giovedì 18 ottobre 2007

IL VOTO


I nuovi aspiranti dominatori dal 1726 (anno di fondazione della carta moneta ossia della tangibilità del potere del nuovo dio denaro), non osando prendere il potere da soli, inventarono il concetto che il popolo ha il diritto naturale di omologare il potere.
In tale modo conservano la tradizione secondo cui il potere deve arrivare da qualche parte, e senza imprimatur non è credibile.
Gli Stati formatesi negli ultimi 150 anni tendono, per essere credibili, di avere il potere attraverso il voto del popolo.
Prima votava una parte del popolo, poi con l’aumento del condizionamento venne allargato in modo cauto il numero dei votanti, infine si è arrivato a dare il voto anche alle donne.
La forza del condizionamento del popolo era così forte da non correre alcun rischio nel concedere il voto alle donne, pur essendo queste per indole (e fortuna) pragmatiste.
Il secolo ventesimo è divenuto il trionfo del voto al popolo.
La massima della democrazia del secolo passato fu : “ Vota chi voi tanto puoi votare solo chi è candidato da noi “.
Ai popoli che erano più facilmente abbindolabili fu conservato a lungo il sistema di voto con preferenza (detto in gergo proporzionale ).
Attualmente, per non incorrere in pericolo che al potere arrivino persone non aggiogate, si è rivolti universalmente verso la votazione fissa senza scelta (detta in gergo maggioritario).
Come ultima ratio si è stabilito che il voto deve essere su liste bloccate.
In tale modo il potere legislativo non viene inquinato sia da parte di chi deve far finta di essere la maggioranza e sia da chi deve far finta di essere alla opposizione.
La conduzione di uno Stato deve essere bilanciata e pertanto sono indispensabili sia la maggioranza e sia la minoranza per due ragioni.
La prima è che l’opposizione serve a raccogliere gli sfoghi (e perciò annullarli) di chi è contrario al potere del momento.
La seconda è che purtroppo si deve comandare con gli uomini (anche se condizionati) che si hanno a disposizione e spesso l’incapacità gestionale di un gruppo al potere porta lo Stato fuori degli schemi prestabiliti. Allora è necessario far vincere l’opposizione per riportare lo Stato nella via che era stata decisa di percorrere.
Ecco perché le dittature non vanno bene, perché vanno sempre diritte ed una piccola deviazione originale porta, con il passare del tempo, il tutto fuori dalla meta prefissa dal potere.
Le dittature sono dannose perché portano ad una possibile esasperazione il popolo, in quanto questo si trova alla disperazione perché non gli si fornisce l’illusione della esistenza della opposizione. La disperazione (mancanza di visione del futuro) da l’alibi al popolo di ribellarsi, e questo è male, il popolo deve dimenticare la sua possibilità di rivoltarsi e deve essere condizionato alla sopportazione.
Il popolo deve essere condizionato a considerare inevitabile il modo di governare. Il voto deve essere l’unico segno di reazione al sistema. Aspetta al potere metterlo in condizione di non accorgersi di essere nato per vivere schiavo.

Nessun commento:

Posta un commento

commenti