lunedì 19 novembre 2007

PREDOMINIO


In natura la vita ha in se programmato il sistema della sopravvivenza. Affinché questa si realizzi più facilmente si devono affacciare alla vita esseri in continuo cambiamento: La staticità e l’uguaglianza tipo clonica rende più facile il rafforzamento di situazioni aggressive.
Allo scopo il programma della vita ha risolto il problema della diversificazione determinando la procreazione con l’abbinamento di due esseri in modo tale da formare un numero di combinazioni tendenti all’infinito.
In questo modo le formazioni viventi, hanno sempre uguali basi genetiche, ma sono differenti come combinazioni. La differenza continua determina la creazione di esseri con possibilità di sopravvivenza naturali superiori od inferiori, mai uguali.
La natura si addossa il compito di selezionare gli esseri in modo che i rimasti,al momento, dovrebbero portare con se un bagaglio genetico rivolto al meglio.
La selezione avviene attraverso la perdita della vita degli esseri meno forti, però questo determina un problema non indifferente.
Se la procreazione dell’essere vivente è semplice allora è sufficiente la nascita contemporanea da un solo essere di un numero elevato di discendenti e la natura si preoccupa di effettuarne la selezione.
Il disegno della vita è nato da un programma divino con uno schema unico. Pertanto più l’essere vivente è complesso maggiore è lo sforzo, il tempo e la dedizione per attuare la sua formazione.
Ed allora se il tempo per la possibilità di creare un essere autosufficiente è alto e la dedizione della procreatrice è necessariamente elevato, da non poter dedicarsi contemporaneamente ad un numero elevato di esseri, allora la natura ha predisposto in questi casi la selezione non dopo la nascita ma prima del concepimento.
La evoluzione della creazione è giunta a forme di vita sempre più complesse e questo comporta conseguentemente l’aumento del tempo in cui l’essere giunto alla vita deve dipendere dalla procreatrice.
La complessità del disegno della vita è sfociato ai mammiferi, esseri complessi da non riuscire a svilupparsi completamente all’interno della procreatrice e da essa devono dipendere interamente anche per l’alimentazione iniziale.
L’uomo è un mammifero e la sua progenie segue la selezione degli animali superiori.
Conseguentemente per la selezione la natura ha imposto l’istinto naturale all’essere femminile, predisposto alla vita, a cercare per la procreazione l’unione con l’essere dotato di messaggi indicanti maggior capacità per la sopravivenza.
Nel maschio fornitore della possibilità della variazione genetica la natura ha posto l’istinto di combattere per poter giungere alla procreazione: Allo scopo l’uomo, come tutti gli animali più complessi, è portato a confrontarsi con gli altri per avere il predominio genetico verso la donna. L’uomo per la sua spinta genetica, base stessa dell’istinto delle vita, deve lottare per il sopravvento.
Il desiderio di essere partecipe alla procreazione ha determinato l’aspirazione dell’uomo verso il potere, che nell’immaginario dell’uomo, è la rappresentazione della supremazia sugli altri.
Maggiore è la paura di perdere la supremazia, maggiore è il desiderio inconscio di mantenere il potere, qualsiasi forma del medesimo per continuare l’esercizio, ha necessità di un riconoscimento.
Il potere genetico nell’immaginario umano si era fuso con l’identificazione del comando del gruppo. L’uomo capo e depositario della forza genetico è seguito, in modo naturale, dalle donne propense di averlo scelto come padre della propria prole. Questo è necessario in quanto la donna considera il padre dei suoi figli essere il maggiormente interessato a difenderli nutrirli.
Grazie alla pratica dell’agricoltura, si ottiene un aumento esponenziale delle risorse per la nutrizione, e si formano gruppi sempre maggiormente numerosi. Comunque rimase forte a livello istintivo il concetto del dominio di un uomo sugli altri.
Questo dominio, con l’aumento del gruppo, non si identificava sempre con il diritto di procreazione genetica, in quanto oltre un certo numero di donne un uomo solo non è in grado di fornire la credibilità alle medesime di poter attendere a procurare il nutrimento e la difesa di un numero elevato di figli.
Si perdette l’unicità del dominio genetico ma nei gruppi umani si consolidò il concetto di comando che risultò indispensabile per la gestione del gruppo specialmente quando il numero incominciava già a delineare la formazione embrionale di popolo.
La conduzione di un popolo è anche necessaria ed indispensabile per il miglioramento della qualità della vita, occorre un capo adatto a creare e far rispettare regole comportamentali: La necessità delle regole era indispensabile in quanto l’uomo essendo un essere pensante può mutare il suo comportamento discostandolo dal semplice istinto. Queste diversità comportamentali sorgenti dovevano essere controllate affinché non nocessero alla comunità.
Il potere ha la necessità di un riconoscimento per facilitarne l’esercizio. Tale riconoscimento deve avere una impostazione per aumentare la sua durata temporale creando il minor numero di verifiche della sua validità.
Il potere nell’ambito dell’umanità ha avuto il seguente cammino.
All’inizio esso si identificava nella forza, la quale era il metro per verificare la supremazia. Questo perché la forza era anche l’aspetto esteriore della supremazia del portatore del migliore patrimonio genetico. Però con il crescere dei gruppi umani il potere doveva non essere identificato in funzione della forza ma della capacità di conduzione.
Conseguentemente la scelta del detentore del potere doveva considerare i seguenti requisiti: potere gestibile in modo temporaneo riconoscendo le possibilità di alterazione del metodo comportamentale del capo causa le alterazioni determinate dal tempo, impedire che l’indicazione del potere fosse solamente in funzione della supremazia genetica ma fosse dovuto alle sue capacità intuitive.
Da quel momento ogni uomo, seguendo la spinte ad emergere per una inconscia volontà di affermazione, cercò di avere la supremazia. Essendo l’uomo un essere intelligente egli ha sempre ricorso a questa sua dote per il dominio sugli altri. Tuttavia la ricerca del potere con il suggello dell’indicazione, il consenso e l’accettazione degli uomini del gruppo aveva l’incombenza di impedire ad altri di affermarsi.
Necessariamente per ottenere il potere, specialmente in gruppi numerosi, se non si avevano i requisiti per ottenerlo attraverso il consenso, si ricorreva a creare gruppi ristretti con la credibilità di conferirlo.
La ricerca del potere a tutti i costi portò ad eliminare il concetto della superiorità genetica come elemento qualificante, ma contemporaneamente portò a dare scarsa considerazione alla capacità di conduzione non essendo controllabile sul momento. La possibilità di conferire il potere fu affidata a dei gruppi aventi determinate caratteristiche specialmente quella di essere esperti nel circondarsi di credibilità.
Nei depositari delle forme religiose, la capacità consolidata di creare situazioni di cedibilità era la garanzia di determinare il convincimento della loro autorevolezza nel conferire il potere. Ai tempi dei sumeri il monarca governava, non per merito proprio, ma per incarico del Dio venerato, il potere era di origine teocratico.
In definitiva il potere adiveniva o per eliminazione o menomazione degli avversari (sistema primordiale), o per consenso del gruppo ( i primi sistemi di creazione dei capi della cultura sumera), o per delega di un gruppo ristretto( quello che gestiva la religione).
Contemporaneamente a queste affermazioni del nuovo modo di gestire il potere, nasceva il concetto di ricchezza. Questa è l’insieme di quelle particolarità permettenti di ottenere un migliore tenore di vita e un garantire una più sicura serenità per il futuro per se e per la propria discendenza.
Inoltre la ricchezza determina la possibilità di ottenere più facilmente il potere e questo a sua volta determina ricchezza. Il potere alimenta se stesso.
Da questi pochi concetti chiaramente l’uomo tende al potere per una formidabile spinta ancestrale genetica, ma lo ricerca a tutti i livelli come mezzo per raggiungere la ricchezza.
Questi sono gli assiomi caratterizzanti la storia conosciuta e interpretata.
La ricchezza si ottiene col lavoro, la produttività, la dedizione al sacrificio degli esseri umani. Essi hanno la capacità di trasformare la natura e da essa ricavare mezzi in continua evoluzione modificando in meglio il rapporto umano con l’esterno.
Un capo, maggior numero di uomini ha sottomesso, generalmente ha maggior possibilità di produrre ricchezza, conseguentemente quasi una formula matematica; il numero dei sudditi è proporzionale alla ricchezza prodotta e pertanto sfruttabile.
Questo postulato non è sempre vero. Se il dominio sugli uomini si allargava ed aumentava il numero dei sottomessi, la loro gestione poteva diventare difficile, in quanto non tutti gli uomini si riconoscono nella struttura indicante chi deve gestire il potere.
Il capo oltre un certo limite può sfruttare gli uomini, fuori dalla cultura che lo ha creato, solo attraverso la forza.
Essa è necessaria per assorbire nuove ricchezze quando si procede alla eliminazione dei depredati. Se si vuole continuare nello sfruttamento dei popoli conquistati, questi non devono essere eliminati ma solo ridotti a procacciatori di ricchezza.
Maggiore è il numero della gente sottoposta a sfruttamento, maggiore è il numero degli uomini adibiti a praticare la violenza per convincere i popoli ad essere sfruttati.
Se questo sistema continua allora si arriva al punto in cui i popoli schiavi vengono mantenuti tali da uomini provenienti da altri popoli schiavi e conseguentemente il sistema diventa così precario da non poter resistere.
Tutti gli imperi hanno proseguito su questa via e sono crollati.
Ecco perché la cultura latina non ha eguali.
La cultura delinquenziale di Roma ha avuto uno sviluppo culturale ineguagliabile. Il patrimonio genetico dei predatori fondatori di Roma dediti ai furti di beni e di donne si è perso totalmente, ma la loro cultura resta nei secoli come ispiratrice.
Questa cultura riuscì a far comprendere all’illirico Costantino, come l’impero romano sarebbe crollato perché non si poteva mantenere schiavi i popoli attraverso altri popoli schiavi.
La holding dell’impero romano aveva 900.mila legionari per 20 milioni di schiavi, il costo di gestione era troppo elevato, le spese superavano gli utili e la società dovette fallire.
Occorreva un solo popolo. I sumeri avevano insegnato come ad ogni popolo doveva corrispondere il suo Dio, ed allora se si voleva un solo popolo occorreva un solo Dio.
Un Dio che cancellasse gli altri in modo da essere il rifugio per tutti.
La soluzione era il monoteismo, inventato dagli ebrei incapaci di intuire la grandezza delle possibilità del progetto. Comunque attraverso il monoteismo si poté radunare grandi ammassi di uomini sotto un solo segno di sfruttamento, tuttavia occorreva sempre una serie di intermediari sfruttanti ciascuno la propria zona con diversità nazionalistica, e propensi a fare la cresta sulla ricchezza succhiata.
La Chiesa subentrata all’impero aveva instaurato il nuovo sistema di sfruttamento e snobbava coloro che, pour ambendo di vivere nella sfera degli sfruttatori, non desideravano entrare nei ranghi della Chiesa, perché aveva stretto, dopo il Concilio di Trento, le regole comportamentali del suo clero.
Aumentava il numero dei desiderosi della ricchezza, conquistata per se, senza doverla dividere in una struttura religiosa, che per esistere doveva essere restrittiva.
La Chiesa asseriva: i popoli li ho uniti in una sola religione e me li gestisco
Contro questa affermazione risposero in molti, riuniti talvolta in gruppi segreti per non essere perseguitati, in quanto la Chiesa non scherzava.
La Chiesa continuava a succhiare le ricchezze per se e le proprie strutture, e tali gruppi segreti lanciarono la sfida di creare la ricchezza senza l’aiuto dei popoli, ossia con la ricchezza virtuale.
Si può immaginare quale mazzata è questo nuovo progetto e quali lotte si sono compiute fuori dalla capacità conoscitiva dei popoli per arrivare a questo.
Se il progetto va a buon fine, ed a vedere dai progressi sembra quasi raggiunto l’obbiettivo, non servono più i popoli.

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