venerdì 7 novembre 2008

Parte quarta DONATO E MAOMETTO


Uno dei primi effetti del nuovo cambiamento fu in seguito la persecuzione del Donatismo. Esso era una eresia articolata su Donato vescovo di Cartagine, egli riuscì a creare una chiesa con oltre 300 vescovi nell’Africa settentrionale. Dopo 500 anni Cartagine si ribellava a Roma grazie alla religione.
Il Donatismo assunse un aspetto religioso-poltico ed era sostenuto dai coloni e piccoli proprietari di terreni stufi dell’esosità delle tasse. Esso predicava come l’appartenenza al Cristianesimo non era motivo di salvezza, ma la sua efficacia derivava dalla dignità e dalla onestà del clero. Il Donatismo asseriva come i sacerdoti, per amministrare i sacramenti e presiedere alle funzioni, dovevano avere dignità ed onestà colpendo in tal modo nel cuore il Cristianesimo, questo aveva appena assunto il compito di condizionare il popolo allo sfruttamento e adesso si voleva imporre regole alla nomenclatura dirigenziale. Ecco perché il nuovo Cristianesimo romano dovette ricorrere alla persecuzione e Donato morì in esilio in Gallia. In questo si vede la grandezza della nuova conduzione politica del Cristianesimo, non fu ucciso per non farne un martire.
Costantino inserì la nuova Chiesa Cristiana nella struttura politica-amministrativa dell’impero, attribuì giurisdizione penale e civile ai vescovi.
Esempio, Sant’Agostino, di stirpe nobile romana educato a Roma, fu inviato come governatore nell’Italia settentrionale. Nel 374 si adoperò per sedare i tumulti scoppiati a Milano per la successione del vescovo Ausenzio filoariano. L’opera di Sant’Agostino fu apprezzata e dietro la spinta popolare si decise di nominarlo vescovo, egli accetto l’incarico, dopo essere stato battezzato in quanto non era cristiano. Nel nuovo incarico riuscì a debellare l’eresia ariana nell’Italia settentrionale e condannò il pericolo del Donatismo.
Alcuni sacerdoti del dio Mitra non accettarono la fusione con il Cristianesimo, nel 377 iniziò contro di loro la persecuzione e, per opera del prefetto cristiano di Roma, fu distrutto l’ultimo tempio mitreo.
Vi era ancora qualche gruppo professante il politeismo ma in seguito, nel secondo Concilio di Nicea si riconobbe la legittimità della venerazione delle immagini, contro gli antichi dettami ebraici e protocristiani, ed il politeismo cessò.
L’intuizione di Costantino circa le prospettive di dominio sui popoli attraverso il Cristianesimo ebbe sempre maggior consenso. Il Donatismo fu l’esempio di come Cartagine cercasse di riscattarsi dopo secoli adoperando la religione monoteista, lo sbaglio di questo movimento fu di restare nel sistema; fu facile, attraverso l’assemblearismo dei concili, condannare Donato. Egli pensò che, essendo il Dio unico, non si poteva creare una altra confessione ed allora bisognava restare nel sistema e non riuscì a salvarsi. Questo dimostrò il non poter uscire dagli schemi.
Il sistema era unico come il Dio, non si poteva creare una alternativa al potere centrale per gestire la nuova religione monoteista. A Donato dispiaceva staccarsi da questa religione predicante il perdono alle prevaricazione comprese quelle del potere.
Il marchingenio era perfetto, se si usava il monoteismo fautore del perdono bisognava transitare dal Cristianesimo e il brevetto del sistema era in mano a Roma, questa grazie Cristianesimo continuava a comandare, l’impero sopravviveva facilitando i commerci immensi svolti nelle terre gravitanti sul Mediterraneo anche se distanti centinaia di miglia dalle coste.
La città eterna permettendo tali operazioni commerciali traeva in modi ed in sistemi svariati ricchezze enormi.
Si dice siano i semiti i migliori commercianti, ai loro albori avevano invaso la terra dei Sumeri e da questi impararono l’arte del commercio. I Sumeri sono stati i primi al mondo ad inventare le lettere di vetture e le cambiali di debito come riportano le loro famose tavolette di creta
Vi fu un semita (Maometto), egli da giovane faceva l’uomo di fiducia di una vedova ebrea facoltosa in quanto aveva ereditato dal marito una prospera forma di commercio. Sposata la vedova, Maometto, si dedicò al commercio e fu artefice di una grande rivoluzione.
Egli fece numerosi viaggi commerciali, grazie ai quali venne in contatto col Cristianesimo e comprese come, attraverso una religione, Roma continuava a condizionare il mondo senza avere eserciti o terre occupate. Tutti coloro che creavano o governavano regni o domini, ad un certo punto, dovevano fare i conti con il brevetto romano : il Cristianesimo.
L’arte del buon governo si poteva svolgere meglio se il popolo da sfruttare abbracciava il Cristianesimo. Maometto capì l’importanza del monoteismo, questo in mano agli ebrei non aveva dato ottimi risultati invece, in mano a Roma, aveva risolto molti problemi. Maometto voleva distaccarsi dal potere tenuto dai popoli abitanti al nord del Mediterraneo, conservare il monoteismo ma non lasciarlo gestire ad altri. Attraverso esperienze teopatiche, iniziò il suo apostolato pubblico.
Egli intuì come la religione cristiana era dannosa ai popoli che la professavano, ed allora anche per essere maggiormente accettato dai popoli semiti predicò un comportamento meno remissivo di quello del Vangelo. Mentre il libro del Cristianesimo è stato scritto dai seguaci di Gesù, il libro sacro dell’Islam fu scritto direttamente su indicazioni di Maometto, Egli per far trionfare il suo credo, dovette combattere, era un imprenditore e come tale si sobbarcò il compito di diffondere il suo credo.
Gesù invece era fautore di una cultura esposta e non imposta.
I seguaci di Gesù, approfittando della tradizione orale, poterono sublimare questo meravigliosa predicazione. Maometto aveva capito: la passività del Cristianesimo sarebbe stato deleteria per i popoli. La violenza della Bibbia, anche se mitigata, appare nel Corano.
Il merito di Maometto fu di stabilire la fine del politeismo, il quale non è ottimale per la conduzione dei popoli; dimostrò di poter conservare il monoteismo anche cambiando la sua formula confessionale. Il concetto è: il Dio è unico; per farlo meglio accettare bisogna solo adattare la religione agli usi e costumi dei popoli.
L’Islam ebbe un grande sviluppo specialmente nel nord Africa, infatti il fermento di distaccarsi dei popoli del sud del Mediterraneo dal potere romano si era già presentato con il Donatismo, questa confessione con l’avvento dell’Islam sparì completamente nel 722.
Il Corano si avvicina maggiormente alla Bibbia nel dare ai popoli suoi fedeli una apertura alla difesa dalla prevaricazione.
Il Cristianesimo attraverso una onesta trascrizione dei Vangeli, quelli decretati non apocrifi, continuò a compiere il suo dovere per cui Costantino l’aveva tirato fuori dalle catacombe, doveva continuare a permettere a Roma di ricevere i frutti del lavoro dei credenti senza avere nessun mezzo violento per imporre le tasse.
Qualcuno si ribellava, ma finiva sempre però col toccare il credo religioso o la classe sacerdotale, e si giungeva a condanne esemplari. In seguito nel medioevo si era visto come i roghi (oltre ad essere uno spettacolo supplente le lotte nell’arene romane) erano un economico mezzo di dissuasione per le teste calde. Tra i popoli cristiani si assopiva nel loro dna il concetto della difesa, avere tutti come fratelli non permetteva sempre di combattere per la propria dignità: La prevaricazione trovava maggior spazio tra i cristiani, e in caso di guerra, la mancanza di spina dorsale, dava origine a carneficine.
I popoli del nord Europa erano formati da uomini con una cultura formatasi attraverso la lotta dura contro le avversità dell’ambiente. La loro sopravvivenza era legata ad un forte spirito combattivo. Per poter sfruttare questi popoli, Roma dovette inoltrare il Cristianesimo anche fra di loro. Dopo diversi secoli, anche in questi si inseriva la mentalità dell’accettazione passiva. Questa impostazione all’inizio non fu deleteria, portava ad un minor attrito all’interno delle comunità e tra i popoli, sul lungo periodo però portava alla ignavia nella difesa della propria cultura necessaria alla sopravvivenza .