venerdì 7 novembre 2008

Parte quinta LA RIFORMA


A causa di questo venne iniziata la predicazione della Riforma.
Martin Lutero si appropriò del fermento di rinnovamento che investiva la società, si giustificò ponendo in discussione la struttura della Chiesa, forme di culto, metodi di insegnamento, teorie politiche amministrative ed economiche sociali. In nome delle innovazioni, Martin Lutero iniziò una violenta polemica contro la struttura religiosa romana, essa nel continuare il potere dell’impero romano abusava della predicazione cristiana restando in linea con il concetto che: il potere deve rispondere solo a se stesso.
Il Protestantesimo, partito da una radicale revisione delle strutture del potere ecclesiastico, finì con l’accettare compromettenti alleanze politiche che lo condizionarono.
Martin Lutero capì che il monoteismo serviva per condurre i popoli e non poté rompere totalmente.
Il Cristianesimo, doveva continuare con il Dio unico, ma volle annullare il principio dell’accettazione supina della prevaricazione: Eccetto qualche forma rituale, la Riforma continuò con i medesimi ragionamenti religiosi ed impostazioni, ma al Vangelo venne sostituita la Bibbia, dalla rassegnazione del Vangelo si ritornò alla durezza della Bibbia
Il monoteismo nella Riforma rimase ma si cambiò il libro sacro da cui si traeva la forza di coesione della religione, si era capito come la volontà combattiva dell’uomo non doveva essere eliminata.
Liberati dall’anestesia del Cristianesimo romano i popoli del nord Europa ebbero libera la loro capacità culturale, economica e sociale. Conseguentemente la cultura determinata dal Protestantesimo portò ad un maggior sviluppo sociale dei popoli che abbracciarono la Riforma.
I popoli del Nord Africa e del Nord Europa si appoggiano su libri sacri (Bibbia e Corano) che permettono lo sviluppo dell’uomo mentre il Cristianesimo romano rimase sul Vangelo per assolvere il suo compito di agevolare lo sfruttamento, a costo praticamente nullo, degli uomini.
La volontà di Martin Lutero non era in effetti di cambiare la struttura gerarchica cristiana romana ed il suo comportamento; egli voleva cambiare lo spirito con cui il popolo si avvicina alla religione; altrimenti non vi è una spiegazione logica per il passaggio dal Vangelo alla Bibbia come libro principale sacro.
La Bibbia è più vicina all’indole della umana cultura, il concetto di giustizia è più comprensibile.
Il Vangelo, si intende la versione ufficiale, è esasperato, lascia perplessi e deve forzatamente essere interpretato da persone preparate. L’interpretazione del Vangelo permette di condizionare e di incanalare il momento politico nel periodo in cui viene predicato. Il Vangelo, nella Riforma, veniva posto in secondo piano perché Martin Lutero voleva l’insegnamento religioso basato sulla durezza della Bibbia La Bibbia venne lasciata alla lettura dei singoli mettendo così gli uomini, divenuti sacerdoti di se stessi, in condizione di essere liberi di interpretare la parola di Dio.
Il centralismo è deleterio esso permette ad una assemblea di riuscire ad espellere piccole parti dissenzienti di se stessa; in questo modo il potere rimane sempre in mano a pochi. Senza centralismo il Protestantesimo assunse diverse forme dette confessioni.
Questo fu un bene, perché il centralismo non fu lasciato ad un gruppo di uomini depositari del comando, il Dio monoteista fungeva da centralità.
Il politeismo era la possibilità di adorare più Dei, ossia di abbracciare culture comportamentali diverse. Il Protestantesimo riuscì a mantenere il medesimo Dio monoteista ma con il moltiplicarsi delle confessioni, involontariamente, permise il lato positivo del politeismo (accettazione di culture differenti).
Il Cristianesimo romano aveva supplito alla necessità di diversificazione con la creazione dei Santi e col permesso di porre immagini nelle chiese. Il Protestantesimo, forte della libertà nel permettere diversificazioni nelle confessioni, affinché la situazione non degenerasse, non permise la creazione di figure nelle chiese, anzi il non concedere il permesso di avere immagini creavano una scusante teologica della superiorità della Bibbia sul Vangelo (anche se il Vangelo non concede il permesso delle immagini).
Martin Lutero non voleva concedere eccessiva libertà alle innovazioni religiose, perché vi è sempre il pericolo di un ritorno, anche sotto forma virtuale, alla mentalità politeista; allora addio alla grande conquista politica del monoteismo.
Da questo si capisce lo sviluppo dei popoli professanti il Protestantesimo con l’abolizione del centralismo, perché questo porta sempre alla rovina perché conducendo a soggiacere ad un uomo o ad un gruppo di potere seguace delle teorie dell’impero romano. Queste teorie rappresentano il cercare il proprio interesse personale, non solo come potere economico, ma come sfrenatezza nel comportamento, controaltare ad una frustrazione maniacale.
Le Chiese cristiane, anteriori alla Riforma, continuarono nel loro dominio, e davano la loro protezione attraverso i Santi, gli Angeli. L’uomo professando il Cristianesimo Romano nel fondo del suo intimo conserva la sicurezza di sentirsi protetto come nel grembo materno. I Santi sono credibili perché, venendo dal popolo, sono oggetto di facile identificazione, inoltre la loro esistenza non può attentare all’unicità del Dio essendo egli non è di origine umana.
L’uomo cristiano romano, accetta la contemplazione della vita senza spremersi molto per difenderla con fatica e con violenza; il perdono (che assume l’aspetto dell’incoscienza) diventa valore per creare una società felice.
La violenza nella difesa contro la prevaricazione non serve, si disse “ i gigli dei campi non tessono eppure neanche Salomone aveva un abito così bianco“ (è vero che i gigli dei campi senza far nulla sono risplendenti, ma purtroppo solo pochi riescono a raggiungere il loro sviluppo di fronte a milioni di semi che muoiono).
Il buddismo, il scintoismo, l’induismo sono da considerarsi essenzialmente delle filosofie per il metodo comportamentale; le religioni nel mondo attualmente sono monoteiste.
A cosa servono le religioni?
Le religioni hanno avuto un grande valore strategico. L’unione fa la forza e più si è numerosi meglio si difende od è più facile depredare gli altri.
All’inizio vi erano gruppi di famiglie unite per vincoli di parentela e discendenti da un solo gruppo famigliare ormai estinto. Quando i vincoli di parentela andavano attenuandosi e potevano sorgere rivalità era necessario un collante per questa famiglie. Le famiglie hanno il collante del sangue ma i popoli no. La religione, la cui etimologia deriva dalla parola “religo “, ha il compito di tenere uniti e vivi gli usi ed i costumi di un gruppo di famiglie la cui unione può chiamarsi popolo. La religione tra le altre cose deve dare una impostazione culturale di usi e di costumi per rendere difficile l’accettazione delle usanze di altri gruppi (onde evitare allontanamenti dal popolo), la religione promuove se stessa con riti diversi e con feste in tempi differenti da quelli di altri popoli.
La religione deve dare modo di sopravvivere economicamente a coloro (il clero) che la predicano e deve essere differente da popolo a popolo per impedire le fughe verso centri con usi comportamentali diversi.
Ogni popolo ha il suo Dio, i Sumeri avevano capito ed applicato le regole La religione assunse in tutti i popoli il diritto di rappresentare oppure di legalizzare il potere. I Sumeri furono eccellenti, i capi regnavano in nome del Dio.
Certamente vi erano dei popoli aventi per varie ragioni i capi eletti dal popolo. Questa selezione in linea di massima metteva al comando gli uomini migliori e poteva fornire risultati eccellenti.
Roma fu guidata (dopo il periodo monarchico) per secoli dai consoli eletti in numero di due e duravano in carica un solo anno. I consoli si bilanciavano tra di loro, non avevano tempo di organizzarsi per rubare molto, dovevano comportarsi bene se volevano essere rieletti in anni successivi, dovevano avere altre entrate economiche non potendo contare su una lunga detenzione del potere.
Prima che questo sistema venisse debellato, Roma aveva creato un impero, in seguito non riuscì a mantenerlo avendo determinato i capi con altro metodi.
Il perfezionamento delle religioni fu, dopo il compito primario di tenere insieme il popolo, quello di aiutare nel dominio chi si assumeva il diritto e l’onere di sfruttare il popolo. .
I popoli si cementano anche perché l’aumento della popolazione e l’occupazione delle terre impedivano le uscite dal territorio a cui appartenevano ed era problematico stanziarsi nel territorio di un altro popolo.
Chi cercava di entrare nel territorio di un altro popolo in genere veniva rigettato, tra i popoli sorgevano confini non tracciati, non sempre ben definiti, comunque erano sempre rafforzamenti del contenimento di un popolo.
Le prime religioni ebbero una crisi, sorse il politeismo, ossia più divinità.
Ma se gli Dei erano più di uno, in un popolo, vi erano automaticamente più centri di potere.
Le religioni vanno bene per tenere uniti i popoli ma devono essere monoteistiche per dare unicità di comando.
Ecco perché fu necessario arrivare al monoteismo, oggi si predica sempre il medesimo Dio ma con sistemi, riti, usanze, metodi comportamentali, preghiere, interpretazioni, confessioni, libri sacri, iniziatori, nomi, festività, feste, esternazioni, priorità, castighi, premi, caste sacerdotali diverse.
Il sistema monoteista per condurre i popoli è insuperabile ma ad ogni popolo è conveniente essere imposto in modo un po’ diverso e con metodi personalizzati alla loro cultura, immaginazione e necessità razziali ed ambientali.
Senza religione non si sarebbe potuto condurre e sfruttare i popoli, senza religione i popoli non avrebbero potuto sopravvivere e non avrebbero fornito la base materiale per lo sviluppo culturale dell’umanità.