giovedì 24 aprile 2008

Passato sotto silenzio

Passato sotto silenzio.
Dalla metà di marzo del 2008 è successo qualcosa di non eclatante ma significativo. Da quel periodo ad oggi 24 aprile 2008 il dollaro americano è andato 8 volte sotto il valore del franco svizzero.
Questa barriera psicologica, che non dice alcunché in quanto è stato superato un confine invisibile, potrebbe essere una indicazione di quanto la moneta americana abbia perso in questi anni.
E’ il crollo di una società che doveva sviluppare e testimoniare come la multicultura fosse una ricchezza economica.
Questo è uno tra i più piccoli segnali di come la ricchezza virtuale, se non è accompagnata da una cultura solida e radicata, ma questa viene continuamente determinata da un modo di essere che continuamente sposta i suoi punti di riferimento, non possa sopravvivere.
Così inizia l’attuale periodo di sconvolgimento che vede, tra i mille segnali, il dollaro valere esattamente la metà della sterlina inglese che ha salvato la sua economia dalla trappola dell’euro.
Il dollaro e il franco svizzero viaggiano, per ora, appaiati con un rapporto di uno a cento con la moneta giapponese.
Moneta giapponese che non risente di sconvolgimenti perché la cultura di quel paese non è influenzata dal concetto maniacale della pietra filosofale.
Mentre l’euro grazie ad un tasso di sconto fuori del buon senso vuole arrivare al rapporto tre a cinque con il dollaro.
La ricchezza virtuale, resa istituzionale circa tre secoli or sono, incomincia forse a dimostrare delle crepe.
Il trattato Basilea 2 ha messo le premesse per il soffocamento della vitalità della banconota come simbolo.
L’ingordigia, non cercata ma imposta al sistema finanziaria, uccide la società attuale.
Qualcuno vuole programmare un olocausto dei popoli.

martedì 22 aprile 2008

Una piccola crepa

Una piccola crepa.
La lista “ABOLIAMO LE PROVINCE, MENO SPRECHI, MENO TASSE” può avere due aspetti. L’aspetto di un futuro reperto archeologico di un primo tentativo di sconvolgere il sistema politico derivante dall’illuminismo, oppure un impercettibile segnale di crepa nel sistema partitocratrico.
Il desiderio di sottrarre alla religione l’uso del carisma di rendere credibile il potere alla religione e consegnare tale carisma teoricamente al popolo, si è identificato, grazie all’Illuminismo, attraverso la forma democratica del voto.
Per potere coagulare il voto fu necessario creare delle correnti di pensiero formanti un veicolo portante per calamitare il consenso dei cittadini. Queste ideologie hanno lo scopo di illudere i simpatizzanti di inseguire un futuro migliore.
Ossia fingere di essere l’unico mezzo come creatore di benessere, il quale invece è creato dallo sviluppo tecnologico e dalla facile creazione dell’energia a basso costo.
Dietro alla facciata delle ideologie, già dalla loro iniziale apparizione, si è sempre nascosto un filone segreto per coinvolgere i cittadini verso una nuova forma di schiavitù sostituente quella creata dal potere teocratico.
La peculiarità delle ideologie è quella di condurre i popoli distruggendoli. Distruzione articolata da sempre in due grandi filoni che, per facilitare la loro identificazione, vengono ancora attualmente indicati con i termini obsoleti di destra e di sinistra.
La sinistra ha lo scopo di distruggere i popoli operando dall’interno di essi colpendo la cellula fondamentale della sopravvivenza umana e del suo sviluppo culturale rappresentata dalla famiglia.
L’operare della sinistra ha sempre seguito questo obbiettivo mascherandolo continuamente con operazioni di aspetto contenzioso economico, svolte in modo che non fornissero dei risultati positivi, se non quelli necessari affinché il cittadino diventasse un consumatore, e dal consumismo ne derivasse una incentivazione alla sua schiavitù di dipendenza.
La destra invece ha avuto lo scopo di creare un saliente aspetto di criminalità che si identificasse, attraverso gratuite e spettacolari eliminazioni di massa, in un durevole credibile imprimatur di aspetto delinquenziale verso l’umanità conferendo un marchio di colpevolezza a chiunque si dichiari difensore dei valori etnici dei popoli.
La natura umana della società si identifica sempre nei medesimi percorsi comportamentali. Il potere teocratico ed il potere illuminista pur arrivando da finti punti culturali diametralmente opposti, non perseguendo un comportamento etico, portano ad un solo punto di arrivo.
Il potere trova alla fine sempre la sua realizzazione e la giustificazione attraverso il consolidamento del privilegio che diventa la base e il fine di ogni posizione di prestigio.
Si determina in tal modo la creazione di una casta emblema e enclave di coloro che gestiscono il potere ed esercitano i privilegi.
Il potere sacrale formò alla fine del medioevo ed all’inizio dell’era moderna una classe individuata nella casta nobiliare. Il potere illuminista ha perseguito volontariamente o involontariamente la creazione di un'altra casta che si identifica non nella nobiltà del sangue ma attraverso l’appartenenza alla partitocrazia.
Nonostante i miliardi di libri, articoli, discorsi e interpretazioni l’ideologia non ha saputo creare una cultura che evitasse di ritornare al punto finale del potere trasformato in casta.
Il pensiero unico degli uomini divisi in classi, pensiero necessario ed indispensabile per dividere il popolo e creare delle forze centrifughe che hanno lo scopo di annullare il pensiero etico e culturale, dopo oltre duecento anni è ritornato a creare il male del punto di partenza.
Duecento anni inutilmente persi.
Nelle votazioni del 2008 i voti sono passati da un campo all’altro con una disinvoltura ed un volume di massa eccezionale, segno dello sconforto determinato dalla presa di coscienza che si ritorna alla lotta non tra classi ma tra popolo e casta dei dominatori. .
La lista “ABOLIAMO LE PROVINCE, MENO SPRECHI, MENO TASSE” è la prima che si è schierata senza compromessi, senza ammiccamenti contro la casta della partitocrazia.
Certamente la lista è molto antesignana ma ha creato una premessa.
Il piccolo seme ha lo scopo di determinare la presa di conoscenza che dopo il fallimento del potere millenario derivante dalla religione, e del potere derivante dal pensiero illuminista creato negli ultimi due secoli, occorre percorrere una nuova strada.
La strada della gestione del governo pubblico non deve passare attraverso considerazioni di pensiero, ma devono passare attraverso l’etica.
Senza di questa il sistema, specialmente in questo periodo dove la tecnica ha velocizzato i passaggi degli svolgimenti umani, va incontro ad una rovina culturale di dimensioni bibliche.
Due grandi strade si ergono di fronte al popolo che vede crollare le sue basi comportamentali.
O si segue la via segnata dal piccolissimo ed invisibile segno segnato dalla lista “ABOLIAMO LE PROVINCE, MENO SPRECHI, MENO TASSE” che attraverso un semplice messaggio vuole aprire un cenno culturale sulla situazione della gestione del bene pubblico.
Oppure il sistema continua e si arriva al momento dove attraverso metodi violenti si cercherà una nuova strada .
Non esiste una terza via.
O si risolve pacificamente dall’interno o in modo cruento dall’esterno.