venerdì 7 novembre 2008

Parte terza COSTANTINO IL GRANDE


Nel 300 d. C. Roma aveva 79 legioni con oltre 900.000 soldati.
Il mantenimento dell’esercito creava dei problemi economici, in quanto il medesimo assorbiva quasi totalmente la ricchezza prodotta con il suo compito di conquista, di difesa dell’impero e di sottomissione dei popoli sfruttati. Inoltre gli eserciti, non erano più controllati culturalmente in quanto i soldati non appartenevano etnicamente al popolo che li aveva arruolati, diventavano fonte di potere.
Numerosi imperatori vennero imposti dagli eserciti, perché essi erano consapevoli della loro forza, non più gestita in nome di altri ma in nome proprio.
Il pensiero latino aveva un grande bagaglio culturale; l’abilità di sintesi e di lungimiranza vennero messi a frutto per risolvere il problema.
L’impero romano era nato dalla cultura dello sfruttamento creato sia con la forza sia con la mediazione dialettica. Roma, per un destino segnato nel suo dna, ha il compito di vivere di sfruttamento. Si capisce la grandezza della cultura latina da come veniva risolto il problema dello sfruttamento dei popoli.
Roma aveva l’abilità nel mediare con altri popoli per il dominio, ma grazie alla grandezza della cultura latina, riuscì a mediare anche al suo interno e risolvere il problema dello sfruttamento degli altri con nuovi mezzi.
L’aiuto venne dalla Religione combattuta dal potere romano.
Il Cristianesimo con il suo affermare come siamo tutti figli di Dio, e conseguentemente fratelli ed uguali, aveva creato problemi sulla legittimità della schiavitù.
Ma nella lungimiranza dei primi predicatori del Cristianesimo si era evidenziato ed ampliato il concetto del perdono. Non si poteva dichiarare il concetto di libertà e la non liceità dello schiavismo in quanto figli di Dio e portare i fedeli alla esasperazione. La esasperazione portava alla ribellione armata e si faceva la fine di Spartaco.
I primi predicatori cristiani dovettero rispolverare ed enfatizzare il concetto del perdono e dell’accettazione della prevaricazione, perdono predicato da Gesù per salvare il popolo ebreo. Gesù aveva predicato il perdono perché aveva capito come l’intransigenza e la negazione della mediazione (parente del perdono) avrebbero portato il popolo ebreo alla sua sconfitta totale. Egli intuì come l’intransigenza totale avrebbe disperso gli ebrei. Ma tale predicazione aveva un altro scopo ed un altro significato per come fu usata a Roma.
I primi pastori cristiani per mantenere calmi i propri fedeli e non spingerli ad un inutile genocidio dovettero valorizzare il concetto del perdono in modo da trattenere le giuste aspirazioni dei fedeli di sentirsi tutti uguali Gli evangelizzatori grazie a questa grande filosofia riuscirono a portare in avanti questa meravigliosa. religione. Essi dimostrarono come si può tenere a freno la popolazione non con le armi e con la forza ma immettendo il concetto etico della coscienza in ogni uomo. Questa coscienza insita a combattere la prevaricazione (in quanto questo sta scritto nel dna dell’uomo), condizionata a perdonare in nome di un mondo futuro e felice in cui si sarebbero abolite le ingiustizie. Nel 312 Costantino attraverso una solita guerra tra eserciti romani riuscì a farsi eleggere imperatore di Roma. Egli fu poi chiamato giustamente il Grande. Costantino capì come con gli eserciti non si sarebbe più mantenuto l’impero di Roma. Le legioni, simbolo del potere della prevaricazione invincibile del potere latino, erano diventate troppo costose, creatrici di odio verso l’impero e si erano ridotte a combattersi in una lotta di bande armate per permettere ai loro capi di raggiungere il trono imperiale.
I popoli non si dovevano mantenere sottomessi con le armi ma essi stessi dovevano imporsi la schiavitù con il sistema denominato “ fai da te“.
La potenza del Cristianesimo fu capita da Costantino, gli uomini dovevano avere la coscienza di cercare un mondo senza prevaricazioni, dovevano saper perdonare capendo come le ingiustizie erano solo una componente del grande disegno di Dio. L’imperatore diventava legittimo collettore finale della ricchezza di tutti i popoli non perché depositario della forza ma perché Roma era depositaria del verbo del Dio della pace. Se si riusciva ad indottrinare con il Cristianesimo tutti i popoli dell’impero ed oltre non vi sarebbe stato necessità degli eserciti ma solo predicatori. Ogni uomo sarebbe diventato soldato di guardia verso se stesso nel difendere il giusto potere di Roma. Potere non basato sulle spade ma sulla parola (i latini di parole ne avevano tante e sapevano usarle).
Era più facile per il potere arruolare persone eloquenti invece di assassini. Inoltre i predicatori non sarebbero mai stati un pericolo, perché privi di eserciti non avrebbero avuto la capacità di invadere Roma.
Era sufficiente espellerli è negargli il carisma di apportatori della parola.
Costantino aveva letto e capito il Vangelo di San Giovanni che inizia con “ In principio era la parola”.
Ecco il sogno di Costantino, poi avveratosi ed esistente ai nostri giorni, Roma centro del mondo come raccoglitrice di potere e delle ricchezze derivate dallo sfruttamento.
Costantino il Grande, con decisione manageriale, nel 313 attraverso l’editto di Milano, conosciuto come tale mentre invece era stato solo una informativa a tutti i prefetti, dichiarò il Cristianesimo religione dell’impero e si accinse a mettere ordine nel Cristianesimo dove non tutti collimavano nella predicazione. Convocò il concilio di Nicea (325 d.C.) per stabilire un congresso per fornire le linee della predicazione in modo da dare centralismo alla religione.
In quel periodo vi era un religioso “ Ario “ il quale sosteneva l’umanità di Gesù essendo questi non figlio di Dio.
Costantino nel concilio di Nicea fece condannare tale predicazione diffusa tra i fedeli. Trovata una religione predicata da un Dio, si dichiarava che questo non lo era.
Costantino sapeva quanto è difficile convincere come un predicatore di una filosofia religiosa potesse essere Dio, ma era assurdo e antieconomico come una religione, possedendo questa meravigliosa prerogativa sostenuta da oltre 200 anni, volesse tornare indietro e trasformare il suo Dio in uomo. Con il Concilio di Nicea non permise lo spreco di questo bagaglio. Egli presiedette il Concilio senza mai prendere la parola, anche perché non era cristiano, (si fece battezzare in punto di morte). Costantino era adoratore del dio Mitra come tutta la nomenclatura romana, la religione cristiana sponsorizzata era per abbindolare il popolo, non per lui.
Il Cristianesimo permetteva di creare un nuovo metodo per poter continuare il dominio sull’impero romano, ai soldati armati si sostituivano i predicatori della nuova filosofia religiosa comportamentale.
Costantino fu l’iniziatore di questo trasformazione e a lui si deve se essa ebbe inizio in modo razionale.
Con il Concilio di Nicea si iniziò la evidenziazione del messaggio di perdono e di accettazione. Con questo nuovo modo di governare la ricchezza poteva defluire nuovamente verso Roma, non più padrona del corpo degli uomini ma padrona delle loro anime.
L’abilità di Costantino fu di non liquidare la religione del Dio Mitra. Egli capì l’impossibilità di togliere il potere ad una nomenclatura sacerdotale, questa comunque aveva legittimato il potere imperiale di Roma nella veste del suo imperatore, dandogli il carisma di divinità.
Al di là dell’intuizione di sfruttare i popoli e condurli, Costantino si rivelò un grande per come riuscì a conglobare la religione del Dio Mitra e convincere la casta sacerdotale a non ribellarsi al cambiamento necessario. Egli riuscì a far comprendere alla classe sacerdotale di Mitra come la religione doveva abbandonare il suo compito di collocarsi tra la gente come momento di vita, ma doveva assumere il compito di coinvolgere, modellare, creare e sostenere la politica come potere. Ne era esempio la religione ebrea, che formava un popolo attraverso l’immersione totale degli uomini in una visione avvolgente della vita.
Per poter accelerare i tempi e affinché il progetto fosse istradato stabilmente, con il minor numero di intralci, riuscì a fondere le due religioni: la Cristiana e quella Mitraica. Egli fu il grande mediatore tra le due caste sacerdotali.
Il processo di fusione fu il frutto della sintesi della cultura latina creata nella scuola del pensiero romano.
Per primo fece accettare ai sacerdoti del dio Mitra la necessità di una sola religione con un solo Dio per gestire i popoli. Un solo Dio perché anche uno solo era l’impero romano, ed uno solo doveva essere il centro di sfruttamento, la centralità di Roma ed il suo destino di comando dovevano essere eterni.
Il Cristianesimo aveva questa caratteristica di monoteismo, solo questa religione aveva in se quei segni di intolleranza totale verso qualsiasi altra forma di divinità. Tutte le altre religioni sul mercato romano invece si combattevano tra loro magnificando ciascuna i propri Dei, ma nessuna era drasticamente contro tutte le altre divinità.
In fondo ogni casta sacerdotale aveva una più o meno velata tolleranza verso gli altri, la mediazione romana aveva influenzato anche le religioni. La sopravvivenza della centinaia di fedi nell’impero romano erano improntate sul vivi e lascia vivere.
Costantino voleva valorizzare il concetto del verbo cristiano di saper perdonare, egli stabilì la conservazione del Dio cristiano; non solo ma conservare la divinità del suo predicatore in quanto Figlio di Dio.
Il dio Mitra rappresentava il Sole, e pertanto già aveva in se i germi dell’unicità. Tale Dio era considerato abitante delle caverne dei monti, le fiere e specialmente i pipistrelli frequentatori delle grotte erano considerati sacri. Il Dio cristiano non aveva questi ridicoli orpelli.
Tutta la dialettica cristiana ebbe il sopravvento anche perché la fede cristiana era entrata nell’immaginario del popolo.
E’ lungimiranza politica, quando un popolo abbraccia una fede od un pensiero questo deve essere assorbito dai dominanti ed usato per conservare il potere fino a quando il popolo non si accorga di essere nuovamente abbindolato. Il disegno di Costantino era di mantenere il popolo in una religione, non permettergli di deviare perché il cambiamento di fede in una religione od in un pensiero determina sempre dei sconvolgimenti nel sistema di sfruttamento dei popoli.
Praticamente la casta sacerdotale mitrea assorbì in pieno la cultura cristiana ma ebbe delle controparti.
In primo Costantino, iniziato ai misteri del Dio Mitra, si fidava maggiormente della casta sacerdotale mitrea, pertanto la struttura gerarchica della chiesa cristiana assorbì tutte le gerarchie della religione mitrea.
Titoli, divisioni territoriali, chiese, paramenti sacri, capelli, mitra si sarebbero usati quelli del Dio Mitra. L’esteriorità fu presa tal quale dal Dio Mitra, il simbolo della religione fu quello della croce come sanzionato dal Concilio di Nicea. Persino il titolo di pontifex maximus di pertinenza all’imperatore, in quanto capo della religione mitrea, venne accettato dai cristiani.
La religione cristiana essendo una religione tollerata, nascosta, perseguitata e non avendo mai gestito il potere, non aveva luoghi di culto decenti ed allora furono usati i mitrei come chiese. Infatti tutte le chiese costruite nei secoli successivi hanno il fondo curvo a modo di caverna, perché la caverna era il luogo sacro al mitraismo.
La religione Cristiana e quella Mitrea, essendo tutte due originarie dall’oriente avevano molti punti in comune; ad esempio l’immortalità dell’anima ed i riti con il pane ed il vino. Nei riti mitrei vi era anche la carne e l’acqua, ma la carne venne abolita in quanto nella celebrazione si usò il rito cristiano dove la carne ed il sangue sono gia creati per transustanziazione. I cristiani accettarono l’uso dell’acqua come facente parte del rito anche se in piccola quantità e come atto di minimizzazione fu adoperata essenzialmente come lavacro.
Vi fu un accordo per le festività religiose.
Si accettò, anche per venire incontro al popolo, di usare la settimana come frazionamento del computo del tempo e come scadenziario del giorno festivo.
Il giorno festivo doveva avere lo scopo principale per permettere la predicazione del clero predisposto affinché costantemente fosse mantenuta la religiosità del popolo. La predicazione settimanale aveva lo scopo di allontanare eventuali deviazione religiose in quanto le medesime sono sempre foriere di cambiamenti politici.
Il concetto era che se gli uomini diventano guardiani di se stessi sostituendosi alle legioni romane, dovevano come tutti i soldati compiere un allenamento. Il giorno festivo doveva diventare il periodo in cui la classe predisposta alla predicazione avrebbe allenato culturalmente i nuovi schiavi.
In cambio della scadenza settimanale delle feste secondo la Chiesa Cristiana furono accettati i nomi dei pianeti per indicare il nome dei giorni, rispettando così i cicli iniziatici dei fedeli del Dio Mitra, infatti essi avvenivano secondo setti gradi corrispondenti ai pianeti.
I cristiani, in ossequio alla Bibbia, festeggiavano il Dio al sabato, nell’accordo fu stabilito di usare come festa la domenica in quanto è il giorno sacro al dio Sole (Sunday il giorno del sole). Per i cristiani, avendo imposto il loro Dio e la magicità del loro rito, era giusto accettare le cose secondarie ed i rituali esterni fossero conservati quelli del dio Mitra.
I patti sono stati mantenuti nei secoli. Mille anni dopo si costruivano le abbazie con i fregi esterni raffiguranti pipistrelli sacri al dio Mitra. Ancora una volta si verifica la grandezza della mediazione latina, specialmente quando gli intenti finali sono concomitanti: lo sfruttamento del popolo.
Furono stabilite due feste principali una estiva ed una invernale. Nel pieno dell’ estate vi era già la festa dell’imperatore, agosto era il mese dedicato all’imperatore Augusto con la festa al giorno 15, due giorni dopo il 13 giorno dedicato a Diana e festa di tutti gli schiavi. Il ferragosto era la festa di libertà di tutti gli schiavi. Ecco perché i latini, per ragioni genetiche, sono molto sensibili a questa festa.
Le due feste principali furono divise equamente tra le due religioni: Per la festa della nascita del Dio si scelse la data della nascita del Dio Sole. La religione del Dio Mitra aveva assorbito la festa celtica del 25 dicembre.
I sacerdoti antichi erano versatili in astronomia. Questo era necessario perché lo studio delle stelle permetteva di individuare i periodi stagionali per stabilire i tempi per la lavorazione della terra.
L’inverno è la stagione considerata più deleteria, il maggior nemico è il freddo che aumenta causa al diminuire del tempo di esposizione del sole all’orizzonte.
Al solstizio di inverno (21 dicembre) i sacerdoti druidi avvertivano le popolazioni del termine del periodo in cui il sole sorgeva sempre più tardi. Davano 4 giorni di tempo per avvertire le popolazioni e al 25 di dicembre si festeggiava la rinascita del sole.
Ecco perché il 25 dicembre è considerato il giorno della nascita del Dio Sole. La seconda festa venne lasciata ai cristiani per festeggiare la risurrezione di Gesù dopo la sua morte. La resurrezione è una festa maggiore della nascita perché è il suggello della divinità di Gesù. Non Dio per consacrazione ma per motu proprio.
Questa festa era calcolata, secondo la cultura ebraica, sul computo del tempo secondo il moto lunare. Conseguentemente la Pasqua è sempre variabile rispetto al calendario solare dei romani. Fu conservato il calendario romano solare perché il tempo era considerato una funzione pubblica utile alla amministrazione dell’impero. I mesi conseguentemente continuarono ad avere le denominazioni precedenti ed a conservare il nome delle divinità a cui erano consacrati.
I Cristiani non si lamentarono perché nella trattativa non potevano ottenere di più. Costantino, consolidata la nuova religione cristiana, intervenne nelle dispute tecnico religiose affinché questo nuovo soggetto religioso non trascurasse il compito per cui era stato