venerdì 19 ottobre 2007

GINEVRA





L’unità di Italia,compiuta dal Piemonte è tutta colpa di un soldato svizzero che dormiva con la spada.
Certamente l’unificazione italiana l’avrebbero costruita ugualmente, ma i Piemontesi sarebbero stati fuori dal giro, oggi avrebbero come capitale Ginevra.
Nel 1602 Carlo Emanuele I duca di Savoia, come avevano tentato i suoi predecessori, volle allargare il suo regno verso il nord e cercò di occupare Ginevra.
Mandò una spedizione di trecento uomini ai primi di dicembre verso Ginevra.
Questi montanari avevano il compito di avvicinarsi alla città senza farsi riconoscere. Era una operazione di commando.
I Piemontesi portavano con sé una scala per scavalcare le mura.
Tale operazione doveva avvenire nella notte di Santa Lucia in quanto secondo la tradizione è la più lunga dell’anno.
I Piemontesi arrivarono sotto le mura di Ginevra e grazie alla scala un piccolo gruppo si infilò nella città.
Le mura avevano un ingresso ricavato in una torre presieduta di notte da un corpo di guardia.
I Piemontesi entrati in città si infilarono nella torre dalla porta prospiciente all’abitato sorpresero le guardie e le uccisero.
Una di queste dormiva, armato di spada, al piano superiore a cui si arrivava attraverso una botola.
La porta verso l’esterno era di legno e di notte veniva chiusa.
Inoltre vi era una grata di ferro tenuta sollevata attraverso delle catene avvolte attorno ad un argano.
Tale grata in genere veniva sempre tenuta alzata.
Anche nella notte dell’attacco era alzata.
I Piemontesi appena entrati misero una mina vicino alla porta e la fecero saltare.
In tale modo la porta si sarebbe aperta ed i soldati che attendevano fuori avrebbero potuto entrare ed impadronirsi della città.
L’uomo armato che si trovava al piano superiore con la spada riuscì a tagliare le corde che fermavano l’argano azionante la porta in ferro e questa cadde ostruendo l’ingresso.
Lo scoppio della mina svegliò gli abitanti di Ginevra.
I Piemontesi erano fuori e non potevano entrare, allora decisero di servirsi dell’unica scala di cui erano provvisti ed era servita per fare entrare quei pochi uomini destinati ad occupare la torre dell’ingresso.
Non era facile far salire oltre trecento persone attraverso una scala, intanto i Ginevrini svegliatisi corsero alle armi, avevano un cannone e con questo spararono sul mucchio dei soldati Piemontesi che salivano sulle mura.
Quando il diavolo ci mette la coda: invece di colpire i soldati colpirono la scala e questa si ruppe.
Così i Ginevrini ebbero ragione dei pochi Piemontesi entrati in città e riuscirono a sventare l’attacco.
Così se l’uomo armato nella sala superiore nella torre fosse stato sveglio da basso per compiere il suo dovere, se un colpo di cannone tirato a caso non avesse rotto la scala, Ginevra sarebbe stata occupata, il duca di Savoia avrebbe rivolto il suo disegno di espansione verso il nord.
In seguito a questa disfatta casa Savoia decise di espandersi vero sud ed ora siamo tutti Italiani.
Il sogno di occupare Ginevra fu in seguito impossibile da realizzare: i suoi abitanti, impauriti, munirono la città di mura imponenti.
Questo sta a dimostrare come molte volte nella storia basta poco per modificare gli eventi.
Pietro Micca salvò il Piemonte dai Francesi, un soldato addormentato salvò l’Unità di Italia.
Vi sono stati altri casi ancora più eclatanti riguardanti il Piemonte, sono stati grossi come effetto, e piccoli come aspetto.
A Ginevra tutti i 12 dicembre si festeggia per lo scampato pericolo.
Non si capisce se il pericolo scampato era quello di essere conquistati dai Piemontesi o quello di fare parte in seguito dell’Italia.
I Ginevrini non lo vogliono dire. Applicano il segreto bancario anche alla politica.

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