lunedì 8 ottobre 2007

PROPOSTA DI LEGGE ELETTORALE


La legge elettorale che è stata applicata nelle votazioni politiche del 2006 presenta alcuni difetti con dei risvolti politici.
Le fondamenta di questa legge sono due. La prima determina come i parlamentari o i senatori nel momento in cui non sono in grado di ottemperare al suo compito per decesso o dimissioni, possono venire sostituiti da un altro candidato. Pertanto i partiti non sono più ricattabili dai propri parlamentari in quanto con la legge passata, per oltre l’80% dei medesimi, per la loro sostituzione occorreva ricorrere alle votazioni.
La seconda è l’obbligatorietà per le forze politiche di aggregarsi in quanto l’affermazione ed il conseguente premio di maggioranza si ottiene raccogliendo il maggior numero di consensi. Questo determina, per la coalizione vincente se la vittoria è risicata, che le varie componenti della coalizione si ritengono essere state determinanti per la vittoria. Minore è lo scarto e maggiore è la presunzione di ciascuna lista. Questa convinzione determina la non facile mediazione nella suddivisione del potere tra le forze vincenti.
Comunque come già si verificava nella legge precedente le forze politiche sono obbligate a coalizzarsi.
Rimane solo la possibilità che i poteri forti che tirano le file di determinare situazioni per cui la differenza tra i due schieramenti sia minima in modo che i partitini al governo siano sempre ricattabili con la minaccia di ritornare alle urne e con la paura di non riuscire a riconquistare la maggioranza.
Occorre una nuova legge elettorale in grado di determinare sempre un premio alla lista vincente per rafforzarla nella gestione del potere.
Per evitare la litigiosità sarebbe auspicabile che le forze politiche si presentassero con un solo simbolo senza alcuna formula di coalizione conseguentemente il vincente risulterebbe essere un solo partito.
La legge elettorale dovrebbe essere congeniata in modo che ai partiti, maggiormente hanno dei voti, maggiore in modo progressivo risulta l’assegnazione dei seggi.
Nel contempo invece per le liste minori sia difficile con basse percentuali avere molte assegnazioni di seggi, in tal modo per queste liste vi sia solo la garanzia di avere rappresentanze di tribuna ma non riescano ad essere determinanti.
Questo sistema creerebbe la sparizione dei parti minori e la necessità del formarsene di grossi.
Il concetto della legge determina che con l’aumentare dei voti diminuisce il numero di voti necessari per ottenere un seggio. Pertanto il premio di maggioranza è inserito nel medesimo partito. Per il cittadino il voto non serve solamente a far raggiungere la vittoria al simbolo a cui conferisce la propria fiducia ma contemporaneamente è un aiuto a rendere i voti del proprio partito più proficui come valore nell’assegnazione dei seggi.
In tal modo non esiste più il premio di maggioranza ma sotto un certo aspetto viene conferito da ciascun voto, che assume sempre maggior valore col procedere dell’aumento del numero dei consensi alla lista.
Tale sistema si ottiene applicando sempre il proporzionale ma con il sistema d’Hont. Tale metodo di calcolo è da sempre applicato nella distribuzione dei seggi nelle votazioni comunali e in quelle provinciali.
Il sistema consiste nel prendere i voti assegnati ad ogni simbolo e vanno divisi per i numeri progressivi cardinali fino al raggiungimento del numero dei seggi da allegare. Ogni singola divisione comporta un quoziente.
Si mettono i quoziente di tutte le liste per ordine decrescente partendo da quello maggiore, e si conteggiano i primi divisori pari al numero dei seggi da attribuire. Si stabilisce a quale lista appartengono i divisori ed alla medesima vengono assegnati i seggi. Praticamente l’assegnazione si identifica entro certi limiti al sistema proporzionale.
La caratteristica consiste nell’adoperare nelle divisioni i numeri primi cardinali.
La nuova legge elettorale dovrebbe applicare questo sistema a livello nazionale sommando, (come si è fatto con la legge attuale) tutti i voti validi ottenuti da ciascuna lista.
Per premiare maggiormente le liste con un maggior numero di voti si dovrebbe usare nelle divisioni non i numeri cardinali progressivi ma dei numeri che tra il precedente ed il successivo vi sia, procedendo, una diminuzione dei valori fino a divenire differenze decimali. In tal modo mentre per i primi divisori vi sono delle differenze considerevoli, procedendo tra un divisore ed un altro, diminuisce la differenza.
In concreto si ha che maggiormente si hanno dei voti più si facilita l’assegnazione dei parlamentari in quanto il numero dei voti necessari per ottenere un seggio diminuisce con l’aumentare del numero dei voti ricevuti dalla lista. Conseguentemente se due liste si uniscono sotto un solo simbolo la somma dei loro voti determina un numero di seggi assegnati decisamente superiore alla somma dei seggi che avrebbero avuto se si fossero presentate singolarmente.
Questo determina la fusione dei partiti sotto un solo simbolo e conseguentemente la fine di tutti i partiti.
In questa legge esiste il problema che se proliferano le liste con bassa percentuale di voti può risultare che la lista maggioritaria venga ad assumere un numero elevato di seggi. Allo scopo è necessario stabilire un massimale oltre il quale una lista non può ottenere dei seggi anche se eventualmente lo superasse con i calcoli del proporzionale puro come viene applicato con la ultima legge elettorale.
Si è pensato che il massimale di seggi da assegnare ad una sola lista per una Camera di 630 deputati sia, in caso ottimale, di 374seggi ( 59,35%)
Con questa legge diventa assurdo continuare con i piccoli partiti in quanto per ottenere pochi deputati occorrono molti voti che invece aggiunti ad una lista con alte percentuali determinerebbero un numero di seggi decisamente superiore.

I divisori fino al numero progressivo 120 si ottengono con la formula

N x ( 5,02 - N x 0,02 )

oltre il numero progressivo 120 i divisori si ottengono con la formula

314,40 + ( N – 120) x 0,2

Con questa legge i partiti sono obbligasti a coalizzarsi insieme sotto un solo simbolo. In tale modo i partii piccoli che perseguono solamente un raccattamento di voti per scovare qualsiasi sfumatura politica sono destinati a sparire.
Diventa difficile con un solo simbolo le ammucchiate eterogenee e conseguentemente i partiti spariranno e con loro tutte le sfumature ideologiche che attualmente occupano tutto lo spazio politico elettorale.
Potranno sorgere solo partiti o movimenti che abbiano un argomento rivoluzionario ( non nel senso comune della vocabolo) ma rivoluzionario perché fautore di libertà dei cittadini dallo sfruttamento del sistema del governo globale attualmente in atto.

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