrare in un mondo di agi senza contropartita di responsabilità.
Così dopo il 1600, molti che avrebbero trovato il loro inserimento naturale tra il clero, iniziarono ad allontanarsi e cercare la loro collocazione nella imprenditorialità commerciale o manifatturiera. Si accresceva la classe della borghesia, essa rappresenta maggiormente chi non accetta supinamente l’essere sfruttato.
La Storia ritornava ai suoi cicli, l’impero romano aveva dovuto abbandonare l’esercito come mezzo di conquista e di sfruttamento ed affidarsi al Cristianesimo. Dopo 12 secoli anche questo sistema religioso dimostrava di non corrispondere più alle aspirazioni del potere.
Il costo per mantenere il potere era sempre eccessivo, la Chiesa non era un esercito combattente, ma come l’esercito romano voleva la sua parte. Inoltre il clero con il suo comportamento minava la credibilità della religione.
Per la Chiesa romana diventava sempre più difficoltoso convincere i popoli; inoltre molti cittadini con la capacità di essere ottimi imbonitori erano passati dalla parte del popolo perché la Chiesa non era più in grado di assicurare una vita godereccia e spensierata. La Chiesa di Roma giustamente era corrotta , il potere quando serve solo per sfruttare il popolo diventa necessariamente contaminato.
Allora, se prima l’esercito e poi il clero non erano più necessari a controllare il popolo ed il loro costo era eccessivo, sorse la grande idea di creare la ricchezza senza ricorrere al popolo.
Ecco la invenzione della carta moneta madre della ricchezza virtuale.
Non più simboli, promesse, imbonimenti, lotte, predicazioni, investiture, discendenza, carisma, preghiere ma un solo simbolo di ricchezza: un pezzo di carta che vale per quanto è scritto.
L’unico problema è far credere che la scritta sia una cosa seria.
Il popolo dopo il 1722 incominciò a perdere il valore che aveva sempre avuto.
La ricchezza diventa tale attraverso un processo virtuale.
I popoli non erano più indispensabili in modo assoluto per produrre ricchezza.
Nei millequattrocento anni precedenti all’invenzione della carta moneta per facilitare la conduzione dei popoli ed il loro sfruttamento era necessaria la religione monoteista. Se i popoli sono sulla strada a perdere gradualmente la loro indispensabilità, contemporaneamente al sorgere della carta moneta, la religione perde il suo valore.
Nacque nel 1700 il pensiero illuminista, propugnatore dell’ateismo e principalmente dedito a ridimensionare gradualmente la religione.
Nel 1717 su iniziativa di un allievo di Newton, il pastore ugonotto francese J.Th Desagulier riparato in Inghilterra, si diede vita alla Grande Loggia massonica a Londra unendo quattro logge, esse abbandonarono per sempre ogni caratteristica di associazione di mestieri.
Nascevano le correnti neganti il Dio, non era necessaria la religione, non più necessario il collante per conservare i popoli attraverso la loro cultura.
Il dominio della ricchezza virtuale però deve crescere al pari passo con la distruzione dei popoli, contemporaneamente all’aumento del credo della ricchezza virtuale deve diminuire il valore dei popoli.
La moneta virtuale ha bisogno di essere garantita da qualcuno, nacque il concetto di Stato come portatore di garanzia. Non importa chi gestisce lo Stato, può essere una monarchia assoluta, monarchia democratica, monarchia elettiva, dittatura, repubblica, democrazia ristretta, democrazia allargata, finta democrazia, governi eletti con sistemi democratici o con imbrogli elettorali. L’importanza è che chi guida e domina lo Stato continui ad usare la ricchezza virtuale e garantisca la carta moneta.
Lo Stato più ricco e conseguentemente più potente del mondo (Stati Uniti) iniziò la sua esistenza grazie allo stampaggio della carta moneta alla grande, emise 450 milioni di dollari per finanziare la guerra di indipendenza nel 1776.
La moneta stampata fu denominata Dollaro perché si riferiva ad una moneta con questo nome circolante nella America spagnola. I fogli stampati portavano la dicitura “ Dollaro spagnolo” ed un motto in lingua spagnola “ perseverando”. Non potendo basarsi sull’oro la Carta moneta dei futuri Stati Uniti si equiparava ad una moneta straniera per indicare il proprio valore.
La creazione del più potente attuale Stato del mondo deve la sua base fondamentale e determinante alla carta moneta. Fu il primo importante atto storico in cui la ricchezza virtuale si è sostituita, nel formare una nazione, al popolo inesistente nell’America del nord perché era abitata da individui sradicati dal luogo di origine. Gli Stati Uniti furono il primo Stato creato in special modo dalla carta moneta.
Forse è solo un segno ma è un segno.
Il potere incominciò ad impostare una operazione per togliersi il peso rappresentato dai popoli, occorreva destabilizzarli.
Il primo problema da affrontare consiste nell’uomo, egli essendo un animale socievole ha la tendenza di vivere in gruppo. Nell’immaginario dell’uomo è insito il concetto di appartenere ad un gruppo. Questo suo concetto è la base fondamentale per facilitare la formazione dei popoli.
Se si distruggono i popoli si deve dare all’uomo la possibilità mentale di appartenere a qualcosa.

Parte settima UNA NUOVA INVENZIONE


Ecco la grande innovazione nata dal pensiero di Mardekhai conosciuto con lo pseudonimo di Carlo Marx.
La speculazione del pensiero non ha limiti, 1500 anni prima Sant’Agostino col Cristianesimo riuscì, con una opera poderosa, a mettere le basi filosofiche per supportare la religione scelta dal potere come mezzo di condizionamento dei proprio sudditi.
Carlo Marx, sovvenzionato dal filosofo Engels, riuscì ad avere una intuizione eccezionale.
Dopo il 1880 la ricchezza virtuale stava ampliando il suo raggio e permise la creazione di un sistema produttivo attraverso l’industria manifatturiera, la ricchezza si trasformava in benessere e questo in consumi. La fabbrica e non l’agricoltura diventava fonte di ricchezza, la quale non viene più prodotta con i tempi impostati dalle stagioni e perciò più facilmente assimilabili dall’uomo. I tempi della produzione venivano dati dalle macchine a cui l’uomo, legato come conduttore, doveva concedere l’attenzione in modo continuativo.
Come in antico, per attuare la cultura agricola, occorrevano milioni di schiavi spostati dai loro paesi alla terra da coltivare così nuovamente milioni di uomini furono portati sui luoghi della nuova forma di produzione.
Certamente non si faceva uso di schiavi, questi nuovi lavoratori non scappavano, anzi se si allontanavano se ne potevano assumere degli altri. Chi scappava dal lavoro andava incontro alla miseria perché la società non offriva più spazi per la vita.
Carlo Marx su questo sistema di vita basato sull’industria manifatturiera, novello Sant’Agostino, creò una serie di ragionamenti più o meno attuabili ma nel momento in cui furono esposti erano accettabili. Le sue teorie ebbero un grande risvolto: Marx scoprì come gli uomini erano, a secondo la loro condizione, reddito, proprietà lavoro e sfruttamento divisi in sezioni dette classi. Secondo l’ideologia di Marx gli uomini non erano legati al loro popolo ma affini agli uomini della medesima classe di altri popoli.
Il pensiero di Marx non era di facile attualità, non si può distruggere i popoli, essi sono formati da famiglie, cellule indistruttibili, queste dovevano essere eliminate se si voleva raggiungere lo scopo del Marxismo.
Enghel, il protettore di Marx, fornì una base importante alla teoria marxista, le forme famigliari, secondo il suo pensiero erano relative ai rapporto di produzione dominanti. In questo sistema la famiglia moderna singola appariva fondata sulla schiavitù domestica, aperta o mascherata della donna, quindi era indispensabile l’eliminazione della famiglia monogamica in quanto unità economica.
L’amministrazione domestica doveva acquisire carattere pubblico e cessare di essere servizio privato.
In questi pochi e chiari concetti è racchiuso il disegno del potere in questi ultimi 150 anni.
Il marxismo fu chiamato Socialismo e poi Comunismo, si preferì non usare il nome derivante da una persona considerando le origini semitiche di Marx. Il comunismo si identifica nella classe dei prestatori d’opera, la classe dei più poveri e perciò più facilmente disposta ad assimilare la nuova ideologia pur di avere qualcosa in cambio.
Gli schiavi di Roma accettarono il Cristianesimo pur di essere considerati uguali ai padroni romani, cioè liberi.
I lavoratori furono i portatori e i sostenitori della ideologia nata per distruggere l’unica vera forza di cui nessuno poteva privarli: la famiglia. Gli operai lottarono per aiutare coloro che volevano distruggere la loro identità, la loro famiglia ed i loro figli intervenendo massicciamente nella loro educazione.
Allo Stato con le maggiori ricchezze al mondo e possibilità territoriali immense, venne conferito il compito di supportare l’impegno finanziario ed armato per la diffusione dell’ideologia marxista. La Russia era la cavia migliore, era uno Stato grande comprendente otto fusi orari, talmente immenso da venderne un pezzo al fondo dei suoi territori agli Stati uniti.
Durante la guerra del 1914-18 la Russia era in cattive condizioni organizzative e si approfittò del conflitto per appiopparle la nuova ideologia attraverso una rivoluzione guidata. La Russia aveva una forte caratteristica di arretratezza e fu terreno fertile per una rivoluzione; si riuscì a far abdicare lo Zar.
In esilio in Svizzera vi era un russo: Ulianov soprannominato Lenin, sostenitore della nuova ideologia. Il giorno dopo la abdicazione dello Zar i tedeschi, in guerra contro la Russia, a mezzo vagone piombato portarono, attraverso la Germania, Lenin a Pietroburgo affinché assumesse le redini della rivoluzione. In tal modo la Russia, presa dai problemi interni, sarebbe rimasta impossibilitata a portare avanti la guerra contro la Germania.
Da quel momento si misero le basi per il supporto ed il finanziamento della diffusione della nuova ideologia sia per linea pacifica che per linea armata.
La ricchezza virtuale intanto faceva il suo corso, il Comunismo portava a termine il compito di distruggere la cultura della famiglia e conseguentemente incrinava per sempre i popoli divenuti inutili.

Parte ottava GOLDEN STANDARD


La ricchezza virtuale dopo la guerra Americana continuò a seguire il filone di aumentare il suo potere.
Nella Francia rivoluzionaria (1789-1797) furono emessi degli assegnati come carta moneta.
L’Inghilterra emise, durante le campagne Napoleoniche, carta moneta senza la parità aurea in seguito ripristinata dopo il Trattato di Vienna (1815).
Per fare accettare la carta moneta si dovette affermare l’ufficialità del Gold Standard, ossia si dichiarò la convertibilità della carta moneta in oro. In tal modo si poteva aumentare la sua tiratura senza creare allarmismi. Gli Stati Uniti adottarono il Gold Standard solo nel 1900.
Nei mercati incominciarono a circolare enormi quantità di carta moneta e la sterlina assunse il rango di moneta internazionale. Nel 1913 il volume della carta moneta stampata rappresentava l’83% di tutto il circolante.
Nel 1914 iniziò la prima guerra mondiale. Le guerre avevano subito un grande cambiamento, il costo della loro conduzione era salito in modo vertiginoso in quanti enormi erano le spese degli armamenti rappresentati da cannoni, mitragliatrici, autocarri, carri armati, aeroplani e navi in acciaio.
La prima guerra mondiale aveva tra gli altri scopi quello di fornire un impulso alla ricchezza virtuale.
Gli Stati per sostenere le enormi spese dovettero stampare carta moneta e a privarsi del proprio oro per pagare le forniture belliche provenienti dagli Stati Uniti, tali pagamenti avvenivano sempre in oro perché durante la guerra la carta moneta fornisce nessuna sicurezza perché nessun Stato può garantire la propria sopravvivenza.
Gli Stati depauperati dall’oro, in caso di vittoria, avrebbero avuto minor possibilità di sostenere in futuro, per la propria moneta, il Gold Standard: Si intende che gli Stati perdenti non avrebbero mai avuto ( causa le imposizioni finanziarie di risarcimento) la possibilità di sostenere la propria carta moneta con l’oro.
Nella prima guerra mondiale si paralizzò la piazza economica dell’Inghilterra ed il dollaro assunse il ruolo di divisa internazionale. Un bel salto considerando che solo dal 1900 il dollaro era collegato all’oro.
La prima guerra mondiale raggiunse il suo scopo, nel 1922 gli Stati, nella conferenza di Genova, decisero di ripristinare il tallone aureo per ridare credibilità alla carta moneta, però l’oro era escluso dalla circolazione interna, questa era coperta per intero dalla carta moneta.
La carta moneta assumeva il corso forzoso, tutti erano obbligati a trattarla come unico mezzo circolante di pagamento. Era però necessaria la copertura aurea perché la svalutazione della carta moneta, durante e dopo la guerra aveva già salassato abbondantemente l’economia creando posizioni di potere con ricchezze enormi.
Era la vittoria della ricchezza virtuale e si iniziava il consolidamento della distruzione dei popoli.
Gli stati negli anni successivi si preoccuparono di mantenere inalterato il potere di acquisto della carta moneta dopo la cattiva nomina avuta con la svalutazione bellica e postbellica.
Gli Stati Uniti, grazie alla recessione del 1929, riuscirono a trasformare il frutto della ricchezza ottenuta economicamente durante il periodo bellico in ricchezza virtuale.
Terminata questa grande raccolta nel 1934 gli Stati Uniti decretarono la sospensione della convertibilità del dollaro in oro svalutando la moneta di carta e portando il prezzo dell’oro a 35 dollari l’oncia.
La carta moneta non aveva più collegamento con l’oro, questo veniva considerato come un metallo come un qualsiasi prodotto del mercato. L’unica concessione era che il prezzo determinato restava fisso.
La sterlina aveva già abdicato nel 1931.
a marcia della ricchezza virtuale era trionfante, specialmente grazie alla naturalezza con cui i popoli civili riconoscevano senza ombra di dubbio un valore alla carta stampata ( in modo variopinto ma sempre solo stampata).
Era la vittoria della pietra filosofale, un oggetto qualsiasi poteva assumere un valore immenso: La cultura portata in occidente (forse dai Templari) trionfava.
Per rafforzare la ricchezza virtuale si iniziò una altra guerra.
Si cercò di incanalare la frustrazione di chi aveva perso la guerra precedente.
Intanto aumentava il trionfo delle ideologie, l’ideologia di Marx venne modificata in Germania, venne predicato il Socialismo con la visione del nazionalismo.
Era l’ideologia del Nazionalsocialismo negante se stessa, infatti il Socialismo nato per distruggere i popoli, veniva usato per valorizzare il popolo germanico.
Dopo mezzo secolo di lotte grazie al supporto degli operai che ponevano le basi per distruggere se stessi, vi era quel pazzo di Hitler che usava l’ideologia per rilanciare un popolo.
La guerra (1939-1945) riuscì a raggiungere pienamente i due obbiettivi, sconfitta definitiva di chi voleva creare un popolo eletto ed il trionfo della ricchezza virtuale. La guerra servì a consolidare il dollaro, infatti durante il periodo bellico gli Stati Uniti fornirono, dietro pagamento in oro, armamenti bellici all’Inghilterra, alla Francia ed alla Unione Sovietica.
Questi Stati avendo vinto la guerra precedente avevano ancora dell’oro. L’Unione Sovietica ne aveva in abbondanza in quanto produttore minerario.
Durante la guerra gli Stati Uniti mandarono molti armamenti in Inghilterra tanto da creare l’aneddoto che sarebbe affondata sotto il peso di essi.
La guerra poteva terminare prima ma si pensò di rallentare la conquista della Germania per spillare ancora ricchezze agli Stati belligeranti in quanto nessuno, dopo il periodo bellico, avesse la possibilità di attuare il Gold Standard.
La battaglia delle Ardenne, alla fine del ’44, in cui si affacciò l’occasione di una grossa rivincita dei tedeschi, presentò alcuni lati oscuri, fu vinta dagli Alleati contro la Germania grazie ad un fattore imprevedibile: il generale Patton a cui non fu mai perdonata questa sua vittoria che intralciò il progetto di allungare il periodo bellico.
Nel 1944 la guerra era ormai vinta, in luglio a Bretton Woods gli Stati Uniti riunirono i rappresentanti di 44 Stati, insieme presero la decisione di applicare un nuovo sistema monetario internazionale basato su una moneta virtuale detta “bancor” avente un contenuto fisso, ma non immutabile, in termine di oro ed accettata da tutti i membri a saldo dei debiti internazionali.
In pratica il dollaro diventava la moneta base mondiale e gli Stati Uniti assumevano il ruolo aspettante in ogni Stato alla Banca centrale.
Un altro Stato,l’Argentina, incamerò, grazie alla guerra, una grande quantità di oro per la fornitura a tutti i belligeranti della materia prima per la polvere da sparo: I lingotti di oro nella Banca Centrale dell’Argentina venivano tenuti nei corridoi perché non vi era sufficiente spazio per ritirali nei forzieri. Questo non fu un problema, il governo latino-peronista riuscì a dissipare tutto in una decina di anni.
Col 1945 la ricchezza virtuale aveva trionfato, ma sussisteva ancora un retaggio del passato: il dollaro era vincolato all’oro. Il prezzo fisso legava con un filo il dollaro all’oro, il legame era debole perché il prezzo dell’oro avrebbe potuto essere cambiato.
Nel 1971 il bilancio degli Stati Uniti andò in passivo, nel solito mese di agosto in cui è più semplice imbrogliare i popoli, si dichiarò libero il prezzo dell’oro e fu instaurato un regime di cambi flessibili e l’aggiustamento dei rapporti valutari.
Dal trionfo totale della ricchezza virtuale nasce il declino del lavoro dei popoli come produzione di ricchezza.Nel 1974 venne aumentato il prezzo del petrolio e cessò il periodo del basso costo dell’energia in quanto la ricchezza non si crea più con il lavoro e conseguentemente non serviva l’energia a costo contenuto

Parte nona: DALLA RICCHEZZA VIRTUALE ALLA PENSIONE VIRTUALE.

L’uomo è un mammifero evoluto ed è limitato il numero dei figli che può procreare, accudire e mantenere. I mammiferi compiono un grande sforzo nell’allevare i figli perché questi per un periodo più o meno lungo a secondo la complessità del mammifero non riescono a sopravvivere da soli. La natura ha cercato di mettere in condizione il mammifero di allevare i figli dotati di una maggiore probabilità di sopravvivenza.
La natura ha predisposto, per gli esseri complessi, che la selezione per avere progenie forte e resistente non sia affidata alla selezione naturale dei più deboli, ma la procreazione avvenga attraverso la genetica del più forte. Ecco perché il maschio della razza umana è stato creato a confrontarsi ad essere capo e come tale, essendo il più forte ha il dovere di essere il portatore del seme per la nascita di altri esseri della sua razza.
La tendenza dell’uomo a voler dominare è insito nella sua programmazione, nelle sue azioni si riscontrano sempre tentativi per aumentare il suo potere.
L’uomo è il primo tentativo della natura di essere vivente consapevole della sua esistenza: La sua capacità intuitiva, la sua analisi, la sua sintesi gli permettono di risolvere e predisporre gli atti della sua vita e gli forniscono la possibilità di avere l’intuizione degli avvenimenti futuri.
Questa sua capacità gli permette di saper prevenire eventuali momenti negativi.
Coloro che tendono al comando e cercano di gestirlo possono,a volte, essere assillati dalle paure di perdere questa prerogativa; conseguentemente per la conservazione del potere si possono raggiungere delle situazioni anomale ed aberranti.
Nell’immaginario umano il potere si identifica nel possesso, perciò se si vuole aumentare questo occorre la ricchezza pere comprarlo o conquistarlo: Da questo deriva una ricerca spasmodica della ricchezza.
Con l’avvento della carta moneta nasce la forza irresistibile e trionfale della ricchezza.
Si può affiancare l’intuizione di Filippo d’Orleans a quella di Costantino il grande, questi aveva detto basta agli eserciti per depredare le ricchezze, per imporre le tasse per lo sfruttamento dei popoli ed aveva sostituito agli uomini armati, la parola di Dio, la religione non solo come elemento unificante ma mezzo per raccogliere ricchezza.
Filippo d’Orleans,applicando l’idea di Jonh Law, aveva detto basta alla fatica di gestire i popoli per ottenere la ricchezza, la religione non era più necessaria per l’abbindolamento. In pratica al Dio pensiero aveva sostituito il Dio tangibile: il denaro. Non vi era più bisogno di filosofie, di interpretazioni, di tematiche culturali vi era un solo problema: far credere a tutti come la carta stampata a colori è denaro ossia ricchezza.
Ogni uomo può credere a qualsiasi entità secondo la sua volontà nell’intensità di suo gradimento, può cambiare idea, può impostare la sua vita a seconda le sue vedute e possibilità, ma ha un solo obbligo: deve credere alla carta moneta come nuovo simbolo della ricchezza. Però il potere non deve creare problemi per cui venga meno il credo nella moneta virtuale.
Dal 1722 nascita della carta moneta al 1922 in cui fu deciso a Genova l’abolizione della circolazione delle monete di materiale nobile, sono occorsi 200 anni per terminare il progetto.
Con la carta moneta si sono create delle ricchezze immense.
La parte del popolo in grado di offrirsi allo sfruttamento venne incanalata verso la produzione manifatturiera. Tanti prodotti tanta ricchezza. Purtroppo la produzione arrivò a grandi livelli e si dovette trasformare il popolo in consumatore. Il popolo così ha due compiti uno di produrre l’altro di consumare.
Al popolo fu data una parte della ricchezza da lui prodotta affinché potesse consumare, il costo del lavoro produttivo determina il costo di un prodotto. Affinché l’uomo non consumi tutto, occorre imporgli una tassazione permettendogli di acquisire solamente il 50% di quanto produce.
Ecco perché si è dovuto arrivare ad una tassazione pari al 50% di quanto produce: Certamente di fronte a questo volume di tassazione si è dovuto fingere di offrire dei servizi.
Il concetto era già stato usato, Mosè aveva fornito la manna per imporre la sua religione.
Per le religioni monoteiste inoltre sono previsti premi enormi dopo la morte, miracoli, protezioni dal male, speranze e beatitudini.
Se la ricchezza virtuale deve sostituire la religione deve offrire qualcosa: Ecco la necessità di creare servizi, le promesse devono essere alte se si vuole far accettare il nuovo credo.
Grazie ai servizi furono legittimate sempre maggiori tassazioni. Le tasse in principio erano applicate a chi attuava un sistema di sfruttamento in proprio e poi si scese a tassare tutti i cittadini.
Affinché il sistema di raccolta della ricchezza virtuale abbia dei risultati si deve arrivare a imposizioni raggiungenti la metà del guadagno, e su quanto rimane si devono far gravare un insieme di imposte necessarie a diminuire ulteriormente la vera ricchezza rimasta al popolo.
Il primo compito della ricchezza virtuale fu di fingere di fornire dignità al popolo.
Le città dei Sumeri avevano ciascuna il suo Dio, ora il popolo viene considerato una sola città a cui si presenta il nuovo Dio. Gli uomini furono chiamati cittadini. Essi dovevano credersi importanti e fu dato loro il diritto di voto, prima a pochi perché era meglio non fidarsi, occorreva dare questo diritto contemporaneamente all’aumento del numero di coloro che erano professanti la nuova fede perché avevano toccato (anche solo marginalmente) o visto la nuova ricchezza virtuale.
Si è sempre cercato di indurre a votare il maggiore numero di cittadini, perché non ha importanza per chi si vota, più alta è la percentuale dei cittadini votanti maggiore è la legittimazione di chi gestisce il potere, e maggiore è la legittimazione del potere, maggiormente esso ha la autorevolezza di contrarre debiti.
Contemporaneamente alla creazione della ricchezza virtuale si crea il debito virtuale addebitato al popolo.
Infatti la ricchezza virtuale porta al potere, questo ad un certo momento si trasformerà nel possedere tutto. Alla fine del secondo millennio 536 persone possiedono metà delle ricchezze mondiali. Forse occorreranno ancora 30 anni perché dieci famiglie possiedano il mondo.
Mentre cresce la ricchezza virtuale cresce il debito virtuale. Il potere legittimato dal voto ha come compito fondamentale il creare il debito virtuale addossato al popolo.
Perché questo?.
Il mondo deve essere considerato e presentato come il paese del bengodi, vi è ricchezza per tutti. Il cittadino imposta la sua corsa per l’accaparramento, ma se la ricchezza deve rimanere in mano a pochi, ognuno corre a vuoto.
Perché si accetti questa situazione occorre far credere ai cittadini di arricchirsi. Ognuno acquisisce ricchezza la quale ha come metro di misura la carta moneta; con questa il cittadino soddisfa le sue esigenze in genere proporzionalmente alle sue entrate, in seguito appartenendo alla razza vivente pensante cerca di adoperare parte della ricchezza, che crede di avere immagazzinato, per beni durevoli e futuri.
Una delle prime esigenze è quella di avere un ricovero e cerca di diventarne proprietario, inoltre cerca di acquisire beni durevoli. Però il concetto della ricchezza virtuale è di fornire ricchezza, ma questa deve essere usata per beni e situazioni non durevoli. Praticamente,affinché i cittadini non ammassino ricchezza, si deve spingere il consumismo.
Molti cittadini oltre a procurarsi beni durevoli conservano la carta moneta, questa è sempre sotto svalutazione la quale non deve essere galoppante altrimenti i cittadini potrebbero perdere la fiducia in essa, questa perdita di fiducia è deleteria, guai a quelle religioni i cui fedeli, conquistati con grandi sacrifici perdono la loro fiducia nel loro dio e nella religione a cui appartiene.
Una religione non può lasciare i suoi simboli sacri carta moneta) in giro in mano ai non addetti ad amministrare la religione. Allora la carta moneta viene portata nella banca attraverso incentivi. Il principale è il furto, i ladri sono i maggiori produttori delle banche perché intimidiscono i cittadini a non conservare la carta moneta in casa. Gli oggetti rubati quando vengono riciclati perdono enormemente di valore e pertanto non sono beni appetibili dai ladri.
La carta moneta anche dopo che è stata trafugata conserva integro il proprio valore, ecco perché le banconote come oggetto di furto sono più appetibili. I ladri, per questa loro predilezione, non devono essere puniti duramente perché è necessario vi sia una continua pressione verso i cittadini. Inoltre il furto aumenta i consumi assecondando l’impostazione economica della ricchezza virtuale. Una volta attraverso le amnistie si regolava la società in modo da avere sempre un fondo regolare di ladri: adesso, desiderosi di una cosa seria e decisa, si importano i lavoratori del furto dall’estero. Ma tuttavia questa paura non è sufficiente a spingere i cittadini a consegnare la propria carta moneta alle banche.
La ricchezza virtuale è un Dio, pertanto essa è una entità viva; essendo Dio può produrre solo se stessa cioè altra ricchezza. Così nasce il concetto di interesse: La parola medesima indica che è una situazione “interessante”, ossia si porta il denaro alla banca e senza far nulla questa carta moneta ne produce altra.
Come gli antichi sacerdoti dell’antichità fingevano che i loro Dei creassero qualcosa (con grande stupore e gaudio dei credenti) così la ricchezza creata dall’interesse è solo carta moneta stampata nelle banche centrali; il denaro virtuale produce solo interesse virtuale.
Negli studi fatti dagli economisti a cui aspetta il compito di curare il crescere di questa ricchezza virtuale, si è riscontrato come non si può stampare la carta moneta a volontà, altrimenti si crea svalutazione e conseguentemente si genera mancanza di fede verso la medesima.
Allora si è dovuta creare un impedimento all’accumulo della carta moneta in mano o a disposizione bancaria dei cittadini: Si è creata la Borsa. Senza la Borsa la ricchezza virtuale sarebbe già crollata.
L’attività manifatturiera negli ultimi due secoli creò gruppi operativi nei campi più disparati, in seguito queste attività ebbero necessità di denaro per svilupparsi e lo chiesero in prestito.
Il prestito aveva due difetti, occorreva poi renderlo e correva inesorabilmente l’interesse, in questo modo si creava nuova ricchezza virtuale per le banche.
L’idea fu di stabilire come le attività potevano avere la loro proprietà suddivisa in azioni e chiunque poteva comprarle. In tal modo l’acquirente e possessore aveva il vantaggio di soddisfare il proprio orgoglio di possedere qualcosa; la proprietà di una entità fornente sicurezza di non essere soggetta ad una svalutazione, inoltre invece di percepire un interesse, la rendita assumeva all’atto pratico l’aspetto di una suddivisione degli utili. Il sistema bancario non aveva più l’obbligo di inventare gli interessi.
Dove era la grandezza dell’idea?.
Chi acquista azioni trasforma la carta moneta posseduta in un atto di proprietà: Nel momento di questa trasformazione l’acquirente concettualmente continua a credere di possedere il valore di una somma di carta moneta, ma invece ha solo un documento: Quando vuole ritornare a possedere carta moneta deve trovare qualcuno desideroso di trasformare la sua carta moneta in un documento e deve vendere al prezzo di mercato come ogni bene.
Questo è un problema, allora per rendere questa acquisizione di documenti di proprietà appetibile si cerca in continuazione di adoperare un sistema di variazioni del prezzo che talvolta permette di vendere il documento ad un prezzo superiore a quello pagato.
Ecco perché la Borsa viene giustamente considerato un mercato, ogni giorno calano od aumentano i prezzi. Con questa altalena si possono raccogliere guadagni enormi, ma principalmente si mantengono prigionieri i cittadini a dei pezzi di carta di cui il potere non risponde.
Per poter effettuare degli utili enormi, rappresentanti la giusta raccolta di ricchezza che dei testoni di cittadini non hanno voluto spendere in beni di consumo, occorre colpire saltuariamente il valore di questi documenti-azioni. Ogni giorno avviene questo rastrellamento , tuttavia si cerca di non colpire totalmente i vari patrimoni trasformati in documenti dai cittadini allettati di compiere il colpo finanziario.
Allora si consiglia ai cittadini di comperare azioni di diverse società, quando una di queste entra nel giro di essere depauperata del suo patrimonio, i cittadini non perdono tutto ma continuano ad essere fiduciosi e continuano a portare la carta moneta al cambio con documenti.
Con il sistema della Borsa vi sono milioni di cittadini convinti di essere ricchi mentre hanno nulla in mano, solo il mercato determina in quel momento la loro ricchezza virtuale apparente.
Si dice che la Borsa sia un gioco, ed è vero, però non è come gli altri giochi (roulette, lotto, totocalcio ect.). In questi giochi quando si perde si perde tutto e si deve incominciare da principi, nel gioco della Borsa invece non si può perdere tutto ed i giocatori non si ritirano ma continuano. Gli altri giochi sono considerati o un divertimento od un rischio senza contropartita mentre il gioco in Borsa deve conservare la sua regalità religiosa e tenere legati i cittadini.
Chi possiede azioni deve sempre essere disposto a perdere qualcosa in qualche parte del suo patrimonio a secondo le decisioni del potere.
Il potere si esercita nell’immaginario collettivo come un atto sessuale, il proprietario di azioni si può paragonare ad una odalisca in un harem in attesa della decisione del sultano, speranzosa di far breccia nel potere finanziario.
La ricchezza virtuale ha creato benessere, comunque è sempre una religione e come tale se desidera avere dignità deve fare delle promesse assurde, pertanto spettacolari e conseguentemente più facili ad essere credibili.
Nell’evoluzione di prendere coscienza di se stesso, l’uomo si rese conto come la propria salute ed il proprio benessere fisico sono il fondamento della sua esistenza.
Se la salute è un bene primario ed essendo la sua esistenza una entità aleatoria non ben classificabile, perché non dare la colpa dei mali ad un qualcosa?. E se qualcuno difende l’uomo da quella cosa chiamata male, in effetti non fornisce qualcosa in difesa di un bene primario?.
Nascono in tal modo le religioni, esse si basano sul prodotto del bene consegnato come promessa.
Purtroppo il bene elargito dalle religioni, per la regola dei grandi numeri, non sempre dava il risultato promesso e creava una continua concorrenza ed una enorme lotta basata sulla denigrazione tra i vari filoni religiosi. Allora per evitare definitivamente tutte le contestazioni, la sostanza data dal richiedente(in principio si chiamava sacrifico ed in seguito obolo) fosse pagata con promesse di bene nel momento in cui il richiedente non potesse rendersi conto del non corretto scambio, ossia dopo la morte
A fronte sacrifici, oboli, sudditanza l’uomo accetta il pagamento dopo la morte in modo da non poter più verificare la promessa.
Questa grande conquista del pensiero è stato il massimo dell’apoteosi del pensiero mercantile, dare oggi e qualcuno pagherà quando non si può più riscuotere.
La serietà delle religioni, applicanti questa impostazione, era inattaccabile infatti nessuno dopo morto è ritornato a reclamare perché i patti non sono stati osservati: Questo principio prendere adesso e pagare poi è usato dal potere odierno.
La ricchezza virtuale deve avere un ancoraggio con la realtà, i beni creati, prodotti ed usati sono il corso della linfa in cui essa naviga.
L’uomo deve produrre di continuo, ma la ricchezza non ritorna al produttore: Occorre tuttavia di fronte a questo sacrificio dell’uomo promettere qualcosa: Non si può promettere ad un uomo, impegnatosi di sua spontanea volontà, un benessere dopo la morte perché questa promessa è già appannaggio delle religioni attualmente ancora fiorenti.
Con la teoria “dopo di me il diluvio” allora si è pensato come il sacrificio di chi opera per produrre la ricchezza virtuale sarà compensato in modo mercantile in prossimità della morte ossia vicino alla vecchiaia.
E’ creato in tal modo il concetto della pensione. Tale concetto è molto sentito, l’ideologia socialista è riuscita con un immane lavoro a distruggere i popoli, ossia la famiglia; questa distrutta ha meno figli e per non creare la preoccupazione per la mancanza del loro sostegno si è proposta la pensione.
Oggi i mancati padri si sentono sereni, sono convinti che il potere penserà a loro nella vecchiaia.
Infatti non avendo più necessità dei figli questi non vengono allevati nella lingua dei propri avi ma con la lingua imposta dal potere. Si allevano i figli non per la famiglia e per la società ma per il mondo virtuale del potere.
La religione della ricchezza virtuale sta rischiando molto “ prendo oggi ti pagherò quando sarai vecchio” è allo sfacelo.
Le religioni sono maggiormente corrette, non hanno mai pagato le loro promesse, e per onestà affermano che il creditore del bene, dopo morto, non avrebbe il premio dalla Chiesa ma da Dio (ossia da un altro).
La ricchezza virtuale invece è nei guai, potrebbe non ottemperare alle sue promesse ma cesserebbe la credibilità nella medesima: Per fornire credibilità alle aspettative della pensione vi sono due sistemi.
Vi è il sistema che lo Stato o gruppi finanziari raccolgono il denaro dei cittadini promettendo loro la pensione e conseguentemente sono obbligati a conservare questa ricchezza almeno virtualmente sui bilanci.
Questo crea un vantaggio a coloro che gestiscono questa marea di denaro per operare secondo i fini del potere. Però queste società amministratrici non possono conservare la ricchezza ricevuta in carta moneta. La ricchezza virtuale non può arrivare allo scopo per cui è stata creata se vengono mantenuti depositi di carta moneta, anche solo in modo contabile, in quantità mostruose.
Le società pertanto sono obbligate a tramutare la carta moneta in beni immobili. Questa operazione deve avere un limite perché i beni immobili possono rallentare, in caso di fallimento necessario, la chiusura delle società. Il vero compito delle società di raccolta dei ratei pensionistici è di investire in azioni, in tal modo sostengono il mercato muovendosi in aiuto al progetto finale.
La varietà immensa di azioni può permettere delle continue perdite pilotate dal potere senza creare il panico. Infatti le perdite vengono bilanciate da eventuali pilotati aumenti. Questo sistema di accumulo diventerà così mastodontico da essere incontrollabile. Però queste società elefantiache hanno il vantaggio che quando si vorrà ad arrivare ad un crack totale esse, con il loro tonfo, agevoleranno il progetto.
Nessun sistema economico può sopravvivere con società proprietarie sulla carta di immensi depositi dovuti ai ratei di centinaia di milioni di cittadini, anche se il loro fallimento toglierà il credito della pensione a tutti.
Questo sistema di accumulo ha il compito di sostenere, attraverso l’acquisto di azioni, l’economia e la produttività. Il denaro viene subito speso in modo da essere tolto dalla circolazione e porta il vantaggio di sostenere l’economia; se questa è brillante maggiormente è credibile ed importante la carta moneta a cui fa riferimento.
Vi è anche un altro sistema di amministrare il denaro ricevuto dai cittadini come rateo per assicurarsi la pensione.
Il metodo consiste nel raccogliere la carta moneta depositata e subito spenderla per pagare le pensioni in corso, questo sistema ha permesso da parte di chi dirige i conti di usare, sciupare, defraudare, sperperare, regalare enormi quantità di denaro quando molti erano a pagare i ratei e pochi quelli che usufruivano della pensione. Questo sistema è più onesto perché quando il sistema crollerà non sarà tutto sciupato ma tanti ne hanno approfittato prima, convincendosi di vivere nell’Eden terreno. In questo modo si ha il vantaggio, attraverso lo sperpero a pioggia del denaro raccolto, di convincersi dell’esistenza di un sistema economico florido.
Il disegno finale è di rendere tutti schiavi, conseguentemente i cittadini devono essere privati di ogni possibilità di possedere in futuro qualcosa.
Primo bisogna evitare che si continui con il possesso dei terreni. Questi non avranno più valore perché la loro produttività non sarà competitiva sul mercato e perché il tipo di cultura intensiva verrà portata ad una situazione di nullità. La produzione non avverrà per tre principi: aumento procurato di insetti che colpiranno i raccolti, tipi di veleno banditi, sementi ibride. I terreni quando vengono ad essere usati per opere immobiliari diverranno proprietà automatica dello Stato.
Secondo evitare che il cittadino possegga immobili: Quelle abitazioni fatte all’americana dove abbonda il legno sono di breve durata, gli altri immobili verranno inglobati dai gruppi di potere, che al momento del tracollo economico, dimostreranno di essere creditori per un valore immane verso i cittadini. Quando gli Stati in queste condizioni per sopravvivere dovranno azzerare i loro debiti, gruppi di potere si accolleranno i debiti con le ricchezze immobiliari del paese. Non si potranno dare, come garanzia, le azioni perché il loro valore dipende dal mercato e pertanto sono a rischio.
Le azioni in un momento di crollo dell’economia rimarranno senza valore perché le società non potranno avere un riscontro economico. I crediti obbligazionari non potranno essere onorati perché valorizzati in un valore monetario inesistente.
La carta moneta non esisterà dopo il 2020, esisterà solamente quella elettronica ed in un attimo si potranno cancellare tutti i conti del mondo.
Le banche in questa situazione falliranno, esse però attualmente possiedono ancora dell’oro come ricordo del fondo monetario, conseguentemente le banche attualmente vendono il loro oro con la scusante di essere anacronistico il possesso del metallo di fronte all’abolizione da oltre mezzo secolo del Golden Standard.
Da decenni le banche non acquistano gli immobili dove sono ubicate le loro filiali. La scusante consiste che affittando i locali vengono a cessare i problemi di gestione, diventa difficile a comprendere perché si affittino i locali e non vengano comperati considerando le cifre enormi spese per adattarli ad essere funzionanti. Tali locali sono in possesso a società che non possono rispondere dei fallimenti bancari.
L’oro sarà in possesso dei cittadini perché le banche se ne saranno sbarazzate prima, ma dato che tutte le operazioni economiche avverranno negli ultimi tempi, prima del tracollo economico, con la moneta elettronica, l’oro servirà per compiere azioni commerciali fuori dalle regole.
Il potere gestendo tutte le operazioni illegali sarà il collettore di raccolta e l’ultimo depositario dell’oro arrivato per caduta libera verso l’illecito.
Ogni Stato è indebitato ed il debito pubblico è garantito dai cittadini con i loro beni.
Gli Stati non hanno la possibilità di effettuare debiti capillari, allora tutte le società di servizi e gli enti pubblici rastrellano continuamente con debiti il denaro per raggiungere, insieme col potere centrale, un debito enorme.
I cittadini non devono possedere ricchezza, pertanto i beni immobili saranno presi con le tasse, il denaro depositato in banca verrà congelato (Argentina), il tutto sarà facilitato perché una enorme parte della ricchezza virtuale dei cittadini è già stata trasformata in documenti di proprietà di società che rimarranno in piedi solo fino al momento voluto.
Inoltre affinché non esista alcuna sacca di ricchezza i cittadini singolarmente, a secondo della loro condizione economica vengono spinti ad indebitarsi per compiere il loro dovere di consumatori, impegnando i loro eventuali futuri guadagni.
Negli Stati dove esiste una maggiore cultura di sfruttamento, vedi Italia, si è riusciti attraverso il sistema pensionistico a vendere i propri figli.
Con l’attuale sistema pensionistico i cittadini sono convinti di accettare che il lavoro creato dai figli verrà impegnato a pagare i debiti pensionistici dei padri.
I passaggi per arrivare a questo sono molteplici, il primo è quello di togliere la carta moneta.
Se il denaro è un Dio, non è giusto che sia rappresentato da un pezzo di carta, ma il Dio dovrà esistere solo in modo elettronico nel mondo virtuale dove già opera Internet.
La moneta diventerà E-money, una scheda di plastica, del tutto simile alle attuali carte di credito con incorporato un microprocessore dello spessore della carta in grado di immagazzinare e conservare un numero enorme di informazioni. Con questo strumento sarà possibile effettuare tutte le transazioni oggi affidate alle banconote, inoltre funzionerà da carta di identità, di tessera sanitaria con la cronistoria clinica, da fedina penale, da scheda telefonica, da mezzo elettorale.
La Commissione Statale degli Stati Uniti, la quale presiede alle comunicazioni ha posto allo studio un sistema di fornire ad ogni cittadino un numero telefonico individuale che avrà per tutta la vita.
Ogni statunitense sarebbe così rintracciabile in ogni momento grazie ad un microprocessore da portare addosso in forma di cips da inserire sotto la pelle. Trasferendo le funzioni della carta magnetica E-money dentro al cips sotto la cute si ottiene il metodo del potere assoluto.
Ogni uomo sarebbe controllato totalmente nelle operazioni economiche, verso chi le compie e sarebbero monitorati tutti i suoi spostamenti. Questo cips sottocutaneo è sotto il controllo della Commissione delle Comunicazioni, diventa logico pensare come il suddetto cips potrebbe servire per dare ordini palesi o sublimali ai cittadini.
Il cips della E-money sotto la pelle sarebbe il trionfo della realizzazione delle religioni, la comunione totale del Dio attuale (denaro) con l’uomo, l’aspirazione di secoli da parte dei teologi e filosofi.