domenica 18 novembre 2007

MAOMETTO: (prima parte)


L’ispirazione geniale di Maometto consiste nell’aver intuito la potenza del monoteismo quale mezzo insostituibile di potere.
I sumeri avevano codificato la necessità e l’obbligatorietà di un Dio per ogni gruppo umano come elemento unificante dal punto di vista comportamentale e come elemento di rafforzamento dell’unione di lotta contro le affliggenti avversità sia di origine naturale od umana.
Dalla terra dei sumeri nasce la cultura della creazione del pensiero religioso, il medio oriente è l’origine di tutte le religioni riuscite a sopravvivere alla gestione del tempo ed hanno in se l’autogenerazione derivante dalla capacità conoscitiva dell’inconscio dell’uomo.
L’uomo ha in se il principio della constatazione della propria esistenza e del programma della vita, ma questo grande dono porta con sé la instabilità per la non conoscenza del futuro.
Il dramma dell’uomo è quello di essere consapevole della esistenza futuro ma di non conoscere il suo svolgimento rendendolo soggetto di qualsiasi interpretazione.
Le grandi religioni del mondo sopravvissute sono le monoteiste, tutte le altre religioni non si possono denominare tali perché, per continuare ad esistere, hanno dovuto trasformarsi in filosofia comportamentale.
I fautori delle religioni sono sempre di origine semitica: Abramo, Mosè, Gesù Cristo, Ario, San Paolo, Sant’Agostino sono tutti col dono genetico della cultura semitica.
San Paolo e San Agostino erano solo parzialmente di origine culturale semitica infatti essi adoperarono il loro pragmatismo di cultura nord mediterranea per rifinire socialmente la religione monoteista pur sfruttando la propria capacità intrinseca sumerica-semitica di capire l’essenza della struttura del pensiero religioso. Essi infatti non hanno mai dimenticato la preoccupazione del futuro attanagliante il genere umano.
Abramo fu grande, non solo per merito suo furono messe le basi del monoteismo, ma anche per gli insegnamenti famigliari del padre, un sacerdote con la professionalità di saper leggere, in funzione di auspici, le viscere degli animali sacrificati agli dei. Questo Torah non andrebbe mai dimenticato perché con il suo esempio di padre aveva aiutato Abramo a capire la necessità della religione e quali aspetti culturali erano necessari per parlare con l’intimo dell’uomo timoroso del futuro.
San Paolo fu il primo eretico sumero, infatti, prima della sua predicazione,il concetto era quello di permettere ad ogni popolo avere il suo Dio, ora lui propose: manteniamo un solo Dio e raduniamo i popoli sotto di esso.
Il pensiero sumerico era salvo, però aveva subito una visione globalizzante e assumeva una nuova veste, cambiare tutto per cambiare niente perché le paure dell’uomo non mutano.
Il primo ad aver cercato di applicare politicamente il monoteismo eretico sumero, ossia il Cristianesimo, come unione culturale dei popoli fu il vescovo Donato, anche lui di origine semitica, egli da Cartagine radunò 300 vescovi del Nordafrica per creare una unità di consenso contro Roma.
I popoli o si sterminano o non muoiono mai; dopo oltre quattro secoli Cartagine voleva nuovamente ribellarsi a Roma e Donato aveva capito come il Dio unico, buono per tutti i popoli, poteva formare e determinare una forza politica.
Nel 311 Donato lanciò il suo programma, successivamente Costantino promulgò l’editto di Milano con il virtuale riconoscimento del Cristianesimo.
Costantino si era fatto iniziare al culto del Dio Mitra, questo potrebbe essere un segnale della disponibilità dell’imperatore a entrare in problemi non strettamente di natura tecnico-militare-politica.
Vi è latente un momento di scarsa considerazione verso la cultura latina nel constatare come Roma aveva impiegato oltre 200 anni per capire quale formidabile arma di sfruttamento poteva essere il monoteismo cristiano. Certamente non bisogna parlare del monoteismo ebraico, perché questo è ancora e solo una religione sumera, il Dio vero unico era ridotto allo spazio di un solo popolo.
I romani non avevano mai preso in considerazione il Dio degli ebrei, perché secondo il pensiero pragmatista latino non si poteva dare considerazione ad un Dio onorato da un solo popolo.
E’ vero che si considerava il popolo eletto, ma un popolo, per quanto speciale, non può tenere chiuso l’unico Dio creatore e padrone dell’universo. Se poi il popolo ebreo non era eletto allora il suo Dio era all’incirca come gli altri dei, oppure era eletto ed allora quale Dio era se era così ingabbiato?.
Il vero monoteismo per uso politico universale è quello cristiano, adattabile a qualsiasi uomo questi, in quanto tale, ha bisogno di una risposta alle sue paure.
In fondo non è giusto criticare la scarsa capacità del pensiero latino nella lentezza nel capire come approfittare del nuovo sistema politico, qualcuno aveva capito, però sul trono dell’impero non vi era chi avesse il coraggio, la capacità ed il decisionismo di compiere il salto qualitativo.
Vedendo come Donato, ossia Cartagine, per le sue intuizioni culturali stava per applicare politicamente il Cristianesimo, Costantino non mise indugio, cancellando le remore frenanti da anni al cambiamento, fece il salto.
Roma di nuovo contro Cartagine e vinse nuovamente Roma.
Occorreva un imperatore di origine il lirica con la sua cultura (prendere oggi tutto quello si può portar via) per avere il coraggio ed anche un po’ di spregiudicatezza .
Roma nella sua coerenza aveva sempre rubato, anche questa volta con lo stile del borseggio romano e con la tempestività albanese in pochi mesi scippò l’idea a Donato e abbracciò l’idea rivoluzionaria (per allora) del Cristianesimo.
Il povero Donato era un semita e pertanto aveva capito maggiormente il valore della religione ma non era un statista politico. L’errore di Donato, ritenendo perfetto il Cristianesimo, fu di non cambiare alcunché e restò agganciato a questo, o forse non aveva il coraggio o non vi era il momento favorevole per cambiare. In effetti non si pensava di essere giunti al punto di personalizzare il Cristianesimo in quanto fino a quel momento nessuno aveva manifestato palesemente di volerlo usare.
Una organizzazione politica, uno stato, una nazione, un impero hanno per natura il destino di verificarsi che nel vertice di questi si sedimenta sempre persone alla ricerca di sbarcare il lunario, questo può essere di semplice routine o di valore galattico ma sempre lunario.
Gli sprovveduti desiderosi di impossessarsi di una organizzazione, a qualunque livello esso sia, non effettuano una scissione ma si appartano comunicando la lotta verso la disonestà e magnificando la propria onestà.
Donato per creare una forza politica dalla religione cristiana si mise contro il malcostume imperversante nella struttura gerarchica cristiana. In oltre duecento anni si era avuto il tempo per sedimentare nelle gerarchie qualcosa di non corretto.
Donato credeva, come tutti gli sprovveduti, fosse sufficiente innalzare il vessillo dell’onestà per cementare una aggregazione. In tal modo era anche involontariamente disonesto perché, se non esistono regole precise, anche la nuova gerarchia potrebbe divenire corrotta alla sua sommità come quella combattuta. Donato con il suo fallimento aveva dimostrato come dentro al Cristianesimo non vi era possibilità di crearsi una propria nicchia di sfruttamento dei popoli se non a livello personale come momento di ricerca nello sbarcare il lunario. Il Cristianesimo era di proprietà latina.
Ecco da dove sorge Maometto, non era solo attraverso il Cristianesimo che si poteva arrivare a sfruttare le possibilità politiche permesse con il monoteismo.
Maometto aveva capito, attraverso i suoi viaggi, come Roma senza eserciti continuava a dominare tutta l’area del Mediterraneo, e il monoteismo nei popoli semiti attecchiva con più facilità ed era più redditizio delle ormai sparute, ingombranti, odiate e costose legioni romane.
Non esistono profili precisi sulle capacità di Maometto ma dalle sue opere si possono trarre i segni delle sue alte doti.
Uomo pragmatista non si fa scrupolo di sposare la ricca vedova ebrea più anziana per cui lavorava come gestore commerciale, e trae consiglio, aiuto, ispirazione dalle due religioni monoteiste esistenti. Non le scredita, anzi si ispira e non rifiuta di attingere dal loro insegnamento e lo cita testualmente.
Sarà stato anche il momento e la facilità delle situazioni ma occorre riconoscere la sua abilità nel predicare la sua religione. Egli non voleva fare la fine di Donato, la religione era sua non da dividere con altri.
Egli non affermò mai di colloquiare con Dio, con pragmatismo disse di essere ispirato, istruito da un angelo. Non era come Abramo e Mosè che parlavano con Dio. Non era come Gesù che, pur essendo il figlio di Dio, dovette accompagnare la sua predicazione riempiendo di miracoli la zona dove predicava.
Maometto ebbe solo la convinzione di poter applicare il principio fatto emergere da Costantino nel Cristianesimo: il dominio mai con gli eserciti, la conquista dell’animo dell’uomo mai con la violenza fisica. Un modo introverso della visione politica.
Basta con gli eserciti, questi non sono in grado di fare degli schiavi, questi assoggettati solo perché vedono agitarsi una arma non saranno mai affidabili. Il vero schiavo è quello recante dentro il tarlo della sudditanza ed è gestito da chi, con atteggiamenti paternali, riesce a plagiarlo.
Gli schiavi ottenuti con le armi sono sempre un numero limitato, con il monoteismo possono essere moltitudine.
Non più paura dei popoli come moltitudine, anzi il numero come fronte della gloria del nuovo metodo di comando.
Maometto, aveva fretta, non aveva una cultura latina la quale considerava la depredazione una entità senza limiti perché era un suo diritto naturale, egli sicuramente era una persona onesta con spirito imprenditoriale.
Forse era la sua onestà a promuoverlo come uomo di fiducia della ricca vedova. La sua onestà e la sua indole imprenditoriale lo portavano a credere di possedere qualcosa perché conquistato. Ecco perché i popoli venivano conquistati e poi convertiti.
Una visione contraria in antitesi al potere latino-cristiano: prima i popoli si convertono e poi si sfruttano.
Tuttavia bisogna riconoscere la superiorità dei latini sui semiti, il Cristianesimo non può avere confini mentre gli eserciti islamici dovettero fermarsi a Poitier nel 723 (?) e alle porte di Vienna nel 1715 (?).
Quando il Cristianesimo volle scimmiottare il metodo islamico di adoperare la spada alla fine ha sempre fallito.
La spada come solo mezzo di minaccia è sempre un fallimento.

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