lunedì 19 maggio 2008

Trenta anni dopo

I corsi e i ricorsi

Con il Regio Decreto del 15 marzo 1946 usciva alla luce un primo documento ufficiale sul rapporto tra la Mafia e il potere romano circa la suddivisione del territorio italiano da poco occupato dagli eserciti degli Alleati vincenti la guerra.
Era un mattone nella creazione di quello Stato Federale che vedeva nel Sud il consolidamento e l’ufficializzazione del potere mafioso e dei suoi collegati mentre si confermava il potere romano sul resto del territorio della penisola, comprendente anche la colonia della Padania.
Il patto è ancora in vigore grazie ad un segreto accordo di spartizione, quasi scimmiottando con una minimalissima imitazione il trattato di Yalta riferente allo Stato italiano, accordo attuato nel dopoguerra e che trae la sua origine dal manifesto del MIS del 23 luglio 1943.
Da quel trattato lo sfruttamento economico fiscale del Sud fu appannaggio della Mafia e delle associazioni collaterali, mentre lo sfruttamento della colonia della Padania venne dato in totale appannaggio al potere romano.
Attualmente il trattato è ancora in funzione.
Il governo sullo Stato italiano nel dopoguerra avvenne attraverso la democrazia e la creazione di partiti.
Questi ebbero il loro momento aggregante nelle ideologie.
Precisamente, messe al bando le ideologie nazista e fascista, avendo i loro sostenitori perso la guerra, si applicò la suddivisione ideologica delle popolazioni abitanti nella penisola italiana in due parti secondo i canoni della democrazia liberale. Il tutto si ottenne usufruendo la ideologia mardokaista e la pressione religiosa cristiana.
Le due correnti furono manovrate intelligentemente, il loro punto di riferimento culturale e ideologico era così forte da mettere in sottordine l’importanza della realizzazione dei programmi di riforme che teoricamente si assumono i partiti nei sistemi democratici occidentali.
La trasformazione dei partiti in contenitori fideisti permise la creazione di una classe politica che, nascondendosi dietro a questa forte pressione culturale, si poté trasformare in un contenitore e rifugio di personaggi ricercanti solamente il vantaggio economico per se e per i propri clienti, amici collegati e sostenitori.
I partiti si trasformarono, dietro il paravento culturale, in bande di signori della guerra e grazie alla patente di corsa, ottenuta attraverso il rituale delle votazioni, iniziarono una depredazione sistematica dello Stato.
Tale depredazione doveva anche soddisfare le richieste finanziarie sempre crescenti dello stato federale del Sud appartenente alle organizzazioni mafiose.
Agli inizi degli anni ’70 nel Nord incominciò a farsi sentire la pressione messo in atto dopo la rivoluzione fiscale che ebbe la sua punta visibile nel passaggio dal sistema IGE a quello dell’IVA.
Nei territori del Nord incominciavano a serpeggiare segni di insofferenza e sparuti gruppi di difensori della cultura popolare alpina incominciarono ad ottenere dei consensi.
Era la popolazione che, per difendere i frutti del proprio lavoro, non avendo un punto di riferimento lo aveva trovato dietro alla difesa etnica della propria cultura.
Ossia la difesa della cultura diventava un momento aggregante per la difesa economica.
In quel decennio iniziarono a sorgere dei gruppi che iniziarono a pensare di trasformare questo posizioni culturali etniche in momenti di aggregazione politica.
Il passaggio da momento culturale a politico ebbe il suo avvio causa l’accordo di Osimo il 10 novembre 1975. In quel trattato si sancì la cessione di una parte del “Territorio libero di Trieste” alla Iugoslavia.
Per il suo contenuto il trattato venne avversato dagli esuli di quelle terre, ma principalmente era avversato in quanto diminuiva lo spazio vitale della città di Trieste, non dando delle corrispettive compensazioni alla città.
Questo determinò una alzata di scudi della popolazione triestina che iniziò una pressione politica sul sistema romano incurante di quel territorio, essendo il medesimo inglobato nella colonia padana e pertanto considerato zona di sfruttamento senza diritti.
La situazione creata determinò l’aggregarsi del consenso della popolazione triestina e questa il 25 giugno 1878, con una lista detta del “ Melone”, ottenne 18 consiglieri alle elezioni comunali della città. Inoltre nelle votazioni politiche del 3 giugno 1979 ottenne con 65505 voti un rappresentante al parlamento.
Grazie a questo, secondo la legge elettorale allora vigente, la lista del Melone aveva la possibilità di presentarsi a tutte le votazioni dalle comunali alle europee senza raccogliere le firme di presentazione. Tale lista per intimorire lo Stato italiano minacciò di allargarsi cercando di aggregare tutti coloro che nel Nord professavano il pensiero politico dell’autonomia o dell’indipendenza. Questi gruppi iniziarono a trovare il consenso nella popolazione perché questa vedeva nel progetto la possibilità di tagliare il cordone ombelicale, economicamente oppressivo, determinato dal potere centrale romano.
Alla fine degli anni ’70 era chiaro che questo vento di rivalsa del Nord avrebbe avuto uno spazio enorme.
Gli statisti italiani compresero che la forma politica di contrapposizione tra mardokaismo e cristianesimo avrebbe portato alla rovina economica del sistema.
Occorreva annullare la lotta ideologica in una forma assembleare costituente e trasformare i partiti, da bande di rapinatori, in gruppi propositivi.
Per ottenere questo processo era necessario che le due correnti egemoni politiche si accordassero ed in breve tempo si iniziasse un risanamento morale della politica. Il fautore ed ideologo di questo processo fu il grande statista meridionale Aldo Moro.
La sua incessante opera portò a convincere il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana ad accettare una forma di consociativismo, già praticato in modo oscuro nella suddivisione delle depredazioni allo Stato, che doveva formarsi in un sistema propositivo di riforme assumendo un aspetto di nuova costituente. Questo processo aveva due ostacoli. In primo gli Stati Uniti che non potevano permettere ad un territorio, da loro conquistato ed occupato, di avere al governo un partito sovvenzionato economicamente in modo continuativo ed enorme dalla Unione Sovietica, potenza antagonista.
Il secondo ostacolo era la classe politica che vedeva in questa operazione di consociativismo, un danno economico per la categoria che dal dopoguerra si era formata e si stava trasformando in casta.
Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, che avrebbe dovuto concretizzare una nova forma di affrontare la politica, attraverso un velato consociativismo in modo da risanare il comportamento politico italiano, Aldo Moro veniva sequestrato da un gruppo armato dichiaratosi appartenente alle Brigate Rosse, gruppo operativo semimilitare che svolse molti operazioni politiche in quegli anni.
L’operazione militare chirurgica che portò al sequestro di Moro mise un freno alla operazione da lui ispirata e dopo 55 giorni venne ucciso. Come monito ai partiti, che volevano intraprendere una strada di ricerca morale e propositiva della politica, il corpo di Moro fu ritrovato nel cofano di un automobile parcheggiata emblematicamente vicino sia a Piazza del Gesù dove era la seda della Democrazia Cristiana sia a via della Botteghe Oscure dove era la sede del Partito Comunista italiano.
Il chiaro messaggio politico interruppe il procedere del progetto, sfruttando anche le forti resistenze passive determinate da molti politici che stettero in posizione di non attivismo nel cercare di risolvere la situazione del rapimento, essendo contrari alla svolta di Moro.
La drastica fermata al disegno di Moro determinò il continuare ed ingigantire del sistema di depredazione politica della economia. Per limitare i danni visibili del saccheggio si iniziò, attraverso successivi governi, ad incrementare esponenzialmente il debito pubblico permettente che lo sperpero del denaro pubblico non si appoggiasse sull’esclusiva imposizione fiscale.
La continuazione dell’assorbimento delle ricchezze prodotte dal Nord avrebbe determinato una rivalsa delle popolazione settentrionali soggette ad un forsennato e crescente saccheggio fiscale.
Si creava il pericolo che questo determinasse un tentativo di ricerca di una nuova via politica da parte dei cittadini del Nord.
Uno dei primi a pensare a questo problema fu Andreotti che, in una delle sue solite taglienti battute, indicò la via per fermare tale sviluppo politico con la frase” per fermarli comperateli”.
Andreotti risente di quella mentalità latina in cui si ha la sensazione che tutto è corruttibile e pertanto facilmente conducibile.
Ma questo non era possibile data la miriade di gruppi che perseguitavano la libertà anche fiscale del Nord. Tuttavia il pensiero andreottiano fu applicato, ne fu esempio l’affare, dopo oltre dieci anni, dei 200 milioni. Ossia denaro dato senza essere richiesto ma come facente parte di un automatico processo autonomo di condizionamento politico.
La mentalità latina del condizionamento finanziario avrebbe potuto risolvere solo parzialmente il contenimento dello sviluppo dei gruppi politici che avevano abbandonato il filone ideologico ed assorbito il filone della liberazione economica delle popolazioni del Nord.
Le forze occulte, settarie e retrologge che avevano creato dal nulla lo Stato italiano, presero in mano la situazione ed invece attuarono un progetto fornente maggiori garanzie. Solo attraverso il settarismo si avrebbe potuto fermare questa esplosione di consenso.
Fu un lavoro enorme.
La situazione sfuggiva di mano. Alle votazioni politiche del 26 giugno 1983 in Veneto la Liga Veneta ottenne un parlamentare. La possibilità di presentare liste ovunque era aperta. L’unico vantaggio per il potere centrale romano era che tale movimento aveva il nome troppo radicato in una sola regione e pertanto non facilmente accettato in altre zone del Nord.
Le forze occulte pensarono di creare un movimento che fosse unico e centralizzato e rispondesse a tutta la zona dove il malessere per lo sfruttamento poteva allargarsi.
I vari movimenti emergenti vennero aspettati al varco alle elezioni politiche del 14 giugno 1987.
Non si dovevano creare martiri o azioni violente, ma i movimenti, la cui dirigenza non forniva garanzie di saper gestire i loro elettori in modo da non mutare alcunché, vennero limitati con delle scissioni, che fornivano la giustificazione di non permettere di superare lo scoglio per ottenere una rappresentanza in Parlamento.
In una cittadina piemontese di una vallata alpina fu fatto l’accordo per i secessionisti di due movimenti: quello piemontese e quello veneto e conseguentemente a questi smembramenti ambedue alla votazioni, per pochissime migliaia di voti, non raggiunsero il risultato.
Automaticamente un solo gruppo ottenne di avere due rappresentanti nelle istituzioni romane e grazie a questo, divenne il perno centrale per mettere le basi dell’unione di tutti i gruppi che perseguivano la rivalsa del Nord contro lo sfruttamento intensivo romano. La classe dirigente di questa unione, che si addossò tutte le richieste del Nord, venne condizionata e in tal modo, a partire dal 1987 per un ventennio si determinò il contenimento delle rivendicazioni della colonia.
Questo gruppo dirigenziale fu sempre attento, ad ogni aumento del consenso polare al progetto sostenuto, di produrre delle situazioni negative affinché contenere i voti e tenere il tutto entro i limiti desiderati dal potere centrale romano.
La scarsa ricercata rappresentatività del partito ha permesso per molti anni la giustificazione circa la impossibilità di raggiungere alcuna riforma.
Questa operazione monopolista delle aspettative del Nord venne cementata attraverso la legge elettorale del maggioritario attuata il 4 agosto 1993 in seguito al referendum del 18 aprile del medesimo anno. Tale legge impedì il sorgere di qualsiasi altro movimento che potesse occupare lo spazio lasciato libero dall’oculato autodimensionamento del partito creato dal potere romano per gestire la colonia padana.
Da quel momento i partiti tradizionali, passato il pericolo di dover iniziare quel cambiamento che era stato sostenuto da Moro, continuarono con maggior lena la loro opera di saccheggio.
L’unico problema era di sostenere la dirigenza del partito predisposto a gestire la questione coloniale settentrionale.
La classe politica poté con tranquillità attendere alla propria trasformazione definitiva in casta.
L’impunità derivante dalla consapevolezza che il partito del Nord aveva organizzato la sua esistenza su basi culturali settarie, rendendo pertanto inamovibile la sua dirigenza in grado di bloccare qualsiasi contestazione da parte dei coloni del Nord, permise un lassismo nella classe politica romana e un degrado morale nel gestire le ricchezze dello Stato in modo abominevole.
Tale situazione però andava a scontrarsi con gli interessi della globalizzazione decisa ad unificare l’Europa considerando come la sua occupazione militare da parte dei poteri conquistatori nell’ultima guerra, diventava sempre più onerosa e ingestibile.
L’unione economica europea, basata sulla moneta dell’euro, ha necessità che la parte occidentale del continente si identifichi in leggi economiche comuni. Pertanto l’assurdo comportamento economico da quarto mondo dello stato italiano, in merito alla situazione del debito pubblico, non può più essere tollerata, in quanto diventa un cattivo esempio di emulazione per la comunità europea.
Conseguentemente i poteri forti economici europei hanno dato l’ordine di incominciare a limitare gli sperperi di Stato per rendere sana l’economia italiana. Parzialmente questo si ottiene riducendo drasticamente quella infinita corte dei miracoli formante il corollario alla partitocrazia.
Tuttavia non si può diminuire l’esborso fiscale ed allora, dovendo continuare nello sfruttamento delle popolazioni già soggette allo sfruttamento, si deve ricominciare dal 1978.
Per prendere provvedimenti impopolari per compiere questo gesto è necessario coinvolgere tutte le forze politiche presenti nel parlamento. Allo scopo attraverso una legge elettorale, adibibile a molti usi, nel Parlamento i gruppi politici si sono notevolmente ridimensionati come numero. In tal modo si riduce il numero di quei partiti che, per crearsi uno spazio elettorale, devono gestire il dissenso creandolo e sostenendolo.
Dopo 30 anni si ritorna al progetto di Aldo Moro. Come allora però continua ad essere vivo, anzi maggiore, il problema della colonia del Nord.
Tale problema continua perché mentre nel 1978 il taglio degli sprechi partitocratici avrebbero determinato comunque una diminuzione dello sfruttamento fiscale, oggi questo ripulisti non porta vantaggi alla popolazione ma serve solamente a non aumentare il valore reale del debito pubblico, e raggiunto questo obbiettivo occorre iniziare a calarlo.
Pertanto la situazione di malcontento del Nord continuerà ad essere critica.
Solamente la Lega può riuscire a continuare a limitare ed addormentare le rivalse settentrionali.
Il nuovo ciclo storico è iniziato.
Occorre spostare l’attenzione del Nord dal problema fiscale al problema dell’ordine pubblico determinato ed individuato nell’invasione di extracomunitari.
Intelligentemente attraverso un assurdo comportamento di lassismo della magistratura si è creato una nomea mondiale che nello Stato italiano esiste una grande impunità. Questo ha invogliato il sopraggiungere da tutte le parti di persone convinte di poter vivere senza regole.
Questo ha determinato una situazione di paura che permette alla lega di avere una scusante sulla non possibilità di attendere alla diminuzione dell’oppressione fiscale, agendo sulla tensione alimentata verso gli stranieri e creando momenti fasulli di riduzione della paura dei cittadini.
Non è possibile per il potere romano creare un nuovo partito per gestire il Nord appena la lega dimostrerà che giammai risolverà il problema dello sfruttamento, pur potendolo essendo entrata vittoriosa nella stanza dei bottoni.
Come trenta anni or sono, in meno di un decennio, è stata messa la base per la creazione della lega che ha permesso lo sfruttamento continuando ad alimentare false speranze, così potrebbe essere in cantiere un nuovo movimento che ne ripeta le gesta.
Processo difficile in quanto ormai nel sistema sociale sono conosciuti tutti coloro che si sono avvicinati alla lega nei modi, nei tempi e nei periodi più svariati:Diventa problematico costruire una altra classe credibile con a capo un altro uomo della provvidenza che riesca a ripetere l’imbambolamento operato finora dalla lega.
In questi anni non si sono potuti creare personaggi adatti alla bisogna. Chiunque avesse la predisposizione o per denaro o per settarismo di avvicinarsi alla categoria dei servi del potere romano è conosciuto.
Momenti difficili per la partitocrazia di trovarsi un nuovo movimento che protegga il potere romano dalle richieste del Nord.
Pertanto la partitocrazia deve fare con quanto costruito da decenni e sperare che questa riesca a continuare a fermare le rivendicazioni settentrionali.
Ma il sistema economico è al collasso, e non è la finanza creativa dei governi presenti e futuri che potrà risolvere i problemi.
La morte del sistema attuale è imminente.
Davanti vi sono due strade: o la liberazione del Nord dalla situazione di colonia oppure, causa le sommosse popolari, si venga ad un governo in cui l’esercito è la parte persuasiva del sistema.

sabato 17 maggio 2008

Modifiche legge elettorale europea

Per la legge elettorale europea sarebbero necessarie alcune modifiche:


Possibilità di una sola preferenza
Nessun sbarramento numerico in percentuale.
Lo sbarramento si deve verificare permettendo l’assegnazione dei seggi a quelle liste che raggiungono il quorum intiero per ottenere almeno un seggio in una qualsiasi circoscrizione elettorale.
Nessuna possibilità di apparentamento

Delucidazioni sui calcoli per la assegnazione dei seggi alle liste.

In ogni circoscrizione si sommano tutti i voti validi e questi vengono divisi per il numero di seggi attribuiti per legge alla circoscrizione elettorale medesima.
Il risultato ottenuto, considerando solamente la parte intera, rappresenta il divisore elettorale circoscrizionale.
Il numero di voti validi di ogni lista in una circoscrizione elettorale vengono divisi dal divisore elettorale circoscrizionale corrispondente.
Solo le liste, che in questa prima operazione hanno ottenuto in almeno una circoscrizione elettorale un quorum uguale o superiore all’unità, possono partecipare all’assegnazione dei seggi a livello nazionale.
Vengono sommati i voti validi a livello nazionale di tutte le liste a cui possono essere assegnati dei seggi.
Questa somma viene divisa per il numero dei parlamentari europei assegnati allo stato italiano, il risultato ottenuto senza decimali viene denominato il quorum elettorale nazionale.
La somma dei voti a livello nazionale di ciascuna lista, ammessa all’assegnazione, viene diviso per il quorum elettorale nazionale e si ottiene il numero intero di seggi da assegnare alle liste medesime. I seggi rimasti vengono assegnati ai migliori resti calcolati con cinque cifre decimali.
In ogni circoscrizione elettorale si sommano i voti validi delle liste che hanno il diritto di avere attribuiti dei seggi, e vengono divisi per il numero dei seggi che la circoscrizione elettorale medesima ha assegnati per legge.
Il risultato ottenuto è il reale divisore circoscrizionale.
In ogni circoscrizione si dividono i voti delle liste ammesse al riparto dei seggi per il reale divisore circoscrizionale e si ottiene il numero intero dei seggi da assegnare. Quelli rimasti si attribuiscono ai resti migliori (cinque cifre decimali).
Per ogni lista si sommano tutti i seggi che sono atti assegnati a livello circoscrizionale e si confrontano con il numero dei seggi attribuiti a livello nazionale.
Nel caso che una lista abbia ottenuto a livello di circoscrizioni elettorali un numero di seggi superiore di quanti sono spettanti a livello nazionale, vengono detratti i seggi risultanti in numero superiore partendo dai seggi ottenuti nelle circoscrizioni con il resto minore e continuando in modo crescente.
Nel caso che una lista abbia ottenuto a livello di circoscrizione elettorale un numero di seggi inferiore di quanti sono spettanti a livello nazionale, vengono aggiunti i seggi risultanti in meno partendo dal resto non usufruito ottenuto nelle circoscrizioni con la cifra maggiore e continuando in modo decrescente. Questa operazione considera che l’aggiunta di questi seggi deve avvenire solamente in circoscrizioni elettorali dove non sono stati risultino tutti i seggi spettanti.

martedì 13 maggio 2008

Che dollari abbiamo nel portafoglio?

Considerazioni sull’articolo “ Quegli strani dollari falsi” scritto da Maurizio Blondet.
In esso si parla di dollari falsi, pressoché perfetti, denominati in codice “ supernotes”.
Falsi con medesima carta, inchiostro e macchina stampatrice identica a quella delle zecche di Stato.
Il tutto viene spiegate con osservazioni non precise, nebulose accompagnate da un dovuto riserbo causa la pericolosità dell’argomento.
Per analizzarlo occorre fare il punto su cosa è il signoraggio.
Le banche centrali stampano le banconote con il costo di 3 centesimi di euro cadauna, poi le consegnano agli Stati e questi forniscono in cambio delle obbligazioni.
A questo punto i denigratori del signoraggio sostengono come le banche centrali guadagnano il valore della banconota in quanto dagli Stati si fanno rimborsare anche la stampa, non solo, ma per l’Euro, unico caso di moneta al mondo, si fanno pagare anche il copyright.
I difensori di questa colossale truffa, rappresentata dal signoraggio, invece affermano come le obbligazioni, non venendo poste nell’attivo nel bilancio della banca, non devono essere considerate come un utile.
E’ vero che tali obbligazioni non sono segnate all’attivo nel bilancio delle banche centrali, però permettono alle medesime di considerarle come un deposito, questo determina la possibilità di concedere dei crediti.
Non solo, con il trattato di Basilea 2, le banche, in linea teorica, possono imprestare fino a 50 volte il denaro che hanno in deposito.
Conseguentemente con il denaro virtuale in cassa e conseguente lecite concessioni di enormi prestiti, le banche possono ottenere degli utili, causa gli interessi, determinando ricchezze incalcolabili. L’unica difesa contro questi accumuli di ricchezza, affinché non creino degli sconvolgimenti, è rappresentata dalle perdite cagionate dal verificarsi delle continue perdite causa insolvenze. Fallimenti non di medio taglio ma di grandi volumi affinché non obblighino ad un superlavoro per contabilizzarli.
Più fallimenti grandi, uguale meno lavoro contabile per giustificarli.
Lo stampaggio delle banconote non crea una ricchezza continua ed inesauribile, perché sarebbe necessario che gli Stati incamerino in continuazione carta moneta, e queste richieste di valuta possono, per ragioni economiche talvolta rallentano.
Considerando come la truffa del signoraggio può durare al massimo ancora per una ventina di anni, si incomincia a pensare di trasformare questa possibilità di creare la ricchezza in presa diretta.
Ossia sostituirsi alle banche e stampare direttamente le banconote. Però l’immissione di un surplus esagerato di banconote determina una inflazione galoppante nello Stato o negli Stati in cui tali banconote hanno corso legale.
Bisogna stampare le banconote, usarle ma non farle entrare nel circolo dello Stato altrimenti in breve tempo salta tutto.
Per il dollaro vi è una grossa facilitazione.
La figura degli USA di potenza mondiale economicamente e militarmente invincibile, crea nell’immaginario della popolazione mondiale la persuasione che il dollaro sia l’unica moneta ad avere un futuro e pertanto essere l’unica da tesaurizzare.
Dato che metà della superficie terrestre appoggia la sua economia su banche e monete fornenti pochissime garanzie, causa la precarietà dei governi, molti milioni di persone tesaurizzano le banconote in dollari. Tesaurizzazione che può momentaneamente determinare dei passaggi causa il commercio spicciolo, ma rimangono sempre al di fuori dei confini degli Stati Uniti.
Queste banconote non creano negli USA aumento di liquidità che determinerebbe in breve tempo, in modo irreversibile, una svalutazione micidiale.
Qualcuno ha pensato di sfruttare questo mercato esterno della valuta americana: emettere dollari falsi.
La moneta falsa non richiede contabilità, controlli, debiti pubblici ma determina solamente pura ricchezza che deve rendere conto a nessuno, comprese le banche.
Se si legge l’articolo di Blondet si comprende che gli inchiostri, la carta, la macchina tipografica sono originali, pertanto i dollari falsi in questione sono stampati negli USA o con il loro aiuto.
Leggendo a fondo si capisce che però queste banconote non circolano negli Usa in quanto sono riconoscibili, e questo non viene spiegato chiaramente.
Ossia i dollari falsi girano solamente fuori dagli USA.
E questo perché?.
Forse perché le macchine che controllano la autenticità delle banconote dei dollari si basano sul controllo cromatico e i dollari falsi hanno gli inchiostri giusti.
Nell’articolo però si accenna a degli errori di stampa. Ossia in modo non chiaro si enuncia che i dollari falsi hanno una qualche imperfezione pressoché invisibile di stampa e su quella agiscono le macchine di controllo negli USA. Ossia macchine che non effettuano solamente il controllo cromatico ma hanno un programma in grado di porre in rilievo la piccola, insignificante e segreta modifica.
Stanno riempiendo il mondo di dollari falsi, si spinge tutti ad essere in possesso di questa moneta e molti milioni di persone tengono fuori del mercato questa valanga cartacea che immessa contemporaneamente creerebbe un crollo economico. Le banconote in dollari, fuori dagli Stati Uniti servono solamente per operazioni commerciali e passano da un possessore all’altro in via diretta.
Quando il tutto sarà maturo vi sarà il crollo e potranno avvenire sconvolgimenti non ancora prevedibili. Ecco una delle cause che permettono all’euro di essere supervalutato, molti hanno compreso e tesaurizzano gli euro. Però anche questa operazione è un imbroglio perché l’euro conserva un alto valore perché sono ormai molti a considerare il dollaro carta straccia.
Ma anche l’euro non è una moneta solida.
Piccolo pensiero: pensare alla Cina con i suoi crediti stratosferici in dollari. .

OSSERVAZIONI.
Quanto detto da Blondet ha una punta di fantascientifico. Potrebbe anche essere vero o non vero.
Se lo è il problema della stabilità mondiale è in pericolo. Se invece è solamente un problema ingigantito potrebbe essere uno delle miriadi di operazioni determinate da una volontà di screditare il dollaro.
Pertanto il problema sia vero oppure creato ad arte, comunque il finale sarà sempre tragico.

venerdì 2 maggio 2008

La lista dei contribuenti

L’elenco visibile in modo totale dei contribuenti è l’inizio di una nuova via politica.
Da circa 150 anni vi sono le ideologie create per dividere e distruggere i popoli.
Ormai il risultato è stato ottenuto, la facilitazione dei trasporti, l’abolizione delle distanze, la ragnatela di potere che avvolge il mondo in tempo reale ha messo le basi per consolidare l’eliminazione dei popoli attraverso la distruzione della loro cultura.
L’ideologia della sinistra aveva potuto portare avanti questo disegno operando coperta dalla facciata determinata dalla lotta tra le persone meno abbienti e chi vive nella ricchezza.
Il pensiero marxista è stato indispensabile per aumentare lo sviluppo del capitale.
La lotta di classe ha permesso maggiori entrate alle classi meno abbienti determinando l’aumento dei consumi e pertanto una maggiore base propulsiva alla ricchezza virtuale. Il consumismo permette la creazione della ricchezza che il sistema bancario gestisce nella sua totalità.
Senza questa spinta i detentori della ricchezza non avrebbero mai intrapreso autonomamente questa distribuzione dell’aumento del potere di acquisto
La famosa lotta tra gli operai e i padroni.
Nel secolo scorso a produrre la ricchezza era la produzione, questa era determinata dalla forza lavoro dei cittadini.
Il commercio dei beni di produzione e di servizio permetteva l’accumulo finanziario.
Oggi però la produzione non crea il capitale e il sistema si basa sulla ricchezza virtuale, il concetto del padrone che sfrutta è diventato obsoleto.
Dovendo morire l’ideologia di sinistra, in quanto ha ottenuto il suo scopo, è consequenziale che muoia la lotta di classe.
Se i popoli devono cessare di esistere è anacronistico continuare a dividerli in classi.
Negli ultimi anni è caduta la molla che determinava lo scontro sociale tra dipendenti e datori di lavoro. Questo tipo di lotta pare appartenente ad un tempo lontano.
Le ideologie, attraverso diverse interpretazioni, hanno creato la possibilità della nascita di innumerevoli correnti di pensiero che servono come maschera per giustificare la formazione di associazioni conosciute con il nome di partiti, atti a depredare le ricchezze prodotte dalla società.
Per far morire queste associazioni e arrivare al partito unico, è servito l’accantonamento della lotta di classe. La lotta è stata spostata verso una nuova formazione di cittadini, categoria non basata sulla ricchezza ma basata sulla possibilità della gestione del potere. Una categoria che intelligentemente, per meglio identificarla, è stata indicata col nome di casta. L’operazione si è risolta in modo eccellente.
I partiti sono stati assunti come unico simbolo di sperpero folle e di ruberie del denaro pubblico; pertanto hanno attirato su di se la indignazione dei cittadini che hanno benedetto la creazione di due soli partiti che però nel lungo cammino del trapasso hanno dovuto ancora avere una appendice.
La casta politica deve assolutamente cercare ridurre gli sperperi ma questo è impossibile, essendo l’esistenza della classe politica coagulata e sostenuta solamente attraverso il furto delle ricchezze dello stato.
Per la partitocrazia è la morte economica e perciò esistenziale se non si aumenta il gettito fiscale dei cittadini. Conseguentemente la sopravvivenza partitocratica si può ottenere solamente aumentando le entrate fiscali.
Ma questa operazione non può più essere risolta dalle istituzioni addette a questo controllo, in quanto non sono più in grado di risolverlo essendo infiltrate politicamente, e conseguentemente hanno un comportamento che lascia a desiderare.
Inoltre per aumentare il gettito fiscale che nel suo insieme è enorme è necessario sollecitare il consenso dei cittadini.
Cosi si evidenzia un nuovo ciclo, i cittadini non più divisi in classi attraverso il censo, ma secondo la loro attendibilità nell’eseguire il proprio compito di esborsatori di tasse.
L’elenco dei contribuenti ha lo scopo di determinare questa caccia all’evasore. Ognuno è a conoscenza di molti cittadini che conducono un determinato tenore di vita non giustificato dalla denuncia fiscale degli introiti.
Con tale distinta si crea un nuovo tipo di odio di classe e contemporaneamente si allarga un sistema poliziesco a livello totale.
L’elenco è arrivato nel momento esatto.
Non si poteva pubblicarlo prima delle votazioni perché avrebbe scatenato una corrente di riprovazione di tutti coloro che non vogliono come i propri affari siano evidenziati ed alla portata di tutti. Inoltre le votazioni erano improntate tra la lotta tra i cittadini e i partiti ed era non maturo ed inopportuno impostare altre divisioni.
Per la pubblicazione della lista è stato atteso che il ciclo determinato dalle votazioni avesse compiuto il suo ciclo. La sinistra è stata distrutta e i suoi voti sono stai divisi una parte nel grande partito ed in parte provvisoriamente nell’ultimo partito rimasto che recita in modo superlativo la parte del difensore dei popoli ossia la lega.
La destra è stata assorbita dal partito azienda e in cambio, per giustificare il suo annegamento, sono stati mandati dei segni calmieratori a chi ha perso il partito con le due nomine del Console romano e della presidenza della Camera dei deputati.
Nella medesima giornata di queste due operazioni è apparsa la lista. Con tempismo, che determina dei giustificati dubbi di combine, il tutto è stato oscurato.
E’ alla portata di tutti (in quanto la distinta è stata salvata) la base per iniziare la lotta all’evasione . Ogni cittadino viene trasformato in un possibile potenziale informatore dello Stato.
Però il potere centrale ha cercato di usare in modo intelligente questa lista per altri usi, secondo la solita moltiplicazione dell’uso di ogni operazione politica. .
Di tutti i milioni di nominativi che sono apparsi, uno solo è stato molto evidenziato, e si è usato la lista come megafono per farlo conoscere a tutti: è la denuncia fiscale annuale di quattro milioni di euro di Beppe Grillo.
Tale notizia, ingigantita dalla diatriba, serve egregiamente per ridimensionare e rendere meno credibile e meno sostenibile la operazione di antipolitica condotta dal comico.
La sua predicazione era servita a condannare i partiti ma ora, ridotti nel numero, non è più di utilità, è iniziato l’operazione per l’offuscamento della credibilità del grillismo.